Le mafie 3.0 si spartiscono il Lazio, Tirrito (Co.G.I.): “Aggiornare la lotta alla criminalità”
La portavoce del Comitato collaboratori di Giustizia: “Il compito dello Stato è quello di non fermarsi ai fantasmi del passato diventa un imperativo categorico per una nuova e più efficace lotta alla criminalità”
Roma – “Quello che è emerso oggi dal VI e VII Rapporto sulle mafie nel Lazio (leggi qui) rispecchia gli allarmi che abbiamo lanciato durante questo ultimo anno rispetto a una mafia sempre più cangiante che si infiltra in tutti i territori laziali differendosi e mimetizzandosi con il tessuto sociale, in ogni area geografica”.
A parlare è Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I. (Comitato collaboratori di Giustizia), che nel commentare il Rapporto presentato questa mattina alla Camera di Commercio di Roma, tiene accesi i riflettori sulla spartizione geografica del Lazio: “Abbiamo una forte emersione del fenomeno della ‘ndrina, che oramai prende possesso di una parte della regione lasciando la parte del basso Lazio a new entry campane, sempre più forti”.
“Vediamo una mafia che appalta e condivide con altre realtà mafiose, anche autoctone, quelli che sono i vari affari, dallo spaccio alla prostituzione, passando per l’ordine o il disordine territoriale. Ci troviamo davanti a una mafia pericolosa perché si impone non solo sul territorio geografico, ma anche in tutte le fasce sociali, compresi i minori, investendo tempo, energia ed economia, per tenersi lontano dai metodi di indagine delle Forze dell’Ordine, utilizzando sempre più social network e nuovi metodi di importazioni e di consegna. Siamo oramai davanti a una mafia 3.0 che ha ben capito come attirare a sé i giovani che rispetto alla criminalità di un tempo ha cambiato i suoi asset, ma non per questo è meno violenta. Il compito dello Stato, allora, è quello di non fermarsi ai fantasmi del passato diventa un imperativo categorico per una nuova e più efficace lotta alla criminalità”.
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