“Matrimonio” tra mafie tradizionali e autoctone: così i clan spadroneggiano sul litorale pontino
Tra clientelismo e violenza, la camorra arriva nell’Agro Pontino. Ma da Latina a Formia sopravvive grazie alla convivenza con le mafie autoctone
Latina – C’è anche un focus sui clan che operano nell’area sud del Lazio, in particolare sul litorale pontino, nel rapporto VI e VII sulle “Mafie nel Lazio” (leggi qui), presentato questa mattina alla Camera di Commercio di Roma. Un documento che, oltre soffermarsi sull’attività delle mafie nella Capitale (leggi qui) e nelle località balneari del litorale romano (leggi qui), parla di Latina come un “luogo di radicamento delle mafie tradizionali, ma ha sviluppato anche delle mafie autoctone: sono stati principalmente i collaboratori di giustizia a raccontare la storia criminale di Latina che sembrava nascosta, violando il codice di silenzio imposto dai clan”.
Come si evince, “caratteristica di sistemi criminali del capoluogo pontino è la relazione molto forte fra il mondo della criminalità organizzata di stampo mafioso e la borghesia criminale locale. Le due si alimentano a vicenda”. “Un racket diffuso – continua il rapporto – e parassitario, dove né avvocati, né imprenditori e né commercianti osano ribellarsi. Al massimo si chiede la mediazione di esponenti apicali delle mafie di Latina per recuperare il maltolto”.
Dal rapporto si evince anche che nel Lazio meridionale è ormai diffuso il fenomeno della Camorra, quest’ultima immischiata in numerose attività imprenditoriali. Queste possono essere o fittizie, quindi un semplice modo per riciclare denaro sporco, oppure possono essere dei luoghi di usura, come stabilito dalla Direzione distrettuale antimafia.
Scendendo nel particolare delle città, a Formia continua ad essere forte la famiglia Bardellino, mentre a Fondi si conferma l’importanza della famiglia D’Alterio e dei Casalesi: l’Agro Pontino, invece, è territorio di numerose mafie autoctone strutturate su base familiare. Il rapporto cita anche l’operazione “Requiem” riguardo l’arresto di “due pericolosi gruppi criminali dediti al narcotraffico ed alle estorsioni operativi nella città di Sora”.
I due clan, entrambi collegati alla camorra napoletana, avevano stabilito a Frosinone la propria base operativa: il traffico di droga rappresentava la fonte di denaro mentre la gestione delle pompe funebri il sistema di riciclaggio. Un fatto dal quale emerge un dato inquietante: tramite un accurato sistema clientelare, la camorra lazial-napoletana riesce a penetrare all’interno delle aree popolari, in cui domina la povertà. Come, d’altronde, la mafia fa sin dal principio. Non certo una novità, ma sicuramente un campanello d’allarme che ogni Istituzione non può certo continuare a ignorare.
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