Da Montecitorio Meloni avverte Bruxelles: “L’Italia farà sentire forte la sua voce in Ue”
L’Europa “è il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice. Non per frenare o sabotare l’integrazione europea, ma per contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia”
Roma – “Non mi sfuggono la curiosità e l’interesse per la postura che il Governo terrà verso le istituzioni europee. O ancora meglio, vorrei dire dentro le istituzioni europee. Perché è quello il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice. Non per frenare o sabotare l’integrazione europea, come ho sentito dire in queste settimane, ma per contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese”. E’ un passaggio del discorso di Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio, prima del voto di fiducia alla Camera.
“L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze. Stato fondatore dell’Unione Europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7 e ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori fondato sulla libertà, l’uguaglianza e la democrazia; frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico cristiane dell’Europa. Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell’intera Europa”, ha detto ancora nel suo lungo discorso.
“Noi non concepiamo l’Unione europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B, o peggio come una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine. L’Unione europea per noi è la casa comune dei popoli europei e come tale deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli. Penso agli accordi commerciali, certo, ma anche all’approvigionamento di materie prime e di energia, alle politiche migratorie, alle scelte geopolitiche, alla lotta al terrorismo”, ha aggiunto.
“Come è stato possibile che un processo di integrazione nato come Comunità del carbone e dell’acciaio nel 1950 si ritrovi a distanza di più di 70 anni -e dopo aver esteso a dismisura le materie di propria competenza- a non avere soluzioni efficaci proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime? Chi si pone questi interrogativi non è un nemico o un eretico, ma qualcuno che vuole contribuire a una integrazione europea più efficace nell’affrontare le grandi sfide che l’attendono, nel rispetto di quel motto fondativo che recita ‘Uniti nella diversità'”, ha affermato ancora.
“Perché -ha aggiunto la premier- è questa la grande peculiarità europea: Nazioni con storie millenarie, capaci di unirsi, portando ciascuna la propria identità come valore aggiunto. Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà le regole attualmente in vigore e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita”.
“Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà le regole attualmente in vigore e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. Per la sua forza e la sua storia l’Italia -ha concluso Meloni- ha il dovere, prima ancora che il diritto, di stare a testa alta in questi consessi internazionali. Con spirito costruttivo ma senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso è accaduto durante i Governi della sinistra, coniugando l’affermazione del nostro interesse nazionale con la consapevolezza di un destino comune europeo. E occidentale”.
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