Pronto soccorso del Cto chiuso di notte per “colpa” dei numeri della pandemia. E la gente fa la fila all’addiaccio
Cto, siamo al paradosso: i report del 2021 “impediscono” alla struttura di operare nel 2023. La denuncia della Uil Fpl
Roma – La questione dei Pronto soccorso nel quadrante dell’Eur è una cosa seria. Lo afferma con dati alla mano la Uil Fpl Lazio, che nei giorni scorsi ha pensato di scrivere una lettera formale al Direttore generale della Asl Rm2 lamentando la mancata offerta di prestazioni d’emergenza al pubblico su alcune strutture e il conseguente sovraffollamento di altre.
Un cortocircuito causato – a detta del sindacato – da un’errata lettura dei dati di flusso, che però si ripercuote in negativo sull’utenza, come sempre terminale involontario di ogni problema nel sistema della sanità pubblica.
Nello specifico, si è fatto presente come il pronto soccorso del Cto, il Centro traumatologico della Garbatella, eccellenza nel panorama romano, apra alle 8 del mattino per chiudere alle 20, con pazienti che arrivano a notte fonda e attendono fino alla mattina pur di essere visitati.
Altri invece si spostano verso il Sant’Eugenio, altro nosocomio di quadrante, intasando inevitabilmente il normale andamento del pronto soccorso stesso.
Ma cosa ha provocato la chiusura di un Pronto soccorso storicamente aperto 24 ore al giorno? La risposta è nei dati del 2021, anno in cui ancora la pandemia la faceva da padrona, e tra lockdown, restrizioni, ansia di contrarre il virus, minor traffico veicolare (per lo più concentrato nelle ore diurne) la statistica degli incidenti è diminuita drasticamente. Ma siamo nel 2023, e la popolazione è tornata alla (quasi) normalità, con conseguente aumento di tutte quelle tipologie di traumi, anche notturni, che necessitano del Cto.
“Il Centro Traumatologico della Garbatella – scrivono i sindacati alla Direzione della Asl Rm2 – deve tornare l’eccellenza che i romani hanno conosciuto, ed è compito delle istituzioni limitare al minimo i disservizi, favorendo tutte le condizioni per garantire l’ottimizzazione delle prestazioni sanitarie”. Tra queste, per inciso, ci sono anche la carenza di personale, la mancanza di operatori socio sanitari, e le condizioni di vita degli infermieri in ospedale. Ma questa è un’altra (brutta) storia…
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