Australian Open, Berrettini esce al primo turno: “Onore a un grande Murray”
Il romano sconfitto per 4 a 1 da un avversario che ha lottato contro se stesso, stupendo il pubblico
Un regale Sir Andy Murray ha giocato contro il tempo, contro il fisico e contro Matteo Berrettini, con un’anca di metallo e un ginocchio sbucciato nel quinto set. Ha giocato e ha vinto, forte di una testa da tennis come pochi, una partita già candidata ad essere tra le più belle del 2023.
“Braveheart” Murray ha chiuso 6-3 6-4 4-6 6-7(7) 7-6(6), ha salvato un match point e finito con una risposta corretta dal nastro. A Berrettini non sono bastati 31 ace e 72 colpi vincenti, né l’83% di punti vinti con la prima di servizio. Ha pesato il 43% di resa con la seconda, insieme ai 59 gratuiti contro i 34 dello scozzese.
Murray ha completato così la sua prima vittoria su un Top 20 in uno Slam dal successo su Kei Nishikori ai quarti del Roland Garros 2017. E si proietta verso un secondo turno contro Fabio Fognini o Thanasi Kokkinakis.
Murray sprint, Berrettini va sotto di due set
Berrettini intuisce subito che non sarà una giornata comoda. Già dal primo turno di battuta. Non gli basta un gran cambio di ritmo con il diritto, uno dei soli tre vincenti del set con il suo miglior fondamentale a rimbalzo, perché ne sbaglia altri tre e una poco credibile palla corta sulla palla break fa il resto.
Di fronte c’è un Murray di lusso, che nel primo set gli fa giocare più rovesci che diritti (52% contro 48%). La partita l’ha preparata benissimo, e la condizione gli consente di applicare il piano di gioco con costanza pari alla brillantezza. Il servizio è il suo jolly. Con una prima preludio a un diritto vincente, e il quarto ace della partita, salva due palle del contro-break. Con il quinto, poi, trasforma il set point. Se si entra nello scambio, poi, inchioda Berrettini sulla diagonale del rovescio con tutti i possibili usi creativi dei tagli in slice. Lo fa manovrare su palle basse, con poco o niente a cui appoggiarsi.
Nel primo set, Murray vince sette punti in più (31 contro 24), ed è doppiamente significativo il bilancio negli scambi brevi, finiti sotto i quattro colpi, che dovrebbero essere il terreno di caccia dell’azzurro, il barometro dell’efficacia del suo tennis esplosivo con servizio e diritto: 22 punti Murray, 9 Berrettini. Il numero 1 d’Italia vince 15 degli altri 24 punti nel match, ma gli scambi lunghi non sono abbastanza per annullare il vantaggio competitivo dello scozzese, che nel parziale infila tre vincenti in più e commette dieci gratuiti in meno.
Murray detta i tempi e dilata gli spazi, già dal servizio che nove volte su dieci gioca a uscire indifferentemente da destra e da sinistra. Fa sì che il campo di Berrettini sembri molto più largo del suo. Si spiega anche così il sorprendente passante diagonale stretto in corsa, controintuitivo dopo l’attacco un po’ morbido dell’azzurro dal centro verso sinistra, con cui firma il break anche in avvio di secondo set.
Il cinquantesimo confronto fra un italiano e un britannico in uno Slam nell’era Open, il sesto in Australia è una cronoscalata per Berrettini che intravede la possibilità di un cambio di marcia sul 2-3, quando sale 0-30, ma resta un discorso sospeso, un fiore non colto. Murray fa quattro punti di fila, resta avanti e procede fino a portarsi in vantaggio di due set.
Sir Andy è regale nell’utilizzo delle geometrie complesse, che frustrano la voglia di Berrettini di spaccare la palla, di sfogare l’impotenza e cominciare a giocare alle sue condizioni. Chissà se qualcuno dei tifosi presenti oggi sulla Rod Laver Arena era sulla Melbourne Arena (oggi John Cain Arena) nel 2019 quando si celebrò una sorta di cerimonia preventiva per il suo temuto addio al tennis prima dell’operazione all’anca.
Matteo sogna la rimonta
La velocità media del suo diritto, in costante crescita dal primo al terzo set, indica che qualcosa sta cambiando. E in effetti a fine partita i numeri racconteranno uno scenario diverso rispetto al primo set. Berrettini ha vinto complessivamente due punti in più negli scambi brevi, sotto i quattro colpi (96-94). Murray, però, ha dominato quelli in cui la sapienza nella costruzione, l’iniziale fase di manovra, fa la differenza. Negli scambi che hanno richiesto fra i cinque e i nove colpi, il bilancio non concede appelli: Murray 56 punti, Berrettini 40.
Nel terzo set, lo scozzese tiene un fondamentale quanto complicato turno di battuta nel terzo game del terzo set, in cui Matteo manca una chance di break. Berrettini a sua volta estrae due jolly al servizio per salvarne un paio, che sarebbero due match point anticipati, nel gioco successivo. Poi al quinto game, alla quinta occasione nel match, Berrettini piazza il primo break della sua partita.
Si rivede il Berrettini migliore, potente con la prima, esplosivo con la risposta di diritto da sinistra, sicuro nelle esecuzioni in avanzamento e al volo.
Il romano chiude in ascesa il terzo set e sale 0-30 nel primo game del quarto. Due errori, risposta larga e rovescio sul nastro, gli tolgono la possibilità di iniziare il quarto con un break di vantaggio. Murray tiene alta l’intensità negli scambi, ma crescono gli errori forzati. Merito di Berrettini che guadagna campo, prende il centro e sposta il confronto territoriale alle sue condizioni.
Si tengono su entrambi con servizio e diritto, Berrettini per due volte serve per allungare il set e tira fuori i jolly: rivedere per credere le due prime dal 5-6 30-30 che allungano il set al tie-break.
Murray, più in affanno sulle gambe, è il primo a perdere un punto al servizio. Il duello di back di rovescio vale il 3-2 e illude Berrettini. Lo illude perché nel punto successivo si apparecchia la tavola per sfondare con il diritto da sinistra, ma lo sbaglia in lunghezza e rimette tutto in discussione (3-3). Da qui in poi è romanzo.
Berrettini fa un primo capolavoro per andare 5-4, un punto da standing ovation in cui entrambi esplorano ogni possibile angolo, ma di nuovo disfa la tela con un attacco morbido: passante lungolinea e 5-5. L’azzurro si prende il primo set point con il terzo ace del tie-break, e lo manca con un errore di rovescio. Ne tira uno che non è nel suo manuale, passante coperto a una mano, che forza Murray a giocare una volée in tuffo finita lunga a campo aperto e gli vale il secondo set point. E di nuovo lo manca, stavolta al servizio, con un rovescio slice colpito con il corpo sotto la palla e volato lungo. Ma non molla, e alla terza occasione è “Hammer Time”: drittone e dopo 3 ore e 34 minuti si va al quinto set.
Il rimpianto di matteo, il coraggio di Murray
Murray ci mette un’attitudine commovente e una qualità di gioco ancora in modalità “Fab Four”, tutta back, strettini e volée in allungo. Berrettini da parte sua se lo gioca con il meglio che può esprimere: servizio, preciso ovunque e particolarmente feroce al centro da destra, diritto, smorzata.
Berrettini arriva a un punto dalla vittoria, in risposta (5-4 30-40), ma la vastità delle opzioni a disposizione dopo la palla corta con tanto taglio sotto di Murray finisce per confonderlo. Pensa un attimo di troppo a dove tirare, e con una palla così tagliata non puoi permetterti indecisioni. Non chiude, si continua. Fino al super tie-break decisivo, che si vince a dieci punti.
Immediato l’allungo di Murray, mini-break al primo punto poi subito 3-0. Lo scozzese, che non subisce una rimonta da sopra di due set dal 2005, serve come un treno, allunga 6-3 e contiene il tentativo di rimonta di Berrettini. Trionfa e si commuove, sono lacrime di sollievo così diverse da quelle di tre anni fa che avevano il retrogusto un po’ amaro delle cose perdute.
“Sono incredibilmente felice e fiero di me” ha detto a caldo Murray, quinto giocatore nell’era Open con almeno cinquanta partite vinte all’Australian Open. Cala il sipario su una partita fra due campioni, che lascia certezze sul livello massimo di Berrettini e almeno una domanda: che è successo nei primi due set? La risposta ormai canta nel vento.
“Non sono contento di come sono entrato nel match. Le condizioni di gioco erano molto diverse da quelle che ci aspettavamo, faceva fresco e fino a due minuti prima pensavamo di dover giocare con il caldo estivo di Melbourne. Mi sono allenato prima del match con un caldo torrido e questo non mi ha aiutato. Sono contento solo di essere riuscito a far girare il match col poco tennis che avevo in questa occasione. Lo scorso anno vinsi al tie-break del quinto (contro Alcaraz, ndr), stavolta è andata male, è il tennis. Fa male perché ho avuto quel match-point, e per una sola palla siamo qui a raccontare una storia diversa da come sarebbe potuta essere. In fondo stiamo parlando del nulla, si potrebbe riassumere tutto con quell’errore sul match-point”.
“Andy è stato più bravo di me ad adattarsi alla situazione – ha detto Berrettini – Rispetto al nostro match degli Us Open penso abbia giocato meglio, si è mosso meglio e in generale l’ho trovato cresciuto in ogni settore. È un piacere giocare contro un campione del suo calibro e con questa atmosfera, peccato solo che non sia andata bene per me”.
La componente fisica, a sentire Matteo, non ha inciso sulla sua prestazione. “Mi sento stanco adesso, ma non ho perso per una questione fisica. Alla fine del quinto sentivo di averne ancora, anche se ovviamente avevo le gambe un po’ pesanti per la fatica. Per quanto riguarda Murray, è impressionante ciò che riesce a fare alla sua età, dopo tutto quello che ha passato, tra l’operazione e tutto il resto. Si vede che ama davvero questo sport e si diverte nel giocare incontri come questo. Io non ho potuto allenarmi come avrei voluto nella pre-season, dunque sono arrivato qui col dubbio di poter giocare cinque set ad alto livello. Sotto questo aspetto, sono contento perché ho dimostrato a me stesso che ero pronto”.
Infine, si torna alla United Cup, con una finale che faceva ben sperare. “In United Cup mi ero trovato molto bene, con i miei compagni eravamo già amici prima e lo siamo diventati ancora di più durante l’evento. Si è creata una bella atmosfera tra di noi. La serie di Netflix sul tennis? Ho visto solo il mio episodio e mi è piaciuto, mi ha ricordato dei bei momenti della mia carriera. È bello poter mostrare la mia vita, il mio staff e la mia famiglia. Da quando ho cominciato a giocare a tennis sono successe così tante cose che a volte mi pare ancora incredibile, qualcosa che di certo non mi aspettavo”.
(supertennistv.it)(foto@supertennistv.it)
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