Francesco tuona contro Kirill e Putin: “Dio è irritato per le guerre di chi si dice cristiano”
Dalla basilica di San Paolo fuori le mura i leader di tutte le confessioni cristiane pregano per l’unità e per la pace. Bergoglio: “La fede non autorizza il nazionalismo violento”
Roma – Unità, giustizia, pace. E’ questo il grido che tutte le confessione cristiane, riunite insieme alla presenza del Sommo Pontefice, alzano dalla basilica di San Paolo fuori le mura. L’occasione è la tradizionale preghiera del Vespro nella solennità della Conversione di San Paolo, rito che chiude la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che ogni anno, dal 1968, si celebra in tutto il mondo. Con lui, tra gli altri, il Metropolita Polykarpos, Rappresentante del Patriarcato Ecumenico, e Sua Grazia Ian Ernest, Rappresentante personale dell’Arcivescovo di Canterbury a Roma.
Francesco, indossati i paramenti, entra nella maestosa basilica dedicata all’Apostolo delle Genti assieme agli altri leader cristiani: insieme scendono sotto il ciborio scolpito da Arnolfo di Cambio che custodisce la tomba di San Paolo. La solenne musica dell’organo riempie la chiesa che nel luglio del 1823 fu distrutta da un terribile incendio. Una preghiera silenziosa che è allo stesso tempo un grido non solo verso il Cielo ma anche verso l’uomo.
Nell’omelia il Papa parla dei “rimproveri sociali” che la Sacra Scrittura rivolge ai credenti di oggi. Dio, spiega Francesco, “soffre quando noi, che ci diciamo suoi fedeli, anteponiamo la nostra visione alla sua, seguiamo i giudizi della terra anziché quelli del Cielo, accontentandoci di ritualità esteriori e rimanendo indifferenti nei riguardi di coloro ai quali Egli tiene maggiormente. Dio dunque si addolora, potremmo dire, per il nostro fraintendimento indifferente”.
Non solo: c’è un secondo “e più grave motivo che offende l’Altissimo: la violenza sacrilega”. “Possiamo immaginare con quanta sofferenza debba assistere a guerre e azioni violente intraprese da chi si professa cristiano”. Il riferimento, implicito, è alla Russia di Putin e del Patriarca Kirill, che fin dall’inizio del conflitto in Ucraina, oramai quasi un anno fa, l’hanno sempre giustificata come una guerra santa.
E, citando la sua enciclica “Fratelli tutti”, tuona: “Oggi, con lo sviluppo della spiritualità e della teologia, non abbiamo scuse. Tuttavia, ci sono ancora coloro che ritengono di sentirsi incoraggiati o almeno autorizzati dalla loro fede a sostenere varie forme di nazionalismo chiuso e violento, atteggiamenti xenofobi, disprezzo e persino maltrattamenti verso coloro che sono diversi. La fede, con l’umanesimo che ispira, deve mantenere vivo un senso critico davanti a queste tendenze e aiutare a reagire rapidamente quando cominciano a insinuarsi”.
“Dobbiamo opporci alla guerra, alla violenza, all’ingiustizia ovunque s’insinuano”, aggiunge il Papa, che invita tutti a un “cambiamento”: “Diagnosticati gli errori, il Signore chiede di rimediarvi”, aggiunge il Pontefice. Quindi, la benedizione solenne impartita, assieme al Pontefice, da tutti i leader cristiani presenti in basilica: “Tutti insieme camminiamo sulla via che il Signore ci ha posto innanzi, quella dell’unità”. (Foto © Vatican Media)
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