“Dov’è Dio?” La difficile missione della Chiesa cattolica in Ucraina

24 febbraio 2023 | 16:46
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“Dov’è Dio?” La difficile missione della Chiesa cattolica in Ucraina

In Ucraina, da un anno a questa parte, chiese e conventi aiutano le persone consegnando cibo e medicinali: “Chi bussa alla nostra porta non chiede solo aiuti concreti e ci domanda: ‘Perché Dio non ferma questo orrore?'”

Kiev – “Dov’è Dio? Perché non ferma questo orrore?”. A un anno dall’invasione russa, la missione della Chiesa cattolica nella martoriata Ucraina è intrisa di difficoltà. Ci sono gli aiuti concreti alla popolazione: medicine, cibo, coperte, vestiti… ma i tanti che si rivolgono agli Istituti ecclesiastici non chiedono solo aiuti materiali.

“Dov’è Dio?” è la domanda più frequente che viene rivolta ai sacerdoti cattolici presenti in Ucraina. Sacerdoti, racconta a ilfaroonline.it padre Paulo Ostrovskiy, religioso della Congregazione dei Chierici Mariani dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, che non hanno mai lasciato le proprie parrocchie e le proprie chiese per stare vicino alla gente.

Lui vive a Chmelnyćkyj, città dell’Ucraina occidentale, e anche qui, come nel resto del Paese, le criticità, a un anno dall’inizio del conflitto, sono diverse. Padre Paulo le sintetizza in una sola parole: “Il problema principale è la guerra che porta morte e divisione. Le persone non possono più vivere nelle proprie case; molti sono in prigione perché il territorio dove vivono è sotto l’occupazione russa. Alcuni vengono anche torturati”.

A questo si aggiunge poi il problema dei bambini rapiti: “Molte famiglie sono fuggite ma purtroppo capita spesso che l’esercito russo rapisce i bambini per portarli oltre il confine. Dicono che sono orfani ma le prove non le hanno. Li fanno crescere in Russia, in famiglie russe con una cultura russa cancellando, di fatto, la propria identità ucraina”. “Dov’è Dio?”.

“In chiesa – ci spiega padre Paulo – la gente che viene a chiederci aiuti di tutti i tipi cerca anche conforto morale. Ci chiedono: Come è possibile in questo secolo una guerra tanto crudele? Dov’è Dio? Perché permette tutte queste atrocità? Perché Dio non fa qualcosa per fermare Putin e russi?'”. La risposta non è facile da formulare nemmeno per un uomo di fede che ha votato tutta la sua vita a servire il Cielo. “Questo ci chiede la gente. E noi rispondiamo che dobbiamo proteggere le nostre famiglie, le nostre case, la nostra patria da russi perché il loro è un attacco ingiusto”.

“Dov’è Dio?” La risposta non piace a tutti ma in chiesa comunque ci tornano sempre: “Non hanno più una casa, non hanno nulla da mangiare. Lo stato dà aiuti ma non è abbastanza e quindi vengono da noi consapevoli che la Chiesa cattolica, le congregazioni religiose e gli Istituti sono organizzati. Noi come congregazione abbiamo un’associazione che ci permette di avere rifornimenti costanti di cibo e generi di prima necessità da Polonia e Stati Uniti. Gli ucraini sanno che su di noi possono contare e bussano continuamente alla nostra porta e noi non esitiamo ad aprirla. Assieme a quella del cuore”.

Un cuore che soffre ogni volta che quella domanda viene posta: “Dov’è Dio?”. Qualcuno pensa sia accanto al Papa, che in 365 giorni ne ha pronunciate tante di parole per fermare la guerra. Discorsi che però non sono piaciuti a molti: “Per chi non conosce l’Occidente e come funziona la diplomazia resta difficile comprendere le parole del Santo Padre. Diversi quelli che si sono allontanati dalla religione dopo il discorso su Darya Dugina, la figlia di Alexander Dugin (leggi qui). Ovviamente la diplomazia pontifica è molto più complicata, noi vediamo solo una minuscola parte. Eppure sta facendo tanto anche per la liberazione dei prigionieri ucraini detenuti in Russia. Per molti alcuni discorsi del Papa sono uno scandalo ma non mancano quelli che cercano di trovare la buona volontà per raggiungere la pace anche in quei discorsi che alla stragrande maggioranza del Paese non piacciono”.

“Dov’è Dio?” è una domanda che si fanno anche i soldati al fronte e al quale padre Paulo e i suoi confratelli non fanno mancare né la propria preghiera né il loro conforto: “La guerra è un esame per tutti: per i politici, per i soldati, per la gente, ma lo è anche per la Chiesa. La fede con lo scoppio del conflitto è cambiata: c’è chi l’ha persa, ma c’è anche chi l’ha rinforzata. Questa è la sfida più difficile per la Chiesa in ucraina”.

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