Il ruolo del Pacemaker: ne parla Claudio Leoncini, responsabile di questa figura alla RomaOstia
Domani oltre 9 mila runners al via verso il Mare. In queste ore all’Eur, il Villaggio Accoglienza
Roma – Chi è il Pacemaker in una gara? Cosa fa all’interno di un percorso di corsa e in particolar modo all’interno dei 21 km della RomaOstia?
E’ una figura importante, introdotta dal movimento del running, per guidare i partecipanti di una gara su strada, a mantenere una certa andatura e arispettare i loro tempi di percorrenza e quelli delle diverse onde che, una dopo l’altra, parte verso il traguardo.
Il Faro online questa mattina lo ha chiesto al responsabile dei Pacemaker della RomaOstia. Presente al Salone delle Fontane, dove fino a domani è allestita CasaRomaOstia, il Villaggio Accoglienza per il ritiro dei pettorali e pacchi gara, dove sostano in queste ore le migliaia di runners che domani parteciperanno alla 48esima edizione della mezza maratona più partecipata d’Italia, ha raccontato ai lettori di testata qual è il ruolo di queste importanti presenze. Lo ha fatto Claudio Leoncini, atleta del Gruppo Sportivo Bancari Romani, che ricopre questo importante ruolo.
Di seguito la sua intervista.
Caro Claudio, che cosa fa un Pacemaker all’interno della RomaOstia?
“Come accade anche in altre gare di questo tipo, funge da guida per coloro che vogliono ottenere un certo tempo. Ovviamente, lui fa parte della gara stessa, il Pacemaker partecipa, lo fa in una coppia di due persone per ogni tempo finale, di cui un’ora e 15, un’ora e 30 .. ecc. fino a 2 ore e 15. Ha un particolare completino con scritto ‘Pacemaker’ e porta un palloncino colorato in mano su cui c’è riportato il tempo finale. Parte insieme alla griglia dove ci sono partecipanti che hanno tempi leggermente superiori a lui e quindi cerca di essere di aiuto, scandendo il ritmo e adattandosi alla morfologia del percorso. In una gara come la RomaOstia, dove ci sono salite e discese, il Pacemaker non va sempre alla stessa identica andatura. Ad esempio: il Pacemaker che deve concludere la gara in un’ora e 45, ovvero 5 a km, non va sempre 5 a km, altrimenti il partecipante si imposta un tempo e lo fa da solo. Il Pacemaker cerca di adattare la sua andatura, un pochino più lenta in salita e un pochino più veloce in discesa, ma che comunque serve per arrivare a pochi secondi prima di un’ora e 45”.
..quindi qual è l’utilità di un Pacemaker per un runner che partecipa?
“Non doversi preoccupare se in momento sta andando troppo lento o troppo veloce, ma sapere che i Pacemaker concluderanno con il suo tempo e stanno facendo del tutto (in gara) per portarlo a quel tempo. Se in salita sta rallentando, lo fa solo perché sa che si deve fare per mantenere l’andatura giusta”.
Perché si chiama Pacemaker?
“’Pace’ è passo, colui che fa il passo e mantiene una certa andatura in gara. In un percorso tutto piatto è sempre la stessa da chilometro in chilometro, invece in una gara come la RomaOstia si adatta al percorso, con l’obiettivo di rispettare il tempo finale”.
Voi Pacemaker siete ex atleti o atleti praticanti?
“Siamo tutti atleti, per la maggior parte in questo caso dei Gruppi Sportivi Bancari Romani, e che corrono e hanno corso tante RomaOstia e la conoscono benissimo, metro per metro. Siamo tutti atleti e attualmente praticanti. Assolutamente sì”.
Qual è il ricordo più bello che tu stesso hai in tutte le RomaOstia che hai fatto?
“Faccio il Pacemaker da 15 anni alla RomaOstia. Ho tutti bellissimi ricordi, non ce n’è uno in particolare. Mi è capitato di fare il Pacemaker per le andature veloci, dove i podisti sono più evoluti e c’è un clima più serio e di concentrazione, di silenzio. Per gli altri Pacemaker nelle andature più lente, c’è un clima diverso. Ci sono persone che sono alla loro prima gara e il Pacemaker aiuta tantissimo, c’è un clima quindi più festoso”.
Ricordi qualche episodio di qualche partecipante che ti ha detto o chiesto aiuto?
“Il Pacemaker ad esempio ha l’indicazione che ai ristori, deve riuscire a prendere due o tre bicchieri e passarli agli altri e così va bene, ma c’è l’indicazione che non si può fermare ad aiutare (dove non ci sia qualcosa di serio, ma è un altro tipo di situazione). Non può rallentare. Bisogna considerare il tutto. E deve mantenere l’andatura. Il runner deve pensare che corre in gruppo, deve rispettare lo spirito di squadra”.
… una curiosità tecnica per chi non ha mia partecipato a una gara come la RomaOstia: quando si parte, per non essere travolti dalla massa degli altri runners che ha intorno.. come può comportarsi?
“Tutta la RomaOstia è organizzata in tre onde. Ogni onda in due o tre griglie, la Colombo è larga 18 metri.. cerchiamo di fare griglia con 1500 persone, in teoria non ci dovrebbe essere alcun problema, c’è abbastanza spazio per tutti. Nella partenza in discesa bisogna stare attenti perché tutti vanno al massimo, ma su una strada larga 18 metri senza ostacoli, in teoria non ci dovrebbe essere alcuna criticità”.
Cosa ti aspetti domani da questa ennesima edizione della RomaOstia?
“Mi aspetto che i numeri dei partecipanti tornino a quelli prima della pandemia. Sembra lo stiano facendo, domani ci sono oltre 9 mila partecipanti”.
Come mai, tu Claudio, hai la passione per la corsa?
“Il running è uno sport che mi riesce bene (ride) e la RomaOstia è una corsa che arriva fino al mare, è un percorso bellissimo, è una particolarità. Non ci sono monumenti storici da ammirare, ma assicuro che quando al tredicesimo chilometro vedi il mare da lontano è una emozione fantastica”.
(foto@UfficioStampaRomaOstia)