Canottaggio paralimpico, Perini: “Lo sport è la forza motrice che mi spinge oltre i limiti”
L’Azzurro campione europeo ha vinto l’Isa 2023 nella Rivelazione Uomini
Roma – La simbiosi con la barca spinge Giacomo Perini sempre più in là, oltre il buio della malattia. Lo sport lo ha trascinato oltre il buio e oggi è un ragazzo felice e medagliato.
L’atleta del Circolo Canottieri Aniene di Roma e Azzurro affermato della Nazionale del Canottaggio Paralimpico vive la sua vita puntando sempre ad alti traguardi, sfidando i limiti imposti, come lui stesso dice a Il Faro online, e sognando di remare in sinergia. Con il canottaggio del cuore e con la sua barca nel singolo del PR1. Quell’oro arrivato agli Europei di agosto 2022 (come l’argento mondiale) è stato importante, ma quella medaglia che lo farebbe sentire appagato ancora deve giungere.
Quando lo dice nella sua intervista rilasciata lo scorso 13 marzo al Teatro Palladium, in occasione del Premio Italian Sportrait Awards 2023, dove Perini ha ritirato l’Oscar nella categoria ‘Rivelazione Uomini’, il suo pensiero va subito alle Paralimpiadi di Parigi 2024, per cui Giacomo deve ancora conquistare il pass. Il sogno più grande di un atleta e il sogno più grande di un ragazzo, a cui a causa di un tumore, è stata amputata la gamba. La rivalsa che dona lo sport è la forza motrice evidentemente, come lo è il ‘desiderio’. Uno degli elementi pilastri della sua vita. Lo confessa a Il Faro online, prima di entrare in platea. E c’è simbiosi con una barca che rappresenta evidentemente un prolungamento del suo corpo e una sfida al futuro, che Giacomo ha tuttavia già conquistato. Oltre il buio, la luce. E il canottaggio per lui, insieme alla sua bellissima vita ritrovata, è la gioia più grande.
Caro Giacomo, sei rinato grazie al canottaggio dopo la malattia. Qual è stata la tua luce dopo il buio?
“Lo sport mi ha salvato la vita. Lo ha fatto da un disturbo del linguaggio e mi ha permesso di socializzare. Dopo l’amputazione mi ha permesso di ricominciare a livello agonistico. E’ stato un grosso stimolo per riprendere la mia vita in mano, per conoscere il mio nuovo corpo e per fare qualcosa di positivo”.
C’è stata una medaglia che ti ha fatto dire: ce l’ho fatta?
“Penso che debba ancora arrivare. L’obiettivo reale è Parigi 2024, però lo scorso anno ho ottenuto l’argento mondiale under 23 ed è uno stimolo per dire che la strada è quella giusta. quello che sto facendo è la cosa giusta”.
.. allora nel 2024 ecco di nuovo le Paralimpiadi. Qual è la tua situazione con la qualifica?
“Abbiamo il pass da ottenere per il prossimo mese di settembre al Mondiale”.
Dopo l’amputazione alla gamba, hai evidentemente dovuto riprendere confidenza con il tuo corpo. Com’è stato per te?
“Diciamo che vivo di sensazioni. La gestione che ho di me, come atleta, nasce dalle mie sensazioni. E’ stato merito della malattia se oggi riesco ad ascoltare di più il mio corpo. Mi rendo conto che è una marcia per sapere sempre come allenarmi e cosa fare. La simbiosi con la barca nasce con allenamenti ripetuti settimana dopo settimana, è una unione sinergica”.
La barca è la tua anima allora? Può rappresentare in qualche modo la parte del tuo corpo che manca?
“In qualche modo lo fa. Teniamo i remi con le mani ad esempio e rappresentano in qualche modo il prolungamento delle nostre braccia. E’ una metafora di vita, non andare indietro ma sempre più avanti”.
Qual è stato un tuo grande orgoglio?
“Per quanto riguarda la condizione fisica, il vivere in modo indipendente di tutti i giorni. Lo sport ti insegna che puoi andare oltre il tuo limite, che a volte ti viene imposto senza motivo”.
C’è un messaggio che vuoi dare Giacomo, agli altri o anche a te stesso?
“Dare messaggi è sempre complicato, ognuno vive la sua vita come si sente. Fondo la mia su due pilastri: la speranza e il desiderio. Sono due elementi che mi guidano: vedere sempre al di fuori di me e il desiderio che ci spinge, è la forza motrice che ci fa raggiungere i traguardi”.
(foto@MimmoPerna)
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