Le proteste infiammano Israele: Netanyahu verso lo stop alla riforma della Giustizia
Violente proteste in tutto il Paese dopo la rimozione del ministro Gallant. Herzog: “Stop alla riforma”. Gli Usa: “Profondamente preoccupati”
Tel Aviv – Violente proteste sono scoppiate in Israele in seguito al licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Decine di migliaia di persone si sono riunite spontaneamente a Tel Aviv. I manifestanti hanno interrotto il traffico bruciando pneumatici e alzando barricate, posizionando pietre e ferri sulla strada fuori da Kiriya all’incrocio di Kaplan e sull’autostrada 20, secondo quanto riferisce la polizia. Sono 600mila le persone scese in piazza nel paese: proteste hanno avuto luogo a Beersheba, Haifa e Gerusalemme, dove migliaia di persone si sono radunate davanti alla residenza privata di Netanyahu. La polizia si è scontrata con i manifestanti. In migliaia hanno poi marciato dalla residenza alla Knesset, il parlamento israeliano.
Il governo israeliano a questo punto sta discutendo il congelamento della sua controversa riforma giudiziaria, secondo quanto riferisce il Jerusalem Post. Netanyahu ha convocato ieri sera una riunione d’emergenza. Oltre al ministro della Giustizia Yariv Levin e al ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich, hanno partecipato all’incontro tenutosi presso l’ufficio del premier, il ministro degli affari strategici Ron Dermer e il ministro dell’Istruzione Yoav Kisch. Sempre secondo i media israeliani, Netanyahu ha intenzione di fare un discorso alla nazione questa mattina.
Almeno tre ministri del Likud, hanno annunciato il loro sostegno al capo del governo nel caso decidesse di sospendere la riforma giudiziaria. Il primo a farlo è stato il ministro della Cultura e dello Sport, Miki Zohar, che ha dichiarato che pagheranno “a caro prezzo” il fallimento del provvedimento, esprimendo anche la necessità di sostenere il premier se “deciderà di fermare la riforma per evitare la rottura creatasi nella nazione”.
“La riforma del sistema giudiziario è necessaria ed essenziale, ma quando la casa prende fuoco non si chiede chi ha ragione, ma si versa acqua e si salvano gli occupanti”, ha aggiunto. Facendo seguito alle parole di Zohar, il ministro per l’Uguaglianza sociale Amichai Chikli ha suggerito di “disegnare una rinnovata tabella di marcia per il proseguimento della legislazione, presentandola pubblicamente e fissando in anticipo le regole del gioco. Non abbiamo alcun vero motivo per affrettarci. Se crediamo nella capacità di guidare il Paese, dovremmo suonare un po’ di musica più calma e rallentare”.
Infine, il ministro dell’Economia, Nir Barkat, ha ribadito che “sosterrà il premier nella decisione di fermare e ricalcolare il percorso. Lo Stato di Israele è al di sopra di tutto. La riforma è necessaria e la faremo, ma non a costo di una guerra fratricida”, ha affermato sui social.
Herzog
Dopo le proteste scoppiate, anche il presidente israeliano Isaac Herzog ha esortato il governo a fermare la riforma. “Per il bene dell’unità del popolo di Israele, per il bene della responsabilità, vi invito a fermare immediatamente il processo legislativo”, ha detto Herzog su Twitter. “Abbiamo visto scene molto difficili”, ha aggiunto. “Mi rivolgo al primo ministro, ai membri del governo… Gli occhi di tutto il popolo di Israele sono su di voi”. “La gente è attanagliata da una profonda paura”, ha detto Herzog, aggiungendo che la sicurezza, l’economia e la società di Israele sono in pericolo.
La proposta di revisione del sistema giudiziario, che ha scatenato proteste di massa a livello nazionale, consentirebbe al Parlamento di annullare le decisioni della Corte Suprema con una maggioranza semplice. Inoltre, ai politici verrà data maggiore influenza nella nomina dei giudici.
Gallant
In un discorso tenuto sabato sera, Gallant aveva invitato la coalizione di destra di Netanyahu, a fermare i suoi piani per la riforma. Gallant aveva chiesto un dialogo con gli oppositori, affermando che la sicurezza nazionale era messa a rischio dai riservisti che si rifiutavano di presentarsi in servizio per protestare contro la riforma giudiziaria. Nel suo discorso ha affermato di aver sentito dichiarazioni preoccupanti da parte dei comandanti dell’esercito nelle ultime settimane, parlando di “rabbia, dolore e delusione di un’intensità che non ho mai sperimentato prima”.
Usa
La portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Adrienne Watson, ha dichiarato che Washington è “profondamente preoccupata” per la situazione in Israele e ha chiesto un compromesso urgente. “I valori democratici sono sempre stati, e devono rimanere, un segno distintivo delle relazioni tra Stati Uniti e Israele”, ha dichiarato Watson in un comunicato. “Le società democratiche sono rafforzate da controlli ed equilibri, e i cambiamenti fondamentali di un sistema democratico dovrebbero essere perseguiti con la più ampia base possibile di sostegno popolare”, ha aggiunto la portavoce. (fonte Adnkronos)