Veglia Pasquale, il Papa: “Torniamo al primo incontro col Risorto: lì c’è la nostra Pasqua”

8 aprile 2023 | 21:10
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Veglia Pasquale, il Papa: “Torniamo al primo incontro col Risorto: lì c’è la nostra Pasqua”

In una San Pietro addobbata e illuminata a festa, il Papa (in sedia a rotelle) presiede la solenne Veglia Pasquale: “Per avere speranza dobbiamo nutrire la memoria del primo incontro con Gesù”

Città del Vaticano – “Per avere speranza dobbiamo nutrire la memoria”. In una San Pietro addobbata a festa e riempita da circa 8mila fedeli, Papa Francesco, che ieri ha rinunciato alla Via Crucis al Colosseo (leggi qui), presiede la Solenne Veglia Pasquale. Il rito, come da tradizione, ha inizio nell’atrio della basilica vaticana con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare, con il cero pasquale acceso e il canto dell’Exultet, fa seguito la Liturgia della Parola.

Al momento dell’inno del “Gloria”, tutte le luci della basilica si accendono: fuori, i rintocchi del campanone scandiscono la suonata del cosiddetto plenum (tutte le campane suonate a distesa, ndr.). E’ il momento della Risurrezione. Francesco, che è arrivato in sedia a rotelle, segue il tutto dalla poltrona situata ai piedi della statua di Longino, sotto uno dei quattro grandi pilastri che sorreggono la cupola.

Ad accompagnare il Pontefice nella celebrazione eucaristica, il cardinal Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. E, come da tradizione, durante la Liturgia Battesimale, Francesco amministra i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, prima comunione e cresima) a 8 neofiti provenienti da Albania, Stati Uniti d’America, Nigeria, Italia e Venezuela.

Nell’omelia, che ruota tutta attorno all’annuncio che le donne portano ai discepoli, il Papa si focalizza sulle parole dell’angelo, che dice loro: Gesù è risorto e attende i suoi discepoli in Galilea. “La rinascita dei discepoli, la risurrezione del loro cuore passa dalla Galilea. Entriamo anche noi in questo cammino dei discepoli che va dalla tomba alla Galilea”, sottolinea il Santo Padre.

Le donne, rimangono sorprese perché, come dice il Vangelo, “andarono a visitare la tomba”. E questo, fa notare il Papa, “succede anche a noi, di pensare che la gioia dell’incontro con Gesù appartenga al passato, mentre nel presente conosciamo soprattutto delle tombe sigillate: quelle delle nostre delusioni, delle nostre amarezze e della nostra sfiducia, quelle del ‘non c’è più niente da fare’, ‘le cose non cambieranno mai’, ‘meglio vivere alla giornata’ perché ‘del domani non c’è certezza’. Anche noi, se siamo stati attanagliati dal dolore, oppressi dalla tristezza, umiliati dal peccato, amareggiati per qualche fallimento o assillati da qualche preoccupazione, abbiamo sperimentato il gusto amaro della stanchezza e abbiamo visto spegnersi la gioia nel cuore”.

Se “a volte abbiamo semplicemente avvertito la fatica di portare avanti la quotidianità, stanchi di rischiare in prima persona davanti al muro di gomma di un mondo dove sembrano prevalere sempre le leggi del più furbo e del più forte”, “altre volte ci siamo sentiti impotenti e scoraggiati dinanzi al potere del male, ai conflitti che lacerano le relazioni, alle logiche del calcolo e dell’indifferenza che sembrano governare la società, al cancro della corruzione, al dilagare dell’ingiustizia, ai venti gelidi della guerra”. E così, “per queste o altre situazioni, i nostri cammini si arrestano davanti a delle tombe e noi restiamo immobili a piangere e a rimpiangere, soli e impotenti a ripeterci i nostri ‘perché”.

Invece, sottolinea Francesco, “le donne a Pasqua non restano paralizzate davanti a una tomba. Portano la notizia che cambierà per sempre la vita e la storia: Cristo è risorto!”. Ma dicono anche di andare in Galilea. “Che cosa significa andare in Galilea? Due cose: uscire dal nascondimento per aprirsi alla missione, evadere dalla paura per camminare verso il futuro. Dall’altra parte, significa ritornare alle origini, perché proprio in Galilea tutto era iniziato. Lì il Signore aveva incontrato e chiamato per la prima volta i discepoli. Dunque andare in Galilea è tornare alla grazia originaria, è riacquistare la memoria che rigenera la speranza, la ‘memoria del futuro’ con la quale siamo stati segnati dal Risorto”.

Questo fa la Pasqua del Signore: “ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia”. E per farlo Dio “ci riporta al nostro passato di grazia. Ci chiede, cioè, di rivivere quel momento, quella situazione, quell’esperienza in cui abbiamo incontrato il Signore, abbiamo sperimentato il suo amore e abbiamo ricevuto uno sguardo nuovo e luminoso su noi stessi, sulla realtà, sul mistero della vita. Per risorgere, per ricominciare, per riprendere il cammino, abbiamo sempre bisogno di riandare non a un Gesù astratto, ideale, ma alla memoria viva, concreta e palpitante del primo incontro con Lui”.

In altre parole, “per camminare dobbiamo ricordare; per avere speranza dobbiamo nutrire la memoria. Questo è l’invito: ricorda e cammina! Se recuperi il primo amore, lo stupore e la gioia dell’incontro con Dio, andrai avanti. Ricorda e cammina”. E, rivolgendosi direttamente al credenti, invita ciascuno a ricordare il “momento della chiamata. Ciascuno di noi conosce il proprio luogo di risurrezione interiore, quello iniziale, quello fondante, quello che ha cambiato le cose. Non possiamo lasciarlo al passato, il Risorto ci invita ad andare lì per fare la Pasqua”.

Oggi, ammonisce Francesco, “la forza di Pasqua invita a rotolare via i massi della delusione e della sfiducia; il Signore, esperto nel ribaltare le pietre tombali del peccato e della paura, vuole illuminare la tua memoria santa, il tuo ricordo più bello, rendere attuale il primo incontro con Lui. Ricorda e cammina: ritorna a Lui, ritrova la grazia della risurrezione di Dio in te!”. Domani mattina, alle 10, il Papa sarà in piazza San Pietro per la Messa del giorno di Pasqua a cui seguirà a mezzogiorno, il messaggio e la benedizione Urbi et Orbi, ultimo impegno del Triduo Pasquale.

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