Via Crucis: al Colosseo gridano le voci dei sofferenti: “La guerra uccide la speranza”
Al Colosseo in 20mila pregano ascoltando le riflessioni di migranti, sopravvissuti alla guerra, religiosi fuggiti dai terroristi. Il Papa è assente
Roma – “La guerra è stata la croce della nostra vita. La guerra uccide la speranza”. Al Colosseo le voci dei sofferenti sembra urlare al cielo le stesse parole che Gesù pronunciò sulla croce prima di morire: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. Abbondono. E’ la parola che più riassume l’insolita serata del Venerdì Santo senza il Papa. Le meditazioni sono state scelte tra le tante testimonianze arrivate al Santo Padre in questi dieci anni di pontificato. Uomini, donne, bambini… persone che vivono violenze e povertà provenienti da varie regioni del pianeta. Un pianeta, come ha ricordato lo stesso Bergoglio, lacerato da una terza guerra mondiale a pezzi.
Vengono da Africa occidentale e australe, Terra Santa, Balcani, Sud e Centro America, Asia e anche Ucraina e Russia. Sono uomini e donne, giovani e anziani, padri e madri o consacrati, feriti da bombe, spari, missili o feriti dall’odio fratricida che devasta le loro terre. Le loro testimonianze accompagneranno le 14 Stazioni del percorso che si snoda dall’interno del Colosseo fino alla terrazza del Palatino. Terrazza rimasta “orfana”, per questa volta, di Papa Francesco: il freddo lo costringe in Vaticano, a Casa Santa Marta. Segue da lì il pio esercizio della Via Crucis (leggi qui).
Al suo posto il cardinal vicario per la Diocesi di Roma, Angelo De Donatis. Il porporato porta la croce rievocando ai più le immagini del 2005 quando un sofferente Giovanni Paolo II, abbracciato a una croce nella cappella privata del Palazzo Apostolico, seguì a distanza la Via Crucis. Quell’anno a portare la croce fu l’allora cardinal Ratzinger.
Per le diverse zone del mondo si è scelto di indicare le grandi regioni, mentre nel caso dell’Europa sono stati menzionati i due popoli, ucraino e russo, perché quello della guerra scoppiata nel cuore del continente cristiano è un conflitto che è stato costantemente al centro dell’attenzione del Papa e dei suoi appelli nell’ultimo anno e mezzo. i dolori della martoriata Terra Santa, le grida dei migranti dall’Africa, le “cadute” dei giovani del Centro America. E ancora, le urla di dolore di una madre vittima, nel 2012, di un ordigno dei guerriglieri che le devastò una gamba, fino al perdono, da parte delle vittime dell’“odio” in Africa, Sud dell’Asia e Medio Oriente, a chi per anni gli ha spogliati della dignità.
C’è anche la testimonianza di un giovane ucraino e un giovane russo: il primo racconta della fuga da Mariupol verso l’Italia, dove risiede la nonna, con il padre bloccato alla frontiera e la nostalgia di casa. Il giovane russo dice di sentirsi invece “spogliato della felicità e di sogni per il futuro”. Il fratello più grande è morto, del padre e del nonno non si sa più nulla: “Tutti ci dicevano che dovevamo essere orgogliosi, ma a casa c’era solo tanta sofferenza e tristezza”. Al Signore chiedono la purificazione da “risentimento”, “rancore”, “parole e reazioni violente”, “atteggiamenti che creano divisioni”.
Quindi, prima della benedizione 14 “grazie”: la Via Crucis si conclude con una preghiera di ringraziamento al Signore: “Grazie” per la speranza, il coraggio, la misericordia, l’amore. “Grazie per la luce che hai acceso nelle nostre notti e riconciliando ogni divisione ci hai reso tutti fratelli”. (Foto © Vatican Media)
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