Historical crimes. Giulio Collalto, la storia del pedofilo “soffocatore”
Giulio Collalto, nato a Roma nel 1953, ha un’infanzia devastata da solitudine, epilessia e ritardo mentale. La madre lo abbandona in un collegio a Grottaferrata, dove subisce una serie di violenze che lo condizioneranno per il resto della vita
Nell’ambito della nostra disamina dei serial killer italiani oggi ci occupiamo di Giulio Collalto, nato a Roma nel 1953. Ha una infanzia devastata da solitudine , epilessia, ritardo mentale. In questa sofferenza infantile contribuisce in maniera determinante il fatto che la madre lo abbandoni in un collegio a Grottaferrata dove subisce una serie di efferate violenze.
La direttrice di quel collegio, una sadica che seviziava ed incatenava i ragazzi affidati a quella struttura, poi arrestata dai carabinieri, lo costringeva a mettere il viso nei propri escrementi e lo incatenava a letto o al termosifone per farlo stare buono, trasformerà quella permanenza durata 11 anni in un incubo e sconvolgerà la mente di Giulio, accentuando il suo ritardo mentale e la morbosità della sua mente.
Appena chiuso dalle forze dell’ordine il collegio di Grottaferrata, Giulio viene trasferito nell’ospedale psichiatrico di Mombello per due anni, da dove poi fuggirà. Successivamente viene ricoverato in un nosocomio a Milano da dove scapperà ancora per andare ad essere ospitato a casa di un depravato che lo costringerà a rapporti omosessuali ripetuti. Infine viene ricoverato in una nuova struttura sanitaria a Limbate da dove verrà dimesso nonostante abbia ormai la mente sconvolta.
Nel 1971 Giulio diventa amico di un bambino di 10 anni, Roberto Auglia. Lo frequenta per cinque anni andandolo anche a trovare a casa sua dove un giorno tenta di violentarlo. Roberto si ribella e Giulio lo uccide soffocandolo con un cuscino. Per mascherare l’omicidio lo posiziona sui fornelli del gas per inscenare un suicidio ma i medici legali scoprono che il povero bambino è morto soffocato ma non per le esalazioni venefiche.
La Corte di Assise di Milano lo condanna per omicidio preterintenzionale a soli sei anni di detenzione. Ma dopo un solo anno di prigione viene scarcerato poiché ritenuto seminfermo di mente. Viene quindi affidato ad una famiglia di Cremona dove inizia a frequentare un oratorio, cosa che gli permette di conoscere dei bambini. Uno di questi, Luca Antonazzi di soli 7 anni viene adescato da Giulio che tenta anche questa volta di violentarlo. Il bambino si ribella e Giulio lo strangola.
Il 4 dicembre del 1981 Giulio viene condannato all’ergastolo. Nel 1990 chiede la grazia ma tale istanza venne poi respinta. Nel 2005 viene presentata una istanza di scarcerazione per buona condotta, ma il Collalto è ancora affetto da una tara psichica che lo rende socialmente pericoloso anche contro se stesso. Infatti durante la sua libertà aveva tentato due volte di suicidarsi la prima volta con il gas e la seconda con dei barbiturici.