Santi Pietro e Paolo, il Papa: “La Chiesa ha bisogno di annunciare come dell’ossigeno per respirare”
Roma celebra i suoi patroni, il Pontefice: “Portiamo ovunque, nella nostra città, specialmente là dove si annidano povertà, degrado, emarginazione, l’abbraccio dell’amore di Dio”
Città del Vaticano – “Mettere l’annuncio al centro. La Chiesa ha bisogno di annunciare come dell’ossigeno per respirare, non può vivere senza trasmettere l’abbraccio dell’amore di Dio e la gioia del Vangelo”. La basilica vaticana risplende addobbata a festa tra drappi rossi e fiori. Musiche solenni riecheggiano tra i marmi antichi. La statua bronzea di San Pietro in cattedra è rivestita col piviale, la stola e il triregno tempestato di pietre preziose. Roma celebra così, con sfarzo solenne, i suoi santi patroni.
In cinquemila hanno preso parte alla celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco che, come da tradizione, ha benedetto i palli, presi dalla Confessione, destinati agli Arcivescovi Metropoliti nominati nel corso dell’anno. Il pallio è quella fascia di lana bianca che gli arcivescovi (e il Papa) indossano durante la celebrazione della messa a simboleggiare il pastore che si fa carico sulle spalle delle pecore.
Come accade oramai da qualche anno, il pallio non viene più imposto dal Santo Padre: ogni arcivescovo lo riceverà dal Rappresentante Pontificio nella rispettiva Sede Metropolitana. Sono 32 i presuli nominati nel corso dell’ultimo anno che siedono in prima fila: card. Baltazar Porras Cardozo, arcivescovo di Caracas ; mons. Norbert José Henri Turini, Arcivescovo di Montpellier; mons. Ivan Maffeis, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve; mons. Enrique Benavent VIdal, Arcivescovo di di Valencia; mons. Mate Uzinic, Arcivescovo di Rijeka (Croazia); mons. Ladislav Nemet, Arcivescovo di Belgrado; mons. Simon OK HYUN-JIN, arcivescovo di Gwangju (Corea); mons. Luis Fernando Rodriguez Velasquez, Arcivescovo di Cali (Colombia); mons. Giovanni Checchinato, Arcivescovo di Cosenza-Bisignano; mons. José Carlos Souza Campos, arcivescovo di Montes Claros (Brasile); mons. Misael Vacca Ramirez, Arcivescovo di Villavicencio (Colombia);mons. Juarez Sousa Da Silva, Arcivescovo di Teresina (Brasile); mons. Hugo Alberto Torres Marin, Arcivescovo di Santa Fe de Antioquia (Colombia); mons. José Vicente Nacher Tatay, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras); mons. MichaelLeniham, Arcivescovo di San Pedro Sula (Honduras): mons. Helizandro Teran Bermudez, Arcivescovo di Mérida (Venezuela); mons. José María Gil Tamayo, Arcivescovo di Granada; mons. Frank Leo, Arcivescovo di Toronto; mons. Victor Bendico, Arcivescovo di Capiz (Filippine); mons. Francisco José Prieto Fernandez, Arcivescovo di Santiago de Compostela; mons. Laurent Le Boulch, Arcivescovo di Lille; mons. Dražen Kutlesa, Arcivescovo di Zagabria; mons. Julius Tonel, Arcivescovo di Zamboanga (Filippine); mons. João Carlos Hatoa Nunes, Arcivescovo di Maputo (Mozambico); mons. Paul Gerard Martin, Arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda); mons. Jorge Ignacio Garcia Cuerva, Arcivescovo di Buenos Aires; mons. George Leo Thomas, Arcivescovo di Las Vegas; mons. Adrian Józef Galbas, Arcivescovo di Katowice (Polonia); mons. Jean De Dieu Raoelison, Arcivescovo di Antananarivo (Madagascar); mons. José Cobo Cano, Arcivescovo di Madrid; mons. Paulo Jackson De Sousa, Arcivescovo di Olinda e Recife (Brasile); mons. Luc Terlinden, Arcivescovo eletto di Mechelen-Bruxelles.
Accanto al Papa, la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, formato da Sua Eminenza Job Getcha, Metropolita di Pissidia, Sua Grazia Athenagoras, Segretario del Santo Sinodo Eparchiale dell’Arcidiocesi di America, il Rev.do Kallinikos Chasapis, diacono, Sua Eminenza il Signor Card. Kurt Koch, Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Sua Eccellenza Mons. Brian Farrell, Segretario Rev. Mons. Andrea Palmieri, Sotto-Segretario.
Nell’omelia, Papa Francesco ricorda che Pietro e Paolo sono i “due Apostoli innamorati del Signore, le due colonne della fede della Chiesa. E mentre contempliamo la loro vita, il Vangelo oggi ci viene incontro con la domanda che Gesù rivolge ai suoi: ‘Voi, chi dite che io sia?’ (Mt 16,15). Questa è la domanda fondamentale, la più importante: chi è Gesù per me? Chi è Gesù nella mia vita?”. Una domanda alla quale Pietro e Paolo hanno risposto con due esempi di vita differenti: sequela, il primo, annuncio, il secondo.
Chiesa-in-sequela
“La risposta di Pietro – spiega il Papa – si potrebbe sintetizzare con una parola: sequela. Pietro ha vissuto nella sequela del Signore”. La risposta che il Principe degli Apostoli dà a Gesù è “impeccabile, precisa, puntuale, potremmo dire una perfetta risposta ‘da catechismo’. Ma quella risposta è frutto di un cammino”.
Pietro, dunque, “ci dice che alla domanda ‘chi è Gesù per me?’ non basta rispondere con una formula dottrinale impeccabile e nemmeno con un’idea che ci siamo fatti una volta per tutte. No. È mettendoci alla sequela del Signore che impariamo ogni giorno a conoscerlo”. Ma attenzione, ammonisce Francesco: “Se possiamo rimandare tante cose nella vita, la sequela di Gesù non può essere rimandata; lì non si può esitare, non possiamo accampare scuse. Alcune scuse sono travestite di spiritualità, come quando diciamo ‘non sono degno’, ‘non sono capace’, ‘cosa posso fare io?’. Questa è un’astuzia del diavolo, che ci ruba la fiducia nella grazia di Dio, facendoci credere che tutto dipenda dalle nostre capacità”.
Distaccarci dalle nostre sicurezze – sicurezze terrene –, subito, e seguire Gesù ogni giorno: ecco la consegna che Pietro ci fa oggi, invitandoci a essere Chiesa-in-sequela. Chiesa-in-sequela. Chiesa che desidera essere discepola del Signore e umile ancella del Vangelo. Solo così sarà capace di dialogare con tutti e diventare luogo di accompagnamento, di vicinanza, di speranza per le donne e gli uomini del nostro tempo.
Annuncio: l’ossigeno della Chiesa
E se la risposta di Pietro consisteva nella sequela, quella di Paolo “è l’annuncio, l’annuncio del Vangelo. Anche per lui tutto iniziò per grazia”, quando sulla via di Damasco “scopre in Gesù il compimento del mistero della salvezza”. Paolo, dunque, ci dice che alla domanda “chi è Gesù per me?” “non si risponde con una religiosità intimista, che ci lascia tranquilli senza scalfirci con l’inquietudine di portare il Vangelo agli altri. L’Apostolo ci insegna che cresciamo nella fede e nella conoscenza del mistero di Cristo quanto più siamo suoi annunciatori e testimoni. E questo succede sempre: quando evangelizziamo, restiamo evangelizzati”.
E questo è necessario anche alla Chiesa oggi: mettere l’annuncio al centro. Essere una Chiesa che non si stanca di ripetersi: “Per me il vivere è Cristo” e “guai a me se non annuncio il Vangelo”. Una Chiesa che ha bisogno di annunciare come dell’ossigeno per respirare, che non può vivere senza trasmettere l’abbraccio dell’amore di Dio e la gioia del Vangelo.
Infine, un pensiero ai romani: “Festeggiamo Pietro e Paolo. Essi hanno risposto alla domanda fondamentale della vita vivendo la sequela e annunciando il Vangelo. È bello crescere come Chiesa della sequela, come Chiesa umile che non dà mai per scontata la ricerca del Signore. È bello se diventiamo una Chiesa al tempo stesso estroversa, che non trova la sua gioia nelle cose del mondo, ma nell’annuncio del Vangelo al mondo, per seminare nei cuori delle persone la domanda su Dio. Portare ovunque, con umiltà e gioia, il Signore Gesù: nella nostra città di Roma, nelle nostre famiglie, nelle relazioni e nei quartieri, nella società civile, nella Chiesa, nella politica, nel mondo intero, specialmente là dove si annidano povertà, degrado, emarginazione”.
Quindi, un monito ai nuovi arcivescovi: “Siate apostoli come Pietro e Paolo. Siate discepoli nella sequela e apostoli nell’annuncio, portate la bellezza del Vangelo ovunque, insieme a tutto il Popolo di Dio”.
Al termine della celebrazione, come da tradizione, Papa Francesco e il Metropolita di Pissidia, si fermano in preghiera prima davanti all’altare della Confessione, sotto il quale vi è la tomba dell’apostolo, poi davanti alla statua bronzea rivestita con ori e tessuti preziosi: “Grazie per la vostra presenza, grazie: andiamo avanti insieme, andiamo avanti insieme nella sequela e nell’annuncio della Parola, crescendo nella fraternità. Pietro e Paolo ci accompagnino e intercedano per tutti noi”. (foto © Vatican Media)
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