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Spagna al voto, trema l’Ue. Tutto quel che c’è da sapere

23 luglio 2023 | 07:30
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Spagna al voto, trema l’Ue. Tutto quel che c’è da sapere

Circa 37 milioni di persone chiamate alle urne per rinnovare le Corti Generali di Spagna. La destra avanza, ma i socialisti ci credono. E per l’Ue lo spauracchio è Vox

Madrid – Il 29 maggio il Presidente del Governo di Spagna, il socialista Pedro Sanchez, si é dimesso dopo la pesante batosta alle elezioni comunali e regionali, convocando le elezioni anticipate. Ed ora, dopo circa 2 mesi, l’attesa è finita: oggi, domenica 23 luglio 2023, circa 37 milioni di spagnoli sono chiamati alle urne per votare i nuovi rappresentanti alle Corti Generali. A sfidarsi sono, sostanzialmente, 2 grandi partiti (più altre realtà piccole ma decisive, che dopo vedremo): il Psoe (Partito socialista operaio spagnolo) guidati proprio da Pedro Sanchez ed il Partito Popolare, guidato da Alberto Núñez Feijòo. E proprio quest’ultimo, negli ultimi sondaggi disponibili, sembra essere parecchio avanti anche se i socialisti hanno recuperato terreno.

Andiamo per ordine. La sorprendente decisione di Sanchez di rimettere il mandato nelle mani del Re Filippo VI  ha spaccato l’opinione pubblica interna (e non solo). C’è chi lo ha accusato di aver “regalato” il Paese alla destra, quest’ultima molto avanti nei sondaggi. E chi invece ne ha apprezzato la presa d’atto dopo la sconfitta elettorale. Ma a onor del vero, si sarebbe comunque tornati al voto comunque entro pochi mesi (a causa della scadenza della legislatura, che in Spagna dura 4 anni). Ma soprattutto, numerose indiscrezioni raccontano che quella del leader socialista sia stata una mossa ben studiata, volta a non dare il tempo ai suoi avversari di

Pedro Sanchez, presidente del Governo di Spagna (foto: lamoncloa.gob.es)

Pedro Sanchez, presidente del Governo di Spagna (foto: lamoncloa.gob.es)

organizzarsi “per tempo” e al tempo stesso evitare un ulteriore calo di consensi del partito”.

Il Governo guidato da Sanchez ha dovuto affrontare numerose sfide dal giorno del suo insediamento nel 2019, in particolare il Covid e la guerra in Ucraina, questioni che hanno inevitabilmente colpito l’economia spagnola. E proprio Sanchez si è contraddistinto per un’impronta fortemente socialista, a tal punto che è da molti considerato l’unico vero leader di sinistra in Europa, spesso preso come riferimento anche dalla politica nostrana. Ora arriva la sfida politicamente più difficile: la riconferma elettorale. Ma il Partito Popolare corre spedito e accarezza il sogno di sedersi al Palazzo della Moncloa.

Come si vota. E un po’ di numeri

Le Corti Generali, titolari del potere legislativo, sono composte da due rami: il Congresso dei Deputati (la “Camera bassa”) ed il Senato di Spagna (la “Camera alta”), quest’ultimo in parte eletto dal popolo ed in parte dalle Assemblee Legislative delle 17 comunità autonome.

Il numero dei parlamentari è variabile e attualmente sono composte da 616 membri: 350 deputati e 266 senatori. La legge elettorale in vigore prevede un sistema proporzionale corretto, ovvero con soglia di sbarramento al 3% e possono votare i cittadini spagnoli che abbiano compiuto 18 anni.

Il Governo è nominato dal Re che di prassi (anche se non c’è nessuna legge a stabilirlo) nomina Presidente il leader del partito che ha ottenuto la maggioranza. Le Corti Generali hanno potere di fiducia e sfiducia verso l’esecutivo, come accade in Italia.

Dopo aver doverosamente analizzato ciò, soffermiamoci anche su altro perchè le curiosità non mancano. Per la prima volta nella sua storia monarchica, la Spagna va al voto in piena estate, con un caldo infernale e giornate da bollino rosso. I dati ufficiali dicono come circa 1/4 degli elettori si trovi in questo momento in vacanza, quindi lontani dai propri seggi. Tutto ciò ha fatto sì che in Spagna, in cui è possibile anche il voto per posta, circa 2,3 milioni di spagnoli abbiano già inviato la loro scheda elettorale.

Un’ultima curiosità, ma non per importanza: rispetto al 2019, anno delle ultime elezioni, saranno circa 1 milione e 600mila i giovani in più che voteranno, avendo compiuto 18 anni. E chissà che questo non possa essere decisivo ai fini elettorali.

Trema l’Ue: sullo sfondo c’è Vox

La tornata elettorale vede sugli spalti gli occhi interessati del mondo, soprattutto quelli Bruxelles. La Spagna, infatti, è attualmente di turno alla presidenza dell’Ue, mandato che però é stato molto deludente causa distrazioni elettorali. Oltre ciò, i vertici europei temono una possibile ripercussione interna: dopo la vittoria in Italia di Giorgia Meloni, e le attuali proteste in Francia dove il consenso per Macron é ai minimi storici, una vittoria della destra in Spagna significherebbe cambiare e non poco gli equilibri dentro Bruxelles. Con all’orizzonte le elezioni europee del 2024, la cui campagna elettorale è di fatto già iniziata.

Alberto Nunez Feijòò, presidente del Partito Popolare

Alberto Nunez Feijòò, presidente del Partito Popolare (foto: Instagram @anunezfeijoo)

Secondo i sondaggi (che vanno presi con le pinze, però…) ad essere in vantaggio é il Partito Popolare guidato da Alberto Núñez Feijóo. Per i più curiosi ed interessati, abbiamo deciso anche di allegarvi il link del programma elettorale del PP, in modo da dare a chiunque l’opportunità di farsi un’idea. Clicca qui per leggere il programma elettorale del Partito Popolare.

Più distante invece il Psoe di Pedro Sanchez, che però é in rimonta e crede nella vittoria e, per la dovuta parcondicio, clicca qui per leggere il testo del Partito socialista operaio spagnolo. Ciò che emerge dai dati, tuttavia, é che nessuno dei 2 grandi partiti riuscirà ad avere la maggioranza necessaria per formare un Governo in autonomia, e ciò significherà che, qualunque dei due vincerà, dovrà allearsi con qualcuno. In caso di vittoria del Psoe, Sanchez sarebbe “costretto” ad allearsi con varie forze politiche minoraterie di sinistra (anche radicale). Mentre se vincessero i Popolari, il primo alleato sarebbe Vox. Ed è proprio quest’ultimo a far paura all’Unione Europea: clicca qui per leggere il programma elettorale di Vox.

Vox, di cui il presidente attuale è Santiago Abascal, infatti è una forza politica di estrema destra nata nel 2013, da una costola proprio del Partito Popolare. Attualmente, secondo i sondaggi, è la terza forza politica dopo il Psoe ed il PP.

Rimasto un movimento marginale (che difficilmente arrivava all’1%) fino al 2016, ha avuto un clamoroso exploit dopo i fatti di Barcellona del 2017, quando l’Isis con un attentato terroristico uccise 17 persone e ne ferì oltre 130. Vox infatti non ha mai nascosto la propria linea dura sull’immigrazione, caratterizzandosi in particolare per le proprie posizioni

Santiago Abascàl in un comizio di Vox (foto: Instagram @santi_abascal)

Santiago Abascàl in un comizio di Vox (foto: Instagram @santi_abascal)

anti-islamiche e fortemente cristiano-conservatrici. Non solo: forti convinzioni sono anche la difesa della cultura della vita e della famiglia, l’eliminazione delle 17 Autonomie tutelate dalla Costituzione, il centralismo del potere, l’ultra-liberismo economico e la condanna dei movimenti femministi. Ma ciò che più preoccupa l’Ue (oltre che il forte euroscetticismo manifestato da Vox in questi anni) è il rapporto, per così dire, “ambiguo” rispetto a Francisco Franco, che impose una feroce dittatura dal 1936 al 1975. Il partito non ha mai preso le distanze dal Franchismo, ed anzi più volte gli ha “lisciato il pelo“, con proposte di legge e dichiarazioni che lasciano poco spazio ad interpretazioni. Ed ecco dunque che Bruxelles teme, all’improvviso, di trovarsi Ministri di Vox a guida di uno dei Paesi più importanti non solo dell’Ue, ma nello specifico dell’Europa mediterranea. Ed è una possibilità più che concreta.

Il pericolo astensionismo

C’è una terza e concreta opzione che potrebbero segnare il destino di questa tornata elettorale. Ovvero che a vincere sia l’astensione, dovuta soprattutto all’incognita clima: se il testa a testa finirà con il condannare il paese alla paralisi, con un governo provvisorio, sarebbe molto probabile un nuovo ritorno alle urne. 

“El Palacio de la Moncloa”, Madrid. Sede ufficiale del Governo di Spagna

Vedremo come si evolverà la tornata elettorale, che sta rendendo ancor bollente l’estate spagnola. Madrid, così come l’Europa, è chiamata all’appuntamento con la storia: il Partito Popolare sogna, il Psoe rincorre e spera, Vox aizza il suo popolo. Ma il destino della Spagna tutto è nelle mani degli elettori e, successivamente, sarà in quelle di Sua Maestà Filippo VI.

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