Gmg. Il Papa striglia l’Europa: “Verso dove navighi se non offri vie di pace?”

2 agosto 2023 | 13:35
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Gmg. Il Papa striglia l’Europa: “Verso dove navighi se non offri vie di pace?”

Da Lisbona il Pontefice tuona contro un continente “incapace di affrontare le crisi”: “Io sogno un’Europa che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che includa popoli e persone, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche”

Lisbona – “Verso dove navighi, Europa?”. Ha inizio con un duro attacco al Vecchio Continente il Viaggio Apostolico di Papa Francesco a Lisbona. Il Pontefice arriva nella capitale portoghese per incontrare i giovani di tutto il pianeta, che si sono radunati in Portogallo per la Giornata Mondiale della Gioventù. Francesco parlerà loro in diverse occasioni fino a domenica, ma prima di concedersi il bagno di folla tra i ragazzi, Bergoglio non teme di tuonare contro gli adulti che governano le nazioni.

Tra le maestose sale del Centro Cultural de Belém, dove è stato accolto da migliaia di portoghesi al grido di “Questa è la gioventù del Papa”, il Pontefice mette a confronto quella che dovrebbe essere la missione dell’Europa con quello che, nei fatti, è l’esatto opposto. Bergoglio usa un’espressione forte: definisce incapace il Vecchio Continente: “Sappiamo che oggi le grandi questioni sono globali, eppure spesso sperimentiamo l’inefficacia nel rispondervi proprio perché davanti a problemi comuni il mondo è diviso, o per lo meno non abbastanza coeso, incapace di affrontare unito ciò che mette in crisi tutti. Sembra che le ingiustizie planetarie, le guerre, le crisi climatiche e migratorie corrano più veloci della capacità, e spesso della volontà, di fronteggiare insieme tali sfide”.

Ma Lisbona, che per una settimana sarà “la capitale del mondo”, come la definisce lo stesso Pontefice, “può suggerire un cambio di passo”. Francesco ricorda la firma dell’omonimo Trattato di riforma dell’Unione Europea sottoscritto nel 2007. Ne cita alcuna passaggi: “l’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli”;  “nelle relazioni con il resto del mondo […] contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani”. Queste, ammonisce il Santo Padre, “non sono solo parole, ma pietre miliari per il cammino della comunità europea, scolpite nella memoria di questa città. Ecco lo spirito dell’insieme, animato dal sogno europeo di un multilateralismo più ampio del solo contesto occidentale”.

Per il Pontefice, oggi il mondo “di vera Europa”. Ovvero, “ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente. E, “con accorato affetto”, Papa Bergoglio inizia una dura critica all’Europa: “Verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente? La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale. Preoccupa quando si legge che in tanti luoghi si investono continuamente fondi sulle armi anziché sul futuro dei figli. Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche”.

Bergoglio sottolinea quindi il paradosso della vita umana, oggi “messa a rischio da derive utilitariste, che la usano e la scartano. Penso a tanti bambini non nati e anziani abbandonati a sé stessi, alla fatica di accogliere, proteggere, promuovere e integrare chi viene da lontano e bussa alle porte, alla solitudine di molte famiglie in difficoltà nel mettere al mondo e crescere dei figli”. E anche su eutanasia e aborto, non risparmia critiche al Vecchio Continente: “Verso dove navigate, Europa e Occidente, con lo scarto dei vecchi, i muri col filo spinato, le stragi in mare e le culle vuote? Dove andate se, di fronte al male di vivere, offrite rimedi sbrigativi e sbagliati, come il facile accesso alla morte, soluzione di comodo che appare dolce, ma in realtà è più amara delle acque del mare?”.

La presenza dei giovani a Lisbona, circa un milione secondo le stime ufficiali, “ci dà però motivo di sperare”. Si tratta, spiega il Papa, “di giovani provenienti da tutto il mondo, che coltivano i desideri dell’unità, della pace e della fraternità, ci provocano a realizzare i loro sogni di bene. Non sono nelle strade a gridare rabbia, ma a condividere la speranza del Vangelo. E se da molte parti oggi si respira un clima di protesta e insoddisfazione, terreno fertile per populismi e complottismi, la Giornata Mondiale della Gioventù è occasione per costruire insieme”.

E nella mente del Papa ci sono “tre cantieri di speranza in cui possiamo lavorare tutti uniti: l’ambiente, il futuro, la fraternità”. Già, l’ambiente, un “problema globale” che “rimane estremamente serio: gli oceani si surriscaldano e i loro fondali portano a galla la bruttezza con cui abbiamo inquinato la casa comune. Stiamo trasformando le grandi
riserve di vita in discariche di plastica. L’oceano ci ricorda che la vita dell’uomo è chiamata ad armonizzarsi con un ambiente più grande di noi, che va custodito con premura, pensando alle giovani generazioni. Come possiamo dire di credere nei giovani, se non diamo loro uno spazio sano per costruire il futuro?”.

E’ proprio il futuro rappresenta il secondo cantiere: “Il futuro sono i giovani. Ma tanti fattori li scoraggiano, come
la mancanza di lavoro, i ritmi frenetici in cui sono immersi, l’aumento del costo della vita, la fatica a trovare un’abitazione e, ancora più preoccupante, la paura di formare famiglie e mettere al mondo dei figli. Il progresso sembra una questione riguardante gli sviluppi della tecnica e gli agi dei singoli, mentre il futuro chiede di contrastare la denatalità e il tramonto della voglia di vivere. La buona politica può fare molto in questo, può essere generatrice di speranza. Essa, infatti, non è chiamata a detenere il potere, ma a dare alla gente il potere di sperare. È chiamata a riscoprirsi generatrice di vita e di cura, a investire con lungimiranza sull’avvenire, sulle famiglie e sui figli, a promuovere alleanze intergenerazionali, dove non si cancelli con un colpo di spugna il passato, ma si favoriscano i legami tra giovani e anziani”.

L’ultimo cantiere di speranza è quello della fraternità, “che noi cristiani impariamo dal Signore”. Eppure, “nel contesto generale di una globalizzazione che ci avvicina ma non ci dà la prossimità fraterna, tutti siamo chiamati a coltivare il senso di comunità, a partire dalla ricerca di chi ci abita accanto. Sentiamoci tutti insieme chiamati, fraternamente, a dare speranza al mondo in cui viviamo e a questo magnifico Paese”.

Terminati i saluti, il Papa fa rotta verso la Nunziatura Apostolica, che lo ospiterà fino a domenica. nel pomeriggio l’incontro con i Vescovi, il clero e i religiosi del Portogallo. Domani il primo vero bagno di folla con i giovani al Parque Eduardo VII. Prima, in mattinata, Francesco sarà a Cascais per incontrare i ragazzi di Scholas Occurrentes (leggi qui) e completare un maxi murales lungo tre chilometri.

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