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Gmg. Il Papa tra gli anziani e i bimbi della periferia di Lisbona: “L’amore concreto sporca le mani”

4 agosto 2023 | 15:42
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Gmg. Il Papa tra gli anziani e i bimbi della periferia di Lisbona: “L’amore concreto sporca le mani”
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Gmg. Il Papa tra gli anziani e i bimbi della periferia di Lisbona: “L’amore concreto sporca le mani”
Gmg. Il Papa tra gli anziani e i bimbi della periferia di Lisbona: “L’amore concreto sporca le mani”

Il Pontefice visita il Centro Sociale e la parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli e incontra chi assiste anziani, disabili e bambini: “Per un cristiano non ci sono preferenze di fronte a chi bussa bisognoso alla porta”

Lisbona – Non esiste l’amore astratto. Esiste solo “l’amore concreto”, quello “che sporca le mani”. Lo afferma Papa Francesco, che questa mattina, nel suo terzo giorno di Viaggio Apostolico a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù, dopo aver confessato alcuni ragazzi nel Campo del Perdono, lascia il centro cittadino per recarsi al Centro Social Paroquial São Vicente de Paulo, situato nel cuore del quartiere periferico e problematico di Serafina, vicino al Bairro Liberdade, nella freguesia di Campolide, per incontrare i rappresentanti di alcuni centri di assistenza e di carità.

Una tappa obbligatoria, nel contesto della Gmg, come spiega il Pontefice, poiché qui “s continua a generare vita”. Il Centro, infatti, impiega circa 170 persone che, nelle più diverse funzioni, si occupano, tra le altre cose, di un asilo nido, di una scuola per l’infanzia, delle attività per il tempo libero dei bambini e dei ragazzi, di una casa di riposo per anziani, di un centro diurno per anziani e disabili e del sostegno domiciliare.

La parrocchia è stata istituita il 25 marzo 1959 dal Cardinale Patriarca Dom Manuel Gonçalves Cerejeira e affidata ai Padri Missionari della Consolata insieme a quella di Santo António de Campolide. Il suo fondatore e primo parroco è stato padre José Gallea, Superiore Regionale dei Missionari della Consolata. Fin dall’inizio e per espressa volontà di padre Gallea, la parrocchia è stata affidata alla protezione di San Vincenzo de’ Paoli, con l’obiettivo di seguirne l’ispirazione, e cioè “Amare Dio nei poveri”. La Parrocchia, fedele al suo Santo Patrono, si è posta come un segno dell’amore di Dio, nella sua opera di servizio ai fratelli, senza distinzione di razza, credo, colore o ceto sociale.

Il Pontefice, giunto in auto, viene accolto da applausi e grida di gioia. Un coro di bimbi canta per lui, visibilmente affaticato. L’agenda è fitta di impegni e anche gli occhi del Pontefice gli giocano brutti scherzi. Bergoglio inizia a leggere il discorso preparato per l’occasione: “È bello essere qui insieme nel contesto della Giornata Mondiale della Gioventù, mentre guardiamo alla Vergine che si alza per andare ad aiutare. La carità, infatti, è l’origine e la meta del cammino cristiano, e la vostra presenza, realtà concreta di ‘amore in azione’, ci aiuta a non dimenticare la rotta, il senso di quello che stiamo facendo sempre”.

“Insieme”, riflette il Papa, “è la parola chiave. Vivere, aiutare e amare insieme: giovani e adulti, sani e malati, insieme. Non dobbiamo lasciarci ‘definire’ dalla malattia o dai problemi, perché noi non siamo una malattia, non siamo o un problema: ciascuno di noi è un regalo, è un dono, un dono unico, con i suoi limiti, ma un dono, un dono prezioso e sacro per Dio, per la comunità cristiana e per la comunità umana. Allora, così come siamo, arricchiamo l’insieme e lasciamoci arricchire dall’insieme!”.

Anche perché, come testimonia la struttura, “dall’esperienza della malattia nasce una comunità di sostegno a chi affronta la battaglia contro il cancro, specialmente ai bambini, affinché, l’evoluzione della cura e la migliore qualità della vita diventino per loro una realtà”. Tutti, rimarca, “siamo fragili e bisognosi, ma lo sguardo di compassione del Vangelo ci porta a vedere le necessità di chi ha più bisogno. E a servire i poveri. Sono loro il tesoro della Chiesa, sono i preferiti di Dio! E, tra di loro, ricordiamoci di non fare differenze. Per un cristiano, infatti, non ci sono preferenze di fronte a chi bussa bisognoso alla porta: connazionali o stranieri, appartenenti a un gruppo o ad un altro, giovani o anziani, simpatici o antipatici…”.

Francesco si ferma, posa i fogli e, a braccio, confessa: “Sono molte le cose che vorrei dirvi ora, ma succede che non mi stanno funzionando ‘i riflettori’ e non posso leggere bene. Perciò ve lo consegno, perché lo rendiate pubblico poi. Non si può forzare la vista e leggere male. Voglio solo soffermarmi su qualcosa che non è scritto, ma che sta nello spirito dell’incontro: la concretezza. Non esiste amore astratto, non esiste. L’amore platonico sta in orbita, non sta nella realtà. L’amore concreto, quello che si sporca le mani”.

Ognuno di noi può chiedere: l’amore che io sento per tutti quelli che stanno qui, quello che sento per gli altri, è concreto o astratto? Quando io do la mano a una persona bisognosa, a un malato, a un emarginato, dopo aver dato la mano, faccio subito così [strofina la mano sulla veste] per non contagiarmi? Mi disgusta la povertà, la povertà degli altri? Cerco sempre la vita “distillata”, quella che esiste nella mia fantasia, ma non esiste nella realtà? Quante vite distillate, inutili, che passano senza lasciare un’impronta, perché quelle vite non hanno peso!

“Non potrebbe esistere una Giornata Mondiale della Gioventù senza tener conto di questa realtà. Perché anche questo è gioventù, nel senso che voi generate vita nuova continuamente. Con la vostra condotta, con il vostro impegno, con il vostro sporcarvi le mani per toccare la realtà della miseria degli altri, state generando ispirazione, state generando vita. Grazie per questo! Vi ringrazio con tutto il cuore. Andate avanti e non vi scoraggiate! E se vi scoraggiate, prendete un bicchiere d’acqua e andate avanti!”, conclude il Papa, che ai discorsi preparati preferisce comunque le azioni. E così, in sedia a rotelle, va nella cappella della chiesa, adiacente alla struttura, a salutare altri ospiti.

L’uscita è caotica: la folla lo acclama e lo applaude, qualcuno sfugge alla sicurezza e gli si avvicina per fargli benedire il figlio piccolo. L’auto parte, direzione Nunziatura Apostolica. Qui, come fa sapere il Vaticano, il Pontefice ha avuto una serie di incontri: il Pontefice ha incontrato brevemente il giornalista israeliano Henrique Cymerman. Poi ha ricevuto la visita di una delegazione del centro internazionale di dialogo KAICIID, accompagnata dal Card. Ayuso. Nel salutarla, ha espresso la sua gratitudine per la visita e rivolto ai presenti alcune parole sul valore della fraternità e del dialogo e il pericolo del monologo e del proselitismo. Successivamente, il Papa, spiegano sempre dal Vaticano, “si è intrattenuto in conversazione con Rahim Aga Khan, figlio della guida della comunità ismaelita, che ha il suo centro a Lisbona. Infine, il Papa ha ricevuto un gruppo di religiosi e persone di diverse fedi e confessioni cristiane coinvolte nell’impegno ecumenico ed interreligioso della Chiesa portoghese. Papa Francesco ha ringraziato i presenti per la fraternità vissuta, per gli sforzi di dialogo, raccomandando loro di prendersi cura dei giovani, che “sono allegri, ma non superficiali”, e rischiano di essere ‘anestetizzati’ dal mondo che li circonda”.

Francesco ha anche incontrato brevemente una signora di 106 anni, Maria da Conceição Brito Mendonça, nata il giorno delle apparizioni di Fatima, il 13 maggio 1917. Bergoglio ha incontrato anche una giovane, Edna Pina Lopes Rodrigues, che soffre di una grave malattia e alla quale il Papa aveva inviato un messaggio di affetto e di preghiera nel giugno scorso. Domani mattina il Papa sarà a Fatima, luogo nel quale il desidera tanto andare per affidare a Maria i dolori del mondo. Su tutti, la guerra in Ucraina e i conflitti nel resto del mondo. (foto © Vatican Media)

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