Historical Crimes. Il killer Aurelio Concardi e la banda della Brianza
soprannominato nel suo paese “Il Pazzo” poiché rissoso ed estremamente violento, Concardi si porta dietro una lunga scia di omicidi
Aurelio Concardi, nato a Cernusco sul Naviglio, era stato soprannominato nel suo paese “Il Pazzo” poiché rissoso ed estremamente violento che si scagliava con ira su chiunque non la pensasse come lui tra i suoi amici. Da ragazzo era stato arrestato per spaccio di droga e poi per rissa e quindi per detenzione d’armi ma ne era uscito con lievi condanne.
Diventato adulto la sua personalità acquista carisma ed influenza tra alcuni scapestrati che si legano a lui costituendo una vera banda dedita al traffico di stupefacenti nel nord del Milanese. A contatto con altri trafficanti di eroina, con tossicodipendenti che non pagavano le dosi che vendeva loro e per il controllo delle piazze di spaccio comincia ad uccidere. Nel 1982 inizia la sua lunga catena di omicidi. I primi tre riguardano dei giovani che ”non erano puntali nel pagamento della roba”, come lui stesso confesserà dopo l’arresto. Altri due malcapitati vengono uccisi perché “volevano mettersi in proprio” ed ancora altri due perché avevano detto che avevano deciso di non comprare da lui le dosi, volendosi disintossicare.
La banda che lo asseconda in tutti questi fatti di sangue e violenza è composta da Michele Sgaramella di Adria, Roberto Tomasoni, Filippo Donvito e Alessandro Asperti. Una volta arrestata l’intera banda Aurelio Concardi non solo confessa i suoi crimini ma diviene confidente di giustizia. Per questo motivo il suo ergastolo si trasforma a 30 anni di galera.
Dopo soli 12 anni di prigione, avendo avuto una condotta esemplare in carcere, ottiene la semilibertà ed inizia a lavorare per una cooperativa che si occupa di servizi sociali ad Ospitaletto. Riesce abilmente a procurarsi un’arma da fuoco e gira armato fuori dal carcere, perché ha paura di essere giustiziato da altri malviventi per le sue delazioni alla Polizia.
Il 5 febbraio del 2000, uscito dal carcere di Busto Arsizio per recarsi al lavoro, alcuni agenti della Polfer fermano il Concardi per un controllo alla stazione Centrale di Milano. Senza esitare tira fuori la sua pistola e spara contro gli agenti ferendoli. In una perquisizione presso lo spogliatoio dove lavora vengono rinvenuti munizioni ed una seconda pistola. Viene di nuovo arrestato e privato della semilibertà. Ma questo dura fino al 2011 quando ottiene di nuovo la semilibertà andando a lavorare nella stessa cooperativa di prima. Ma la sua propensione al non rispetto delle regole lo porta ad una serie di ritardi nel ritorno in cella ogni sera e questo gli reca la cessazione dei benefici di uscita dalla prigione.