IL FATTO

In Comune sesso ed estorsioni: gossip e denunce a Santa Marinella

24 settembre 2023 | 22:50
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In Comune sesso ed estorsioni: gossip e denunce a Santa Marinella

Diffusi alcuni filmati dove viene ripreso il sindaco di Santa Marinella, Pietro Tidei, mentre fa sesso con due donne nel suo ufficio. Ma oltre a questo, c’è molto di più

Santa Marinella – Denunce, presunte tangenti, scene hot all’interno delle stanze del potere. Sembra l’avvincente trama di House of Cards, la nota serie political-drama statunitense, ma in realtà è la fotografia di quanto sta avvenendo a Santa Marinella, il piccolo Comune costiero fuori Roma. Protagonista di questo “intreccio” il sindaco Pietro Tidei, finito nell’occhio del ciclone per alcuni filmati in cui viene ripreso a fare sesso con due donne all’interno del suo ufficio. Ma oltre a questo c’è molto, molto di più:  per poter avere il quadro completo, occorre riavvolgere il nastro fino al 2022.

Lo scorso anno, infatti, il Primo cittadino di Santa Marinella ha sporto denuncia per un presunto tentativo di corruzione, messo in atto – a sua detta – per una “congiura” ai suoi danni. Il Faro online, all’epoca dei fatti, raccontò il blitz dei Carabinieri nel palazzo comunale di via Cicerone, con i militari che sequestrarono mole di materiale cartaceo e informatico, su mandato del sostituto procuratore Roberto Savelli (leggi qui). Un sequestro che prima il Tribunale del riesame, e poi i Supremi Giudici della Corte di Cassazione, ritennero eccessivo.

Ad ogni modo, a finire nel mirino dei magistrati della Procura di Civitavecchia è stato un imprenditore del litorale, titolare di due ristoranti sul litorale, di cui uno a Santa Severa. Secondo le tesi dell’accusa, il titolare avrebbe pagato 100mila euro alcuni consiglieri di maggioranza per farlo cadere e poter ottenere il cambio di destinazione d’uso dal suo successore. Tuttavia il presunto golpe del litorale romano non è andato a buon fine. Tidei è rimasto saldo al suo posto, ed è stato anche rieletto sindaco nel 2023 tra le fila del centro-sinistra.

Comunque sia la Procura ha dunque fatto piazzare alcune telecamere nascoste nella sede del Comune, per verificare l’eventuale presenza di corrotti e corruttori (dunque non avevano nulla a che fare con Tidei). Ed è proprio su quest’ultimo punto che la serie political-drama del litorale romano ha il suo colpo di scena.

Il consigliere comunale Roberto Angeletti – uno degli iscritti nel registro degli indagati – ha infatti chiesto ed ottenuto l’acquisizione degli atti dell’accusa: dai filmati emerge che nell’anticamera del suo ufficio, il sindaco Tidei ha consumato rapporti sessuali con due donne: una vicenda privata ed estranea alle indagini, che è stata resa nota dal quotidiano La Verità.

Il Sindaco non ha usato mezzi termini nella nota inviata alla stampa in serata: “Si tratta di 4000 ore di video e altrettante intercettazioni telefoniche, di cui in teoria sarebbero previsti la segregazione e l’arresto per chi lo pubblica in base alla Legge Severino. E’ stato commesso un enorme errore – si legge – nel consentire agli indagati di avere a disposizione atti del giudizio estranei ed irrilevanti per la loro difesa ma assolutamente necessari, dal loro punto di vista, per denigrare non solo un avversario politico ma colui che con coraggio ha denunziato le loro malefatte. Ora in una piccola cittadina come Santa Marinella questo errore ha innescato una barbarica caccia alle streghe e rischia di mettere alla gogna anche altri soggetti del tutto ignari e del tutto estranei”. Sempre nella nota, viene specificato come il Sindaco non abbia avuto ancora modo di accedere al fascidolo d’indagine.

Vedremo come proseguirà la cosa, ma è doveroso rimarcare che saranno i giudici a stabilire eventuali responsabilità, illeciti commessi e quant’altro. Anche se quel che si può già fermare è che a perdere, in questo momento, è la meravigliosa località di Santa Marinella. Che invece di salire alla ribalta per il suo mare e le sue spiagge, è sulla bocca di tutti per spinose questioni giudiziarie.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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