Educazione e giovani: la sfida “sinodale” per la Chiesa del litorale romano
Nel giorno in cui il Papa apre la XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi la Chiesa del litorale romano fa il punto su quanto emerso nelle sessioni di ascolto. Mons. Ruzza: “Le nostre Chiese abbiano il desiderio, e soprattutto l’urgenza, di coinvolgersi di più nella vita pubblica, quindi di emergere come un soggetto che fa cultura e la propone come percorso di vita fondamentalmente ed esistenzialmente convincente e attrattivo”
Fiumicino – Una maggiore attenzione ai giovani per mettere fine a quello che molti definiscono – oramai – uno “sfacelo educativo”. E’ questa, secondo mons. Gianrico Ruzza, vescovo delle Diocesi di Porto-Santa Rufina e Civitavecchia-Tarquinia, la sfida sinodale per la sua Chiesa, quella del litorale romano. Un territorio vasto, ricco di storia e cultura, bagnato in passato dal sangue dei martiri e oggi con quello di tanti giovani che riempiono le pagine di cronaca dei quotidiani. E mentre il Papa apre la XVI Assemblea del Sinodo dei Vescovi in una San Pietro addobbata a festa, il pastore, interpellato da ilfaroonline.it, fa il punto sulle sessioni di ascolto che il Vaticano ha chiesto nei mesi scorsi a ogni Diocesi del mondo. Del resto, come ha detto il Pontefice, senza ascolto non può esserci Sinodo. Cosa è emerso da Fiumicino, Cerveteri, Ladispoli, Santa Marinella, Civitavecchia e Tarquinia? Una Chiesa attenta alle problematiche del territorio ma desiderosa di coinvolgersi maggiormente nella vita pubblica delle città
Inizia, tra diverse critiche, il Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità. Per diversi mesi la Chiesa si è messa in ascolto di tutti, laici e non, credenti e non credenti, grandi e piccoli: cosa aspettarsi da questa sessione?
Partirei innanzitutto dal considerare il senso di rinnovato entusiasmo per la partecipazione alla vita ecclesiale suscitato dal sinodo. Molti laici che vivono ai margini della comunità ecclesiale sono stati sorpresi dall’essere interpellati sulla vita della Chiesa. Quest’attenzione nei confronti di tutti, nessuno escluso, ha generato l’interesse a un maggiore coinvolgimento personale nella vita della comunità cristiana. L’altro elemento che vorrei sottolineare consiste nella crescente consapevolezza ad assumere la prassi sinodale come stile abituale nella vita della comunità cristiana. Quindi con un senso di partecipazione, un senso di corresponsabilità, un senso di interesse a che la comunità cristiana sia veramente aderente al dettato del Vangelo e trasparente per annunciare la forza del kerygma, l’annuncio della morte e risurrezione di Cristo. Ci stiamo preparando a entrare nel vivo di questa terza fase del sinodo delle Chiese italiane, quella “sapienziale”, ragionando di discernimento nelle due assemblee diocesane di inizio anno. La Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia si riunirà il prossimo 25 ottobre alle 18 presso la parrocchia di San Felice da Cantalice a Civitavecchia. Mentre la diocesi di Porto-Santa Rufina si incontrerà il 4 novembre al Centro pastorale diocesano a La Storta alle 9.30.
Qual è stato il contributo delle Chiese del litorale alla discussione che ci si appresta a vivere nei prossimi giorni in Vaticano?
Il nostro contributo corrisponde per molti aspetti a quello di molte altre diocesi italiane. Le richieste che vengono fatte esprimono soprattutto l’esigenza di percorsi formativi in risposta al bisogno di affrontare le sfide del nostro tempo. Il litorale sta puntando molto l’attenzione sull’emergenza educativa, su quello che qualcuno giustamente definisce lo “sfacelo educativo”. È un tema non più rinviabile. In questa direzione le due diocesi propongono un convegno dal titolo emblematico, “Il grido dei giovani. Dipendenze e disagio”, che si terrà il 17 novembre a Ladispoli. È un punto di partenza, dopo l’ascolto del territorio, per un’azione organica di incontro e accompagnamento dei ragazzi nei luoghi che frequentano. Un altro aspetto recepito e segnalato riguarda la prossimità tra istituzione ecclesiale e vita delle persone, intesa come maggiore sintonia tra i pastori e il popolo dei laici e dei religiosi. Da un lato esprime il sentirsi convocati e coinvolti ad aver cuore nelle relazioni, dall’altro rivela la richiesta di molti a non essere elementi marginali nelle decisioni da vivere all’interno della comunità.
Nell’interpellare i cittadini delle diocesi di Porto-Santa Rufina e Civitavecchia-Tarquinia, che tipo di Chiesa è emersa? Su cosa deve “migliorare” o riflettere maggiormente la Chiesa del litorale?
È emersa una Chiesa desiderosa e appassionata. Tuttavia, sono emerse criticità che non posso e non voglio negare. Per esempio, un affievolimento del senso partecipativo, una forte disaffezione della realtà giovanile, alcune difficoltà della fase dell’iniziazione alla vita cristiana che sappiamo essere il serbatoio naturale delle nostre comunità. Sono difficoltà rispetto alle quali sentiamo l’urgenza di camminare nella comunione e nella partecipazione. A partire dall’interrogarsi su come presentare la bellezza e la forza del Vangelo, in particolare verso le giovani generazioni con maggiore efficacia. Questo significa ripensare i linguaggi: credo che il lavoro della fase di discernimento abbia proprio nel linguaggio e nella comunicazione uno degli aspetti su cui investire con maggiore attenzione. Detto questo, penso che le nostre Chiese abbiano il desiderio, e soprattutto l’urgenza, di coinvolgersi di più nella vita pubblica, quindi di emergere come un soggetto che fa cultura e la propone come percorso di vita fondamentalmente ed esistenzialmente convincente e attrattivo.
Tra poco più di un anno avrà inizio il Giubileo: Fiumicino è considerata la porta d’ingresso dell’Italia e di Roma. Sulla scia di quanto emerso dall’ascolto dei fedeli per questo Sinodo, come ci si vuole preparare all’Anno Santo?
L’aeroporto internazionale “Leonardo da Vinci” e per altri versi il porto di Civitavecchia sono certo porte di accesso per il Giubileo. Tuttavia, mi permetto di osservare che non sia molto semplice ipotizzare un coinvolgimento delle masse di turisti e di pellegrini che giungeranno a Roma. Ci sono oggettivi problemi di comunicazione di lingua, di incontro, di occasioni. È altrettanto vero che come Chiese locali sappiamo che i pellegrini toccheranno un territorio sacro arrivando a Fiumicino o Civitavecchia per entrare in contatto con le memorie degli apostoli. Sapere che le nostre terre sono state fecondate dal sangue dei martiri ci carica di responsabilità, dobbiamo avere una grande attenzione alla memoria storica e spirituale del nostro passato. Sarebbe bello in proposito proporre una serie di cammini attraverso i nostri territori per offrire una vera esperienza di pellegrinaggio a chi giungerà qui per vivere l’Anno Santo.
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