Partono i lavori del Sinodo, il Papa: “Ora la Chiesa è in pausa, in ascolto dello Spirito”
Il Papa apre i lavori della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi e chiede ai partecipanti “un certo digiuno della parola pubblica” e ai giornalisti di far capire che adesso “nella Chiesa c’è la priorità dell’ascolto”
Città del Vaticano – La Chiesa “si ferma”, è in “pausa”, per ascoltare lo Spirito Santo. Lo ha detto Papa Francesco che questo pomeriggio ha ufficialmente aperto i lavori della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi. Dopo la messa inaugurale di stamattina (leggi qui), in un’Aula Paolo VI, riallestita per l’occasione con un nuovo assetto di tavoli e sedie, i 464 partecipanti si stringono attorno al Vicario di Cristo in terra dando inizio a un’innovativa assise. Per la prima volta, infatti, anche le donne hanno diritto di voto.
I lavori iniziano col canto del Veni Creator, uno degli inni di invocazione dello Spirito Santo più antichi della Chiesa. Sui tavoli rotondi, voluti così per ricordare a tutti i presenti che “che nessuno di noi è protagonista del Sinodo”, ci sono una serie di testi di patristica, un’antologia di San Basilio sullo Spirito Santo, che fungerà da bussola per la preghiera e la riflessione personale. Perché proprio San Basilio? La risposta la dà il Papa: “Perché occorre capire questa realtà che non è facile. Infatti, come ribadito anche dal Pontefice, il “protagonista è lo Spirito Santo” e il tema è proprio quello della sinodalità.
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Un’espressione della Chiesa, rimarca il Santo Padre, “non ancora matura”. Nel suo discorso, tutto pronunciato a braccio, Francesco ricorda quando era segretario in uno dei Sinodi precedenti: “Il Cardinale Segretario – un bravo belga missionario, bravo bravo – quando io preparavo per le votazioni veniva a guardare: “Cosa stai facendo?” – “Quello che si deve votare domani” – “Che cos’è? No, questo non si vota” – “Ma senti, è sinodale” – “No, no, non si vota”. Perché ancora non avevamo l’abitudine che tutti devono esprimersi con libertà. E così, lentamente, in questi quasi 60 anni, il cammino è andato in questa direzione, e oggi possiamo arrivare a questo Sinodo sulla sinodalità. Non è facile, ma è bello, è molto bello”.
Il Papa fa sapere che “nel sondaggio che è stato fatto dopo il Sinodo per l’Amazzonia, tra tutti i vescovi del mondo, il secondo posto delle preferenze era questo: la sinodalità. Al primo erano i preti, al terzo credo una questione sociale. Ma [questo era] al secondo. Tutti i vescovi del mondo vedevano la necessità di riflettere sulla sinodalità. Perché? Perché tutti avevano capito che il frutto era maturo per una cosa del genere”.
“E con questo spirito incominciamo a lavorare oggi”, prosegue, ribadendo quello che è uno dei suo mantra: “A me piace dire che il Sinodo non è un parlamento, è un’altra cosa; che il Sinodo non è una riunione di amici per risolvere alcune cose del momento o dare le opinioni, è un’altra cosa. E se in mezzo a noi c’è lo Spirito che ci guida, sarà un bel Sinodo. Se in mezzo a noi ci sono altri modi di andare avanti per interessi sia umani, personali, ideologici, non sarà un Sinodo, sarà una riunione più parlamentare, che è un’altra cosa. Sinodo è un cammino che fa lo Spirito Santo”.
E cosa fa lo Spirito? Crea l’armonia: “Lui ci unisce in armonia, l’armonia di tutte le differenze. Se non c’è l’armonia, non c’è lo Spirito: è Lui che fa così”. E ammonisce: “Armonia – stiamo attenti – non significa “sintesi”, ma “legame di comunione tra parti dissimili”. Se noi in questo Sinodo finiremo con una dichiarazione tutti uguali, tutti uguali, senza nuances, lo Spirito non c’è, è rimasto fuori. Lui fa quell’armonia che non è sintesi, è un legame di comunione fra parti dissimili”.
La Chiesa, un’unica armonia di voci, in molte voci, operata dallo Spirito Santo: così dobbiamo concepire la Chiesa. Ogni comunità cristiana, ogni persona ha la propria peculiarità, ma queste particolarità vanno inserite nella sinfonia della Chiesa e quella sinfonia giusta la fa lo Spirito: noi non possiamo farla. Noi non siamo un parlamento, noi non siamo le Nazioni Unite, no, è un’altra cosa.
Bergoglio mette poi in guardia dalle parole vuote, “le parole mondane e – scendendo un po’ a una certa abitudine umana ma non buona – il chiacchiericcio”, poiché “il chiacchiericcio è l’anti-Spirito Santo, va contro. È una malattia molto frequente fra noi. E le parole vuote rattristano lo Spirito Santo. Quale grande male sia rattristare lo Spirito Santo di Dio, c’è bisogno di dirlo? Chiacchiera, maldicenza: questo rattrista lo Spirito Santo. È la malattia più comune nella Chiesa, il chiacchiericcio. E se noi non lasciamo che Lui ci guarisca da questa malattia, difficilmente un cammino sinodale sarà buono. Almeno qui dentro: se tu non sei d’accordo con quello che dice quel vescovo o quella suora o quel laico là, diglielo in faccia. Per questo è un Sinodo. Per dire la verità, non il chiacchiericcio sotto il tavolo”.
Lo Spirito Santo ci conferma nella fede. È lui che lo fa continuamente
Infine, “anche per fare posto allo Spirito Santo”, il Papa chiede a tutti di dare “priorità dell’ascolto, c’è questa priorità”. Poi parlando sempre ai partecipanti, chiede di fare “silenzio”: “Dobbiamo dare un messaggio agli operatori della stampa, ai giornalisti, che fanno un lavoro molto bello, molto buono. Dobbiamo dare proprio una comunicazione che sia il riflesso di questa vita nello Spirito Santo. Ci vuole un’ascesi – scusatemi se parlo così ai giornalisti – un certo digiuno della parola pubblica per custodire questo. E quello che si pubblica, che sia in questo clima”.
“Qualcuno dirà – lo stanno dicendo – che i vescovi hanno paura e per questo non vogliono che i giornalisti dicano. No, il lavoro dei giornalisti è molto importante. Ma dobbiamo aiutarli affinché dicano questo, questo andare nello Spirito. E più che la priorità di parlare, c’è la priorità dell’ascolto. E ai giornalisti chiedo per favore di fare capire questo alla gente, che sappia che la priorità è dell’ascolto”, aggiunge Bergoglio, ricordando i Sinodi precedenti: “Quando c’è stato il Sinodo sulla famiglia, c’era l’opinione pubblica, fatta dalla nostra mondanità, che fosse per dare la comunione ai divorziati: e così siamo entrati nel Sinodo. Quando c’è stato il Sinodo per l’Amazzonia, c’era l’opinione pubblica, la pressione, che fosse per fare i viri probati: siamo entrati con questa pressione. Adesso ci sono alcune ipotesi su questo Sinodo: “cosa faranno?”, “forse il sacerdozio alle donne”…, non so, queste cose che dicono fuori. E dicono tante volte che i vescovi hanno paura di comunicare quello che succede. Per questo chiedo a voi, comunicatori, di fare la vostra funzione bene, giusta, così che la Chiesa e le persone di buona volontà – le altre diranno quello che vogliono – capiscano che anche nella Chiesa c’è la priorità dell’ascolto. Trasmettere questo: è tanto importante”.
Vi ringrazio di aiutare tutti noi in questa “pausa” della Chiesa. La Chiesa si è fermata, come si sono fermati gli Apostoli dopo il Venerdì Santo, quel Sabato Santo, chiusi, ma quelli per paura, noi no. Ma è ferma. È una pausa di tutta la Chiesa, in ascolto. Questo è il messaggio più importante. Grazie del vostro lavoro, grazie di quello che fate. E mi raccomando, se potete, leggete queste cose di San Basilio, che aiutano tanto. Grazie.
(Foto © Vatican Media)
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