Chi è Narges Mohammadi, l’attivista iraniana Premio Nobel per la pace 2023
Il premio alla 51enne attivista e giornalista per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran”
Stoccolma – Il premio Nobel per la pace del 2023 va all’iraniana Narges Mohammadi per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran”. Lo ha annunciato oggi 6 ottobre la presidente della commissione del Nobel di Oslo, sottolineando che la lotta della 51enne attivista e giornalista iraniana è portata avanti “a fronte di un’enorme sofferenza”, ricordano le sue tante condanne e che “mentre ora parliamo è detenuta in carcere”.
Mohammadi, detenuta nel famigerato carcere di massima sicurezza di Evin, è stata arrestata 13 volte, condannata cinque, a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate. Il Comitato Nobel ha sottolineato “il tremendo costo personale” che sta pagando l’attivista di 51 anni per sua “coraggiosa lotta” per i diritti delle donne e contro la pena di morte.
“Se le autorità iraniane prenderanno la giusta decisione la rilasceranno così che potrà essere qui per ritirare il premio a dicembre”, ha detto la presidente del comitato dei Nobel di Oslo Berit Reiss-Andersen. Il Premio Nobel alla dissidente iraniana, ha aggiunto, “è anche un riconoscimento alle centinaia di migliaia di persone che hanno protestato contro le politiche di discriminazione e oppressione contro le donne del regime teocratico”.
“Speriamo questo sia un incoraggiamento a continuare il loro lavoro nelle forme che il movimento troverà più adatte”, ha aggiunto, sottolineando che il premio per la pace all’attivista in carcere Narges Mohammadi è “in primo luogo e soprattutto un riconoscimento ad un intero movimento in Iran di cui Mohammadi è leader indiscussa”. E conferendo questo premio, il comitato di Oslo intende inviare al governo iraniano un chiaro messaggio affinché “ascolti il proprio popolo”.
Mohammadi dal carcere: “E’ il momento della più grande protesta”
“Questo è stato ed è il momento della più grande protesta in questa prigione”, ha scritto Narges Mohammadi nei giorni scorsi alla Cnn, che ha ottenuto anche un messaggio registrato nella prigione di Evin in cui si sente la vincitrice del premio Nobel per la pace che guida le altre detenute che scandiscono lo slogan ‘donna, vita, libertà” e cantano la versione in farsi di ‘Bella Ciao’ diventata la canzone manifesto del movimento delle donne iraniane.
Nel messaggio, consegnato ieri alla Cnn, l’attivista afferma che il comportamento del governo iraniano ancora una volta “fa crescere le nostre preoccupazioni”, facendo riferimento ai “suoi sforzi concertati di impedire che venga a galla la verità su Armita Geravand”, la 16enne in coma da domenica dopo essere stata picchiata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo. (fonte Adnkronos)