Lotta alla pedofilia, donne prete, celibato e coppie gay: le “decisioni” del Sinodo
Dopo quattro settimane di lavoro si chiude la prima delle due sessioni del Sinodo sulla sinodalità: cosa c’è scritto nel documento finale e cosa è stato deciso
Città del Vaticano – Dopo quattro settimane di lavori, Papa Francesco chiude la prima delle due sessioni della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (leggi qui), celebrato in Vaticano durante questo mese di ottobre. In ritardo rispetto alla tabella di marcia annunciata, padri e madri sinodali votano e approvano il documento finale. Una sintesi divisa in tre parti.
La prima parte (“Il volto della Chiesa sinodale”) presenta i principi teologici che illuminano e fondano la sinodalità. La seconda parte (“Tutti discepoli, tutti missionari”) si occupa dei soggetti che, ai diversi livelli, formano il Popolo di Dio e che sono chiamati, ciascuno per la sua parte, ad assumere la sinodalità come concreto stile ecclesiale. La terza parte (“Tessere legami, generare comunità”) si concentra sui processi e organismi che, in una logica sinodale, consentono lo scambio tra le Chiese e il dialogo con il mondo. Il testo si articola in 20 punti. Ogni punto, a sua volta, è diviso in tre paragrafetti, tutti con lo stesso titolo: “Convergenze”, “Questioni da affrontare” e “Proposte”.
Un documento, spiega il cardinal Grech, Segretario Generale del Sinodo, “frutto di un lavoro intenso e fruttuoso. Un lavoro che non dipende tanto dalle capacità e dalle abilità nostre, ma dall’ascolto dello Spirito che abbiamo invocato e che la Chiesa – ne siamo certi – ha invocato per l’Assemblea durante questo mese”. “L’affermazione insistente del Santo Padre che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo non è uno slogan, ma il principio basilare di ogni azione sinodale. Senza ascolto dello Spirito, tutto si riduce a parole, a formule magari belle, ma vuote e sterili”, rimarca il porporato, precisando: “La Relazione di sintesi è invece il frutto di un ascolto che sta impegnando la Chiesa in un atteggiamento forse insolito, ma necessario. Molti chiedono subito risultati. Ma la sinodalità è invece un esercizio di ascolto: prolungato, rispettoso umile”.
Nel documento finale, sottolinea Grech, si trovano “i temi emersi in Assemblea, sui quali si è registrato un vero consenso. Il discernimento ecclesiale, che si fonda sull’ascolto reciproco per capire dove lo Spirito sta portando la Chiesa, si fonda sul criterio del consenso. Nella società civile funzionano in genere due dinamiche: o la decisione di uno o di pochi, o quella di una maggioranza. Anche l’Assemblea ha votato, ma come ricerca del consenso più ampio e convinto”.
“Si tratta di un testo ampio, ma agile. Ampio perché affronta un ventaglio di questioni estremamente ricco, agile perché i temi sono organizzati con chiarezza in venti paragrafi, ciascuno dei quali inizia precisando le convergenze raggiunte, prosegue illustrando le questioni da approfondire e termina avanzando alcune proposte. Per il tempo compreso tra le due Sessioni, il compito delle Chiese locali è così già definito: a partire dalle convergenze raggiunte, le Comunità saranno chiamate ad approfondire le questioni e le proposte, combinando discernimento spirituale, approfondimento teologico ed esercizio pastorale”, aggiunge il cardinal Jean-Claude Hollerich, relatore del Sinodo.
Sinodo e lotta alla pedofilia
Dopo l’appello della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori (leggi qui), la discussione in merito alla lotta agli abusi sessuali e alla pedofilia nella Chiesa trova spazio sui tavoli del Sinodo. E, all’indomani della decisione di Papa Francesco di mandare a processo padre Rupnik (leggi qui), nel documento finale appaiono le seguenti frasi: “La Chiesa deve ascoltare con particolare attenzione e sensibilità la voce delle vittime e dei sopravvissuti agli abusi sessuali, spirituali, economici, istituzionali, di potere e di coscienza da parte di membri del clero o di persone con incarichi ecclesiali. L’ascolto autentico è un elemento fondamentale del cammino verso la guarigione, il pentimento, la giustizia e la riconciliazione”.
“È necessaria una profonda conversione spirituale come base per qualsiasi cambiamento strutturale. Abusi sessuali, di potere ed economici continuano a chiedere giustizia, guarigione e riconciliazione. Chiediamo come la Chiesa possa diventare uno spazio capace di proteggere tutti”, si legge ancora.
Da qui l’idea di “cambiare” il ruolo del Vescovo: “La questione delicata della gestione degli abusi pone molti Vescovi nella difficoltà di conciliare il ruolo di padre e quello di giudice. Si chiede di valutare l’opportunità di affidare il compito giudiziale a un’altra istanza, da precisare canonicamente”.
Donne prete e leadership femminile
Alto tema caldo sul quale tutti aspettavano risposte era quello delle donne prete, delle diaconesse e della leadership femminile all’interno della Chiesa. Sull’ordinazione delle donne, nel documento finale non vi è nessun accenno. Si parla però del diaconato femminile, sul quale “sono state espresse posizioni diverse”.
Il relativo paragrafo del documento ha registrato il maggior numero di «no», rispetto alle questioni da affrontare dai 365 votanti: 69 no contro 277 sì. “Alcuni considerano che questo passo sarebbe inaccettabile in quanto in discontinuità con la Tradizione. Per altri, invece, concedere alle donne l’accesso al diaconato ripristinerebbe una pratica della Chiesa delle origini – si legge nel testo -. Altri ancora discernono in questo passo una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi, fedele alla Tradizione e capace di trovare eco nel cuore di molti che cercano una rinnovata vitalità ed energia nella Chiesa”.
“Alcuni esprimono il timore che questa richiesta sia espressione di una pericolosa confusione antropologica, accogliendo la quale la Chiesa si allineerebbe allo spirito del tempo”, prosegue il documento finale, precisando come “molte donne hanno espresso profonda gratitudine per il lavoro di sacerdoti e Vescovi, ma hanno anche parlato di una Chiesa che ferisce. Clericalismo, maschilismo e un uso inappropriato dell’autorità continuano a sfregiare il volto della Chiesa e danneggiano la comunione. È necessaria una profonda conversione spirituale come base per qualsiasi cambiamento strutturale. Abusi sessuali, di potere ed economici continuano a chiedere giustizia, guarigione e riconciliazione. Chiediamo come la Chiesa possa diventare uno spazio capace di proteggere tutti”.
“L’Assemblea – dunque – chiede di evitare di ripetere l’errore di parlare delle donne come di una questione o un problema. Desideriamo invece promuovere una Chiesa in cui uomini e donne dialogano allo scopo di comprendere meglio la profondità del disegno di Dio, in cui appaiono insieme come protagonisti, senza subordinazione, esclusione, né competizione”, continua il documento, affermando che oggi “è urgente garantire che le donne possano partecipare ai processi decisionali e assumere ruoli di responsabilità nella pastorale e nel ministero. Il Santo Padre ha aumentato in modo significativo il numero di donne in posizioni di responsabilità nella Curia Romana. Lo stesso dovrebbe accadere agli altri livelli della vita della Chiesa. Occorre adattare il diritto canonico di conseguenza”.
Sinodo: in ascolto delle coppie gay
Dal documento finale sparisce il termine Lgbtq. Nel canovaccio sul quale i padri e le madri sinodali hanno lavorato si utilizzava la sigla per indicare le persone omosessuali. Nel documento approvato in serata, invece, il termine è sparito, e si parla più genericamente di “orientamento sessuale” o “identità di genere”.
“Alcune questioni, come quelle relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale, al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, alle problematiche etiche connesse all’intelligenza artificiale, risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa, perché pongono domande nuove. Talora le categorie antropologiche che abbiamo elaborato non sono sufficienti a cogliere la complessità degli elementi che emergono dall’esperienza o dal sapere delle scienze e richiedono affinamento e ulteriore studio. È importante prendere il tempo necessario per questa riflessione e investirvi le energie migliori, senza cedere a giudizi semplificatori che feriscono le persone e il Corpo della Chiesa”, si legge nel documento.
“Molte indicazioni – prosegue il testo – sono già offerte dal magistero e attendono di essere tradotte in iniziative pastorali appropriate. Anche dove siano necessari ulteriori chiarimenti, il comportamento di Gesù, assimilato nella preghiera e nella conversione del cuore, ci indica la strada da seguire”.
In un altro paragrafo, la relazione di sintesi spiega che “in modi diversi, anche le persone che si sentono emarginate o escluse dalla Chiesa, a causa della loro situazione matrimoniale, identità e sessualità chiedono di essere ascoltate e accompagnate, e che la loro dignità sia difesa. Nell’Assemblea si è percepito un profondo senso di amore, misericordia e compassione per le persone che sono o si sentono ferite o trascurate dalla Chiesa, che desiderano un luogo in cui tornare ’a casa’ e in cui sentirsi al sicuro, essere ascoltate e rispettate, senza temere di sentirsi giudicate. L’ascolto è un prerequisito per camminare insieme alla ricerca della volontà di Dio. L’Assemblea riafferma che i cristiani non possono mancare di rispetto per la dignità di nessuna persona”.
Sinodo: cosa deciso sul celibato
Divisioni si sono registrate anche sul celibato dei preti: “Sono state espresse valutazioni diverse sul celibato dei presbiteri. Tutti ne apprezzano il valore carico di profezia e la testimonianza di conformazione a Cristo; alcuni chiedono se la sua convenienza teologica con il ministero presbiterale debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile. Si tratta di un tema non nuovo, che richiede di essere ulteriormente ripreso”.
Viene però data ulteriore spinta al ruolo dei laici: “I carismi dei laici, nella loro varietà, sono doni dello Spirito Santo alla Chiesa che devono essere fatti emergere, riconosciuti e valorizzati a pieno titolo. In alcune situazioni può capitare che i laici siano chiamati a supplire alla carenza di sacerdoti, con il rischio che il carattere propriamente laicale del loro apostolato risulti sminuito. In altri contesti, può accadere che i presbiteri facciano tutto e i carismi e i ministeri dei laici vengano ignorati o sottoutilizzati”. “Si avverte inoltre il pericolo, espresso da molti all’Assemblea, di ’clericalizzare’ i laici, creando una sorta di élite laicale che perpetua le disuguaglianze e le divisioni nel Popolo di Dio”, si legge ancora nel documento finale la cui conclusione si ispira a una parabola evangelica e paragona il lavoro compiuto a “un seme piccolo, ma carico di futuro”, che potrà crescere grazie all’opera dello Spirito Santo e alla generosa collaborazione di tutti alla sua azione misteriosa. “L’augurio è che i mesi che ci separano dalla seconda Sessione dell’Assemblea siano un tempo di grazia e di maturazione, per il bene della Chiesa e per la vita del mondo”, le parole di commento del cardinal Hollerich. (foto © Vatican Media)
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