Biden-Xi, vertice a San Francisco. Sul tavolo Medio Oriente, Ucraina e Taiwan
Non s’incontravano dallo scorso anno, e Xi non metteva piede negli Stati Uniti dal 2017, per incontrare l’allora presidente Trump. Rimane alta la tensione tra Washington e Pechino: disgelo rimandato
San Francisco, 16 novembre 2023 – Medio Oriente, Ucraina, Taiwan. Sono stati (tra gli altri) questi i temi, come sottolinea un comunicato della Casa Bianca,dell’incontro che si è tenuto a San Francisco tra il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ed il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping. I due leader non si incontravano da circa un anno: l’ultimo faccia a faccia nel G20 che si è tenuto a Bali, nel novembre 2022. Andando più a ritroso, l’ultima volta che Xi mise piede su suolo americano fu nel 2017, per incontrare l’allora presidente Donald Trump. Da quel momento in poi anche a causa del Covid (non è uscito dalla Cina per oltre 2 anni e mezzo) di Xi nemmeno l’ombra. E ciò tanto basta per comprendere l’importanza del vertice.
Biden su Xi: “E’ un dittatore”
Vertice che, a detta di molti analisti geopolitici, avrebbe dovuto avere il sapore da “prove di disgelo”, o quanto meno la speranza era quella.
La situazione internazionale, infatti, è critica ai massimi livelli: l’Ucraina continua ad essere martoriata dalle bombe russe, il Medio Oriente è una polveriera, aumentano le tensioni nei Balcani, l’Africa continua a sprofondare nella povertà e a dover fare i conti con sistematici colpi di Stato (ultimo, quello in Niger). E, in generale, nel mondo è in corso una preoccupante riduzione di democrazia e rispetto dei diritti umani e fondamentali, mentre crescono a dismisura violenti autocrazie.
Fondamentale quindi far sedere allo stesso tavolo i due uomini più potenti (almeno politicamente) del mondo. Mettendo da parte i rancori, politici e personali. Senza la pretesa di far sposare due cultura incocialibili tra loro: Cina e Stati Uniti sono l’una l’opposto dell’altra.
Tuttavia quel disgelo sperato sembra non essere arrivato. Biden infatti, al termine dell’incontro, si è concesso – seppur per poche domande – ai reporter e, a domanda, ha così chiosato su Xi Jinping: “E’ un dittatore, è alla guida di un paese comunista”. Descrizione che non è piaciuta a Pechino, che l’ha bollata come “estremamente sbagliata, è una manipolazione politica irresponsabile”. Insomma, disgelo rinviato a data da destinarsi.
Mr. President, we have known each other for a long time.
We have not always agreed. But our meetings are always candid, straightforward, and useful.
Yesterday was no different.
Our nations may be in competition, but that doesn't mean we can't compete responsibly. pic.twitter.com/550epPY91b
— President Biden (@POTUS) November 16, 2023
Ucraina al centro del dibattito. Si rafforza l’asse russo-cinese
Centrale la questione Ucraina. Gli Stati Uniti, così come la Nato e l’Ue, fin dall’inizio dell’invasione russa hanno appoggiato Kiev in ogni modo, anche e soprattutto militarmente. La Cina, al contrario, si è sempre tenuta ben distante e, pur non appoggiando mai (almeno pubblicamente, per quel che è dato sapere) la causa di Putin, non l’ha nemmeno mai “condannato“, come risulta dai voti sulle risoluzioni Onu. Troppo forte il legame tra Mosca e Pechino, e quindi tra Putin e Xi, per farlo, come dimostrato nel loro incontro al Cremlino del mese scorso. L’asse russo-cinese, dal 24 febbraio 2022 (data dell’invasione in Ucraina), si è anzi rafforzato, soprattutto dal punto di vista degli scambi commerciali. E, a proposito di Ucraina, un rapporto dell’intelligence statunitense di quest’estate ha sostenuto la tesi secondo cui la Cina fornirebbe aiuti militari alla Russia (ma, per dovere di cronaca, di ciò per ora non c’è prova).
Ad essere ben noto è invece il discusso “piano di pace” che Xi Jinping ha messo sul tavolo di Mosca e Kiev ad inizio anno. Un piano molto apprezzato da Putin (leggi qui), molto meno dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Mentre Stati Uniti e Cina “dialogano” sulla questione, in Ucraina si continua a morire. La guerra continua ad imperversare ai confini dell’Unione europea, ormai nel silenzio generale. Biden ha sottolineato che “gli Stati Uniti, insieme ad alleati e partner, continueranno a sostenere la difesa dell’Ucraina contro l’aggressione russa, per garantire che l’Ucraina emerga da questa guerra come una nazione democratica, indipendente, sovrana e prospera in grado di scoraggiare e difendersi da future aggressioni“.
Biden cauto su Israele. Xi sposa la “causa palestinese”
Su Israele, invece, il presidente degli Stati Uniti ci è andato molto più cauto. Già nel corso della sua visita a Tel Aviv aveva sollecitato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, a “non commettere i nostri errori dopo l’11 settembre” (leggasi, guerra in Iraq e Afghanistan). Invitandolo, di fatto, a rimandare l’invasione via terra di Gaza. E ora la guerra in Medio Oriente, scoppiata a seguito dell’attacco di Hamas del 7 ottobre ed entrata nel vivo in queste ultime settimane, continua a terrorizzare il mondo. Non solo per l’altissimo numero di morti (di cui la maggior parte civili), ma anche per la situazione umanitaria di Gaza e per i risvolti geopolitici (e militari) che potrebbe avere. Ad essere in ballo in questo momento – oltre la questione di Gaza – è il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas, nell’ambito di una trattativa difficilissima con Israele.
Biden ha quindi ribadito all’omologo cinese il “sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele di difendersi dal terrorismo e ha sottolineato l’importanza che tutti i paesi utilizzino la propria influenza per prevenire l’escalation e l’espansione del conflitto“. Il sostegno c’è, come detto, ma non “incondizionato” come appare invece per Kiev. Per quel che riguarda le posizioni della Cina, questa si è schierata a favore della “causa palestinese”: l’ennesima mossa geopolitica di Pechino avversa a Washington.
Today, President Xi and I took tangible steps in the right direction, and the case I've made all along stands:
The United States will compete vigorously, and responsibly, with the People's Republic of China.
We will protect our national security interests.
We will stand up for… pic.twitter.com/HXyoVdvjk3— President Biden (@POTUS) November 16, 2023
Taiwan: muro contro muro
Su Taiwan, il presidente Biden “ha sottolineato che la nostra politica della Cina unica non è cambiata ed è rimasta coerente nel corso dei decenni e delle amministrazioni. Ha ribadito che gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi modifica unilaterale dello status quo da entrambe le parti, che ci aspettiamo che le differenze tra le due sponde dello Stretto siano risolte con mezzi pacifici e che il mondo ha interesse alla pace e alla stabilità nello Stretto di Taiwan”. Il leader di Pechino, secondo il Ministero degli Esteri cinese, ha ammonito che gli Stati Uniti dovrebbero “intraprendere azioni concrete per onorare il proprio impegno a non sostenere l’indipendenza di Taiwan, smettere di armarla e sostenere la riunificazione pacifica della Cina”, un obiettivo da lui definito “inarrestabile”. Il messaggio è che Taiwan prima o dopo tornerà a casa, con le buone o con le cattive. Ristabilita anche la hotline militare, cancellata da Pechino dopo la controversa visita dell’allora speaker Nancy Pelosi a Taiwan nel 2022. (Foto: X @POTUS)