Ue, si tratta sul Patto di Stabilità: cos’è e perchè è fondamentale per l’Italia
Ottimismo su un possibile accordo entro fine anno. Obiettivo: rendere più moderne e meno stringenti le politiche di bilancio dell’Unione europea, ormai ferme dal 1997
Bruxelles, 10 dicembre 2023 – Fumata ‘grigia’ sulla riforma del Patto di stabilità europeo: dopo un recente ed intermonabile negoziato, un accordo non c’è. Ma grazie alle trattative ristrette e ai vari ‘confessionali’, l’intesa che dovrebbe sbloccare la partita è arrivata sull’asse Parigi-Berlino, per allargarsi a Roma e Madrid, e tradursi quindi in un nuovo testo di compromesso della presidenza di turno dell’Ue. “I progressi fatti testimoniano che c’è un riconoscimento che non siamo in una situazione normale, c’è una guerra in Europa”, ha sottolineato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, auspicando una conclusione “quanto prima”.
Cos’è il Patto di Stabilità
Il Patto di Stabilità e Crescita, uno dei pilastri della politica di bilancio dell’Ue, è stato temporaneamente sospeso a causa della pandemia di Covid-19 e questa sospensione è stata estesa per via del caro energia, effetto dell’invasione russa contro l’Ucraina. Le regole precedenti su debito e deficit dovrebbero tornare ad applicarsi dal 2024, ma la Commissione europea ha proposto di recente una riforma per concedere agli Stati Ue una maggiore flessibilità nella riduzione di debito e deficit.
“Assicuriamo contemporaneamente sia la parità di trattamento che la valutazione delle situazioni specifiche del paese“, ha dichiarato il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, in una conferenza stampa alla fine di aprile.
Secondo le attuali regole di spesa dell’Ue, i disavanzi pubblici degli Stati membri non devono superare il 3% del Pil e il debito dovrebbe rimanere al di sotto del 60% del Pil. In base a queste regole, gli Stati devono rimborsare il 5% annuo del debito che eccede il limite del 60%. Regole che per i paesi fortemente indebitati hanno un impatto negativo sulla crescita.
L’attuale proposta di riforma mantiene l’obiettivo precedente di limitare il debito, ma prevede piani specifici di rientro del debito specifici per ogni paese. Le posizioni sulle regole del debito e sulle nuove proposte sono molto diverse nei singoli Stati Ue. Il fronte dei “frugali”, che riunisce i paesi del nord Europa, guidati dalla Germania, opta per un maggiore rigore fiscale, mentre gli Stati del sud, come l’Italia, lamentano una limitazione della propria capacità di investimento. I debiti degli Stati membri dell’Ue sono aumentati vertiginosamente negli ultimi 15 anni. L’Ue mira a concludere un accordo entro la fine di quest’anno.
Negoziato a oltranza
I Paesi hanno bisogno di studiarne l’impatto sui conti. Su alcuni passaggi servono anche valutazioni legali. E restano di traverso ancora sette Paesi ‘frugali’. Ma, insomma, non manca ormai molto al traguardo di aver un’intesa entro fine anno e ormai ci credono un po’ tutti tra cancellerie europee e Commissione. Si ipotizza già un Ecofin straordinario, tra il 18 e il 21 dicembre, senza escludere che neppure serva.
Il braccio di ferro si è concentrato sulla procedura per disavanzo eccessivo, con Italia, Francia e gli altri Paesi del Sud a cercar di difendere con i denti l’idea della presidenza spagnola di turno dell’Ue di dare spazio sì all’aggiustamento strutturale automatico per lo 0,5% del Pil per chi ha un deficit oltre il 3%: purché “primario“. Senza gli interessi del debito pubblico, dunque. (fonte: Ansa)