Historical Crimes. Roberto Succo, il serial killer della luna piena
Vita e delitti del serial killer conosciuto anche come “Il mostro di Mestre”
Roberto Succo nasce a Mestre nel 1962, figlio unico di un poliziotto di 43 anni e di una casalinga di 40. Una famiglia normale, senza difficoltà economiche e ben vista da tutti. Lui conduce una giovinezza solitaria, priva di amici perché introverso, poco socievole e sprezzante dei coetanei, forse affetto da autismo. Non va molto bene a scuola. Appena diciottenne prende la patente ma il padre non gli fa guidare l’auto di famiglia per timore che corra troppo.
Questa difficoltà relazionale e l’odio che prova per i suoi genitori fanno scattare la sua follia omicida. Tornato da scuola ed esasperato per vari problemi , il 12 aprile 1981 assale la madre in casa e la stordisce. Poi l’accoltella dieci volte. Non sazio di questo orrore la prende a picconate ed infine l’annega nella vasca da bagno proprio perché sembra che non voglia morire, come poi racconterà agli inquirenti.
Non pago di questo delitto attende il padre dietro la porta d’ingresso e lo colpisce alle spalle. Quindi lo accoltella innumerevoli volte. Lo getta nella stessa vasca dove ha annegato la madre e lascia i loro corpi in quel posto, sperando che gli odori della decomposizione non allertano i vicini di casa. Riesce a far perdere le proprie tracce. I corpi vengono scoperti due giorni dopo e subito gli inquirenti sospettano del figlio che risulta irreperibile.
E’ armato della pistola che ha sottratto al padre. Un maresciallo dei carabinieri lo incontra, due giorni dopo, per caso in una pizzeria vicino ad Udine e subito lo riconosce. L’ufficiale riesce a disarmarlo ed arrestarlo. Sulle prime il Succo racconta di essere in fuga perché inseguito dalla malavita ma alla fine confessa rivelando la futilità dei motivi che lo hanno portato al duplice esecrabile omicidio. Anzi se ne vanta raccontandone i minimi particolari.
Viene giudicato infermo di mente, schizofrenico e paranoide, e, condannato a dieci anni, rinchiuso presso l’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. Qui si comporta come paziente e detenuto modello fino ad iscriversi all’università ed ottenere dei permessi di uscita per sostenere gli esami relativi. Nel 1986 Succo evade e si rifugia in Francia cambiando nome, e fidanzandosi con una certa Sabrina. Entra a fare parte della malavita locale cominciando a fare furti e rapine.
Tra la Costa Azzurra e la Savoia, sino alla Svizzera, compie sequestri di persona ed omicidi. Uccide uno dei rapiti, un medico, un ispettore di polizia ed un benzinaio. Si sospetta che sia l’autore anche di tre omicidi femminili. Finalmente il 28 febbraio 1988 viene catturato vicino Treviso. Confessa molti delitti, oltre quelli per cui è ricercato. Il primo giorno di detenzione tenta una nuova fuga dal carcere.
Si arrampica sul tetto dell’istituto di pena, poi si spoglia e, restato con i soli slip, tenta una fuga acrobatica aggrappandosi ad un cavo tra due edifici. Cade a terra e rimane ferito. Viene portato prima in ospedale, dove viene dichiarato totalmente pazzo, e poi internato nel carcere di Vicenza dove il 22 maggio 1988 si suicida mettendo la testa in una busta di plastica piena del gas del suo fornelletto per cucina, in dotazione nella sua cella.
Su questo caso alcuni registi si sono ispirati per un film, presentato anche a Cannes nel 2001, e poi anche per un dramma teatrale. La sua storia è stata raccontata anche in TV, nelle quali opere viene soprannominato “Assassino dagli occhi di ghiaccio”, “Il mostro di Mestre”, “Cherubino Nero” o “L’assassino della Luna Piena” poiché casualmente alcuni delitti erano avvenuti con la Luna al suo massimo splendore. Nella realtà fu il ricercato n.1 in Francia per molti mesi.
(Foto: Fotogramma)
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