Conte-Meloni, scontro sul Mes: l’ex premier chiede un Giurì d’Onore
La presidente del Consiglio ha accusato Conte di aver dato il via libera al Mes dopo essersi dimesso, dunque senza averne il potere. Ma il leader M5S ribatte: “Falsità: ne risponderà”
Roma, 18 dicembre 2023 – Il dibattito sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) continua a tenere banco e a scaldare gli animi, mentre l’Ue si avvicina sempre di più verso la riforma del Patto di Stabilità. Tuttavia la ratifica del Mes da parte dell’Italia continua a suscitare forti dubbi nel Governo Meloni, sotto pressione da Bruxelles per ratificarlo al più presto. E le opposizioni sul tema vanno giù pesante, in particolare il Movimento 5 Stelle. Ma andiamo per ordine.
L’origine della polemica: il fax di Di Maio
Nel corso delle comunicazioni al Senato prima del Consiglio europeo, la presidente del Consiglio ha accusato il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, di aver dato il via libera al Mes un giorno dopo essersi dimesso, dunque senza averne il potere. E, più nello specifico, Meloni lo ha accusato di averlo fatto “con il favore delle tenebre“, citazione dello stesso Conte in piena pandemia entrata di diritto nei libri di storia repubblicana.
Come “prova” la premier ha anche mostrato un fax firmato dall’allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, all’allora rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea, l’ambasciatore Maurizio Massari, in cui Di Maio lo avrebbe autorizzato a ratificare l’accordo che modificava il Mes. Un fax che, secondo Meloni, dimostrerebbe come sia stato firmato un giorno dopo la caduta del Governo Conte. Chiamato in causa, Di Maio ha dato la sua versione dei fatti in un’intervista concessa a Piazza Pulita, spiegando come tutte le procedure siano avvenute a Governo pienamente in carica.
Cosa dice la teoria
Cosa dice la teoria in merito? Un Governo, una volta aver rassegnato le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica, rimane in carica solo per “il disbrigo gli affari correnti”, dunque per sbrigare le pratiche amministrative e, ove ci fossero, quelle particolarmente urgenti. Il Mes, tema strettamente politico, ovviamente non fa parte di queste categorie.
Conte chiede un Giurì d’Onore: ecco cos’è
A tal proposito, Conte ha respinto al mittente ogni accusa. Prima lo ha fatto a parole, parlando di “cumulo di falsità”, poi anche tramite vie pratiche ed istituzionali. L’ex premier ha infatti annunciato tramite i social di aver chiesto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, la costituzione di un Giurì d’Onore.
Nella prassi parlamentare la nomina di un Giurì d’onore presuppone tre elementi: innanzi tutto l’addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro nel corso di una discussione; in secondo luogo l’attribuzione di fatti determinati e non quindi l’espressione di un giudizio o una opinione; e infine la possibilità che la commissione di indagine – che non dispone di poteri coercitivi – possa acquisire elementi di conoscenza in ambito parlamentare o attraverso testimonianze spontanee degli interessati.
Il presidente della Camera, si legge ancora nel Regolamento, assegna “un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione”. Il Giurì d’Onore è uno strumento a cui non si ricorre molto di frequente, visto che raramente i deputati trascendono nel linguaggio senza incorrere in sanzioni più gravi. Il Regolamento stabilisce infatti che se un parlamentare ricorre “a parole sconvenienti’ (Articolo 59) sia richiamato dal presidente e che sia espulso (articolo 60) se viene richiamato una seconda volta o se ingiuria uno o più colleghi o membri del Governo”.