“Un anziano con problemi di memoria”: così Biden teme di perdere la Casa Bianca
Ai ferri corti il rapporto tra Biden ed il procuratore Robert Hur, che così lo ha definito. I dem :”E’ il peggior momento della sua Presidenza”. E ora Trump (alle prese con i suoi guai giudiziari) torna in auge
Washington, 10 febbraio 2024 – Ai ferri corti il rapporto tra Joe Biden ed il procuratore speciale Robert Hur, anche se qui le accuse penali non c’entrano nulla. Da quelle, il presidente degli Stati Uniti si è salvato proprio grazie a Hur. Quest’ultimo infatti, all’interno del suo rapporto, ha affermato che quando era un privato cittadino Biden divulgò carte segrete, inclusi documenti legati alla politica estera americana in Afghanistan (e altre tematiche sensibili relative alla sicurezza nazionale). Ma che, nonostante ciò, non andasse incriminato. E infatti ciò non è accaduto.
Insomma, l’inquilino della Casa Bianca si è salvato in corner. Ma a preoccuparlo sono “accuse” politicamente più pesanti: quelle relative all’età e alla sua memoria. Talmente pesanti che secondo alti vertici dem, a quanto riporta l’Adnkronos, si tratta della “peggior giornata della presidenza Biden“.
“Biden è un uomo anziano con problemi di memoria”
Il procuratore, infatti, ha scritto nel suo report che “Biden è un uomo anziano con problemi di memoria“. Il presidente si è affrettato nel rigettare tutto ciò (“critiche gratuite e inappropriate” fa sapere la Casa Bianca), ma ormai la frittata è fatta. Già, perchè il tema dell’età avanzata (il prossimo novembre compirà 82 anni), legata al suo lasciarsi andare a troppe gaffe, è centrale nel dibattito politico statunitense. Basti pensare che i repubblicani-trumpiani ci stanno costruendo parte della campagna elettorale. Senza contare, inoltre, che l’argomento è attenzionato anche tra le fila dei dem.
Il presidente della Casa Bianca, per dovere di cronaca, di gaffe ne ha fatte parecchie. L’ultima, poi, è recente. Parlando di Gaza, Biden ha confuso il presidente del Messico con quello egiziano, Al-Sisi. Ma, come detto, è solo l’ultima di molte. Qualcuno? Ha confuso Macron con Mitterand (chiamandolo anche “cancelliere”), chiamò “Mr president” il premier inglese Rishi Sunak, affermò che Putin stesse perdendo “la guerra in Iraq”. Ma ci sono anche gaffe non verbali, come quando si voltò per stringere la mano a qualcuno che però non c’era. E si sa, internet non perdona.
I dem: “Il giorno peggiore della sua Presidenza”
Dunque, il tema (politico) c’è. E il report del procuratore rischia di aver gettato Biden in un pozzo senza fondo. Già, perchè l’attuale presidente la ricandidatura se la deve guadagnare tramite le primarie, quindi il voto di milioni di elettori americani. Di concorrenza, a onor del vero, non ce n’è. Non interna, almeno. Ma i trumpiani sentono già il profumo della Casa Bianca.
Il consenso generale per Biden rimane basso. Non solo a causa delle gaffe precedenti, ma soprattutto per tematiche legate alla politica estera. Washington ha speso fior di miliardi per sostenere la causa ucraina, e gioco forza ciò ha causato “tagli” agli investimenti interni. E poi c’è Gaza, ormai diventata un cimitero a cielo aperto. Negli Stati Uniti sono in tanti a sostenere la causa palestinese e a dichiararsi apertamente anti-Israele, come le piazze colme di milioni di persone dimostrano.
A peggiorare le cose, poi, c’è il suo rapporto con Benjamin Netanyahu. Biden infatti è volato a Tel Aviv in prima persona (è stato il primo presidente americano a recarsi in Israele in tempo di guerra), provando a convincere il premier israeliano a ritardare l’invasione, o quanto meno ad ammorbidire la sua posizione. Ma, a conti fatti, non è riuscito nel suointento. E a nulla stanno valendo i numerosi viaggi del sottosegretario di Stato Anthony Blinken: Netanyahu tira dritto per la suastrada. A tutto ciò aggiungiamo il pericolo escalation con l’Iran, soprattutto dopo la morte di 3 soldati americani in Giordania (e conseguente risposta americana in Siria e Iraq, volta a colpire milizie filo-iraniane).
Insomma, i fallimenti in politica estera (di fondamentale rilevanza negli Stati Uniti d’America, non solo tra i palazzi del potere ma anche tra le fila del popolo) sono difficili da smentire. Sono sotto gli occhi non solo di osservatori ed analisti, ma anche tra il popolo. Fallimenti che, uniti ai discorsi dell’età e della memoria, rischiano di far perdere la Casa Bianca a Biden.
L’ombra di Trump
Sullo sfondo, poi, c’è l’ombra di Trump. Che continua, imperterrito, a raccontare che Biden non riuscirà nemmeno a candidarsi. Quel che è certo è che quel report è un assist (involontario) a “The Donald”, perchè arriva nel peggior momento della presidenza dem. Un assist che Trump e i suoi fedelissimi, hanno immediatamente sfruttato segnando un gol a porta vuota. I repubblicani infatti, appellandosi al 25mo emendamento, hanno chiesto la rimozione di Biden in quanto “non idoneo alla carica” (leggi qui). Ciò, probabilmente, non accadrà. Ma i repubblicani sono riusciti comunque nel loro obiettivo: far parlare della questione, cercando di “umiliare” il presidente in carica.
Insomma quel tabù legato all’età e alla capacità di memoria è stato spezzato. Non è più solo retorica politica o propaganda, bensì il giudizio di un procuratore speciale messo nero su bianco. Il vaso di pandora si è aperto nella corsa alla Casa Bianca. Una corsa che, per Biden, sta diventando a (troppi) ostacoli.
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