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Russia, 2 anni di guerra e sanzioni: così le spese militari salvano l’economia di Mosca

24 febbraio 2024 | 14:53
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Russia, 2 anni di guerra e sanzioni: così le spese militari salvano l’economia di Mosca

La Russia è ormai diventata un’economia di guerra. E nonostante le pesanti sanzioni imposte da Nato ed Unione Europea, i conti di Mosca non sono ancora crollati

Il 24 febbraio 2022 i carrarmati russi invadevano l’Ucraina, riportando la guerra in Europa e ai confini dell’Unione Europea. Sono ancora impresse nella mente di tutti le prime sirene antiaereo udibili nei telegiornali, il dolore delle famiglie sconvolte, la conta dei morti, i milioni di profughi costretti a fuggire dalle bombe, i civili chiamati alle armi, facendo ripiombare l’Ucraina nei suoi anni buoi. In fondo Kiev è una realtà giovane, anzi giovanissima: divenne indipendente solo nel 1991, anno in cui si dissolse l’Unione Sovietica. Un percorso democratico non ancora del tutto compiuto, ma certamente la strada è tracciata. E all’invasione ordinata dal presidente della Vladimir Putin nei confronti del suo vicino, la Nato e l’Ue hanno risposto in maniera dura e compatta, con fior di sanzioni. Obiettivi: colpire i portafogli degli oligarchi (e quello di Putin), congelare i conti e stroncare la produzione destinata alle armi. E se i primi 2 sono stati almeno parzialmente raggiunti, diverso è il discorso riguardante le spese militari.

Spese militari per la guerra in Ucraina

Russia e spese militari: un’economia di guerra

La Russia, ormai, è un’economia di guerra. Con tale locuzione s’intendono le azioni intraprese da uno Stato per mobilitare la sua economia nella produzione durante il periodo bellico. In soldoni: tutta la produzione è destinata alla guerra: armi, munizioni, divise, elicotteri, aerei. E molto altro. Anche una semplice panetteria – come sta accadendo – può trasformarsi in una specie di fabbrica bellica. Ciò non deve sorprendere più di tanto: la guerra, soprattutto farla, costa bei quattrini. Costa pagare gli stipendi dei militari, garantire loro una pensione di guerra (e provvedere al sostegno dei soldati caduti al fronte), produrre armi. E molto altro ancora.

Gli alti costi, tuttavia, sono ben ripagati. Già, perchè sono proprio le spese militari che stanno salvando l’economia russa, come pure ammesso dai vertici dell’Unione Europea. La Commissione Ue, in una relazione sull’impatto delle sanzioni, ha infatti evidenziato: “Mentre l’economia russa continua a crescere sulla carta, uno sguardo più attento rivela che ciò è dovuto al significativo aumento delle spese militari: il 6% del Pil nel 2024 (pari a 109 miliardi di euro). La Russia è diventata un’economia di guerra. L’inflazione rimane al di sopra dell’obiettivo del 7,4% a causa dell’elevata spesa pubblica, dell’alta crescita dei salari in un mercato del lavoro in contrazione e di una valuta in calo di oltre il 20% rispetto al dollaro nel 2023. La Banca Centrale è stata costretta ad aumentare i tassi di interesse al 16%”.

A confermare tutto ciò anche una stima dell’agenzia nazionale russa di statistica Rosstat. Sia chiaro: è difficile prendere per buoni, almeno completamente, i numeri di un Paese che non conosce libertà. Ma rimane comunque indicativo, anche in rapporto ai dati provenienti dagli organi occidentali e mondiali. Secondo la Rosstat, il Pil è salito del +3,6% rispetto al 2023. Ciò significa che le sanzioni sono inefficaci? Non proprio. La crescita, derivante dalla corsa agli armamenti, tiene. Ma tutto il resto regredisce: l’inflazione è destinata ad aumentare e la produzione industriale nei settori civili in netto calo.

I miliardi di rubli destinati alla Difesa non sono una novità per Mosca. Già prima della guerra in Ucraina, l’industria militare (con oltre 1000 aziende e 2 milioni di lavoratori) era il cuore dell’economiarussa. Dopo l’invasione, altro non è che aumentata.

Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale

Il report della Commissione di Bruxelles poc’anzi citato riporta le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), organizzazione internazionale che ha la finalità di promuovere la stabilità economica e finanziaria. Secondo l’Fmi: “Le prospettive per l’economia russa nelmedio-lungo termine sono desolanti: la Russia è ormai un’economia di guerra, isolata a livello internazionale, troppo dipendente dal sostegno statale e più che mai dalle risorse energetiche e dall’importazione di tecnologia dalla Cina“, recita il documento. “L’accesso molto limitato alle tecnologie occidentali a causa delle sanzioni internazionali, l’erosione del capitale umano dovuta alla mobilitazione e all’emigrazione e i massicci investimenti militari con scarse ricadute sui settori civili danneggeranno nel tempo il potenziale economico della Russia. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2023 l’economia russa rimarrà più piccola del 4,9% rispetto all’ipotesi precedente alla guerra e la crescita del Pil dovrebbe rallentare all’1,1% nel 2025. Le finanze pubbliche rimangono in deficit a causa del finanziamento della guerra e la loro qualità si deteriora: il deficit del bilancio federale ha raggiunto i 3,4 miliardi di rubli o l’1,9% del Pil nel 2023″.