Presunto voto di scambio ad Anzio, il M5S: “Quadro sconcertante”
La senatrice Maiorino ed il capogruppo alla Regione Lazio Zuccalà: “L’unica forza politica a sollevare la questione morale è il M5S, nato per affermare ovunque i principi di legalità e trasparenza”
Anzio, 11 aprile 2024 – – “Due giorni dopo l’arresto di un esponente di Fdi a Palermo, apprendiamo che secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nelle elezioni politiche del Comune di Anzio, sciolto per mafia insieme a Nettuno, ci sarebbe stato un voto di scambio politico-mafioso e a beneficiare del sostegno elettorale dei boss sarebbero stati ex assessori e ex consiglieri comunali di Fdi e FI, tutti legati all’ex sindaco De Angelis. Un quadro sconcertante, con buona pace della continua retorica muscolare del partito di Giorgia Meloni sulla legalità e sull’antimafia“. Lo affermano in una nota la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S, e il consigliere regionale del Lazio Adriano Zuccalà, capogruppo M5S.
In Italia c’è una vera e propria emergenza legalità, da Torino a Palermo passando per la Puglia. L’unica forza politica a sollevare la questione morale nelle istituzioni e nella classe dirigente italiana è il Movimento 5 Stelle, che è nato per affermare ovunque i principi della legalità e della trasparenza. Nel frattempo il Governo Meloni e la sua maggioranza smantellano la normativa per il contrasto alla corruzione, alle mafie affariste e ad ogni forma di malaffare dei colletti bianchi. Ne fanno anche un vanto, provando a ridicolizzare il M5S e l’ex ministro Bonafede, che hanno approvato la migliore legge anticorruzione che l’Italia abbia mai conosciuto, elogiata e presa a modello a livello internazionale” concludono.
Lo affermano in una nota la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S, e il consigliere regionale del Lazio Adriano Zuccalà, capogruppo M5S.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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