Elly Schlein alle prese con le crisi interne al Pd, Giuseppe Conte rafforza la sua posizione tenta il sorpasso: il Campo Largo, per ora, è solo un miraggio
Roma, 23 aprile 2024 – Prima la netta sconfitta in Abruzzo, poi gli scandali di presunta corruzione in Puglia. Ora, infine, la debacle in Basilicata. Con la vittoria in Sardegna che ha rappresentato solo una luce nel buio. Il Campo Largo è già alla resa dei conti, o forse non è nemmeno mai esistito. O comunque ci vuole ancora del tempo. Nello specifico almeno 3 anni e mezzo, quando il popolo sarà richiamato per eleggere il nuovo Parlamento (salvo crisi di Governo, all’ordine del giorno in Italia). Intanto, però, di Parlamento da eleggere ce n’è un altro ed in tempi molto più brevi: l’Eurocamera. E sarà proprio il verdetto delle urne europee a decretare il verdetto finale.
Il Campo Largo non c’è, o quanto meno ora non può esserci. Conte e Schlein insieme si fanno vedere poco e, quando possono, lo evitano. Si lanciano stoccate a vicenda, col tentativo di primeggiare l’uno sull’altra. Lei parla di “Campo Largo”, lui di “Campo Giusto”. Obiettivo: differenziarsi il più possibile. L’alleanza di cui spesso si è parlato, in realtà, non c’è. O almeno non ora. E non potrebbe essere altrimenti.
Campo Largo? Schlein alle prese con i vertici Pd
La segretaria Pd Elly Schlein è alle prese con le sue crisi interne, dovute alle tante correnti interne al Nazareno. Crisi ancor più gravi se consideriamo che Schlein è stata messa lì dai cittadini, non dall’apparato. Quest’ultimo, infatti, voleva Bonaccini. Anzi, Schlein promise di “estirpiare cacicchi e capi bastone”. Ci riuscirà, forse. Ma per il momento ha dovuto cedere alla Direzione Nazionale del Pd: il suo nome nel simbolo alle prossime Europee (dove si candiderà) non ci sarà, nonostante lei abbia pressato per inserirlo. Ma tant’è, ha dovuto fare un passo indietro (leggi qui).
Conte punta al sorpasso
Il Pd nazionale, adesso, è debole. Motivo per cui il Movimento 5 Stelle,guidato da Giuseppe Conte, fa di tutto per starne alla larga. E anzi, l’ex premier ha messo Schlein nel mirino. L’obiettivo non è allearsi, ma superarla. Nei sondaggi e, soprattutto, alle urne. E la strada è quella: l’unica vittoria è arrivata in Sardegna, con la candidata Alessandra Todde targata M5S. In sintesi: Conte rafforza la sua posizione, anche in virtù delle posizioni in politica estera, molto ben viste dai suoi, mentre Schlein deve tirare un colpo al cerchio ed uno alla botte troppe volte. E questi agli elettori non piace, oltre che alla classe dirigente del Nazareno.
Oltre a tutto ciò, c’è un’altra variabile che va considerata: la storia. Spesso i politici la dimenticano, ma la roccaforte elettorale no. Il M5S è nato anti-sistema ed anti-casta, con il Pd bersaglio numero 1. Era il 2013, di acqua sotto i ponti ne è passata. Anzi, una vera e propria tempesta: hanno pure governato insieme il momento più difficile dal dopo guerra ad oggi ovvero la pandemia. Ma è stato un “caso”, dato che una pandemia non può prevederla nessuno. E la salvezza nazionale conta più di tutti questi discorsi. Ma tralasciando ciò, la base grillina non vede di buon occhio l’alleanza con il Pd. E Conte questo lo sa bene.
Verso le Europee
Alle Europee Pd e M5S correranno da soli: si vota col sistema interamente proporzionale, dunque si fare una vera e propria conta. Nessuna scusa (per loro come per gli altri partiti). Schlein ha scelto di candidarsi per mobilitare la base, con la speranza di ottenere un buon risultato. Ma se Conte dovesse superarla, la sua segreteria non sarebbe più così salda (non lo è neanche ora). La resa dei conti è alle porte. Quelle di Bruxelles e Strasburgo.
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