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Morti sul lavoro: il 1° maggio si tinge di sangue

1 maggio 2024 | 08:00
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Morti sul lavoro: il 1° maggio si tinge di sangue

Un operaio è morto in un incidente sul lavoro a Fiume Veneto, in provincia di Pordenone. Una tragedia, l’ennesima. Ed oggi ci sarà chi non festeggerà

Roma, 1 maggio 2024 – Un operaio è morto in un incidente sul lavoro a Fiume Veneto, in provincia di Pordenone. Le dinamiche sono ancora da accertare, ma sembrerebbe che l’uomo sia stato colpito dalla movimentazione di una gru. Una tragedia sul lavoro, l’ennesima. Il tutto a poche ore prima della Festa dei Lavoratori, che si tinge di sangue. Dovrebbe far notizia, in teoria. Ma la realtà dei fatti è un’altra: morire sul lavoro è diventata normalità. Una tragica normalità: centinaia di persone ogni anno perdono la vita sul posto di lavoro, lì dove dovrebbero invece costruirsi la vita, giorno per giorno. “Persone semplici che lavoravano duro, solamente per un futuro per i figli ed un po’ di serenità per se” cantava Max Pezzali nella sua “I cowboy non mollano”. Ed in effetti, dal far west non siamo tanto lontani.

Morti sul lavoro

Quella dei morti sul lavoro è una piaga sociale che attanaglia l’Italia, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, che si è recato in Calabria per visitare 2 aziende del settore agroalimentare, ha usato parole inequivocabili: “Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre”. 

Morti sul lavoro: numeri agghiaccianti

D’altronde, i numeri non mentono. E sono agghiaccianti. Sono 1.041 le denunce di incidenti mortali sul posto di lavoro arrivate all’Inail in tutto il 2023. Vite perse nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi, lungo le strade.

Nel 2024 le cose non sono migliorate, anzi. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel mese di gennaio 2024 (ultimi dati ufficiali disponibili) sono state 45. Un numero già abbondantemente superato, visti i recenti casi. Pensiamo alla tragedie avvenute a febbraio in Calabria, con un operaio morto schiacciato da una lastra di cemento (leggi qui). Ma anche il crollo del cantiere di Firenze, sempre a febbraio (leggi qui). E tanti altri ancora ne sono avvenuti, nonostante tutti gli strumenti messi in campo.

Già, perchè Parlamento e Governo negli anni si sono mosse. Nel 2008 è stato emanato il Testo Unico sulla Sicurezza, il qualeelenca le misure generali di tutela del sistema di sicurezza aziendale, che vengono poi integrate dalle misure di sicurezza previste per specifici rischi o settori di attività. Nonostante ciò, i sindacati denunciano di continuo come troppe imprese non rispettino le condizioni di sicurezza necessarie. Senza contare che tanti di quei morti di cui, purtroppo, si fa la conta, non erano nemmeno in regola. Spesso e volentieri, si tratta di lavoratori in nero privi di qualsiasi tutela: non solo contrattuale ma, soprattutto, personale. Ed è così che, nel giorno in cui si celebra la Festa dei Lavoratori, si ha l’obbligo di ricordare chi sul luogo di lavoro ha emesso l’ultimo respiro. Perchè oggi ci sarà chi non festeggerà. 

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