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Allegri si prende la sua rivincita, al passo d’addio

16 maggio 2024 | 00:57
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Allegri si prende la sua rivincita, al passo d’addio

Sembra avere le valigie pronte, fuori dalla Continassa. Ma, sull’uscio della porta, regala un’altra Coppa Italia. Alla Juve certo, ma più di tutti a se stesso

Mancano ancora 2 partite. Bologna in trasferta, Monza in casa. Poi tutti in vacanza (non proprio tutti in realtà, dato che molti voleranno in Germania per gli Europei). Ma in realtà per la Juventus la stagione vera, quella che conta, si è chiusa nella notte dell’Olimpico, dove hanno alzato al cielo la 15ma Coppa Italia della loro storia (leggi qui).A Roma è una serata di primavera inoltrata, a tratti estiva. Si vedono i primi calzoncini, magliette a maniche corte. Si suda, tanto. Anche, e soprattutto, per la tensione. A chi gronda più il sudore, anche se ben mascherato, è Massimiliano Allegri che, sul prato dell’Olimpico, potrebbe aver vissuto la sua ultima grande notte con la giacca bianconera addosso.

La rivincita di Allegri

Seduto in panchina non ci sta mai, non fa per lui. Si alza, dà indicazioni ai suoi giocatori. Poi al 90′, con la partita ormai in ghiaccio, esplode. Si toglie la giacca, la lancia, la camicia gli esce fuori dai pantaloni (per lui è quasi sacrilegio). Anche la cravatta fa una brutta fine. Urla contro il quarto uomo e l’arbitro che, giustamente, lo caccia. “Vergogna” grida a squarciagola, dopo un falo a metà campo, che non avrebe influenzato nulla. Ma in quelle grida, in quelle urla, il tecnico Allegri si è spogliato dei suoi panni, per vestire quelli di Massimiliano. Con i suoi pensieri, le sue tensioni, la sua voglia di rivincita.

Già, perchè di bocconi amari, anzi amarissimi, ne ha dovuti buttare giù. Tanti, tantissimi. Ha dovuto mandare giù bocconi amari, amarissimi. Spesso e volentieri, ingiusti. Fino a pochi giorni fa, l’hashtag “#Allegriout” spopolava sui social dopo il pari contro la Salernitana, fanalino di coda. L’Allianz Stadium è furioso, non ne può più. L’Inter ha vinto lo Scudetto in scioltezza, e la ferita è ancora aperta. “La Juve ha mollato troppo presto” dicono in molti, senza considerare che i nerazzurri hanno disputato un’annata da record. Perchè sono i più forti di tutti, anche della Juve. Nel mirino dei tifosi, ma anche della critica, c’è sempre lo stesso bersaglio: il gioco di Allegri. Che, ormai, è diventato un mantra

Intendiamoci: Allegri non è esattamente il Guardiola italiano. Ma non gli interessa esserlo, lo ha sempre detto. E’ uno pratico, concreto, a tratti a livelli estremi, con un gioco iper-conservativo ed attendista. E’ un suo limite? Forse. Ma tutto ciò si scontra con la sua carriera, dato che il cui curriculum parla chiaro: 6 Scudetti (di cui 5 con la Juve), 3 Supercoppe, 5 Coppe Italia (mai nessuno come lui). A questo, aggiungiamoci 2 finali di Champions League, perse contro 2 squadre – Barcellona e Real Madrid – che di umano avevano ben poco. Altri pianeti, altri mondi. Ma solo loro hanno impedito ad Allegri di sedersi sul trono d’Europa.

Dalla penalizzazioni alle squalifiche

Allegri è tornato a sedersi sulla panchina bianconera 3 anni fa, dopo 2 stagioni di inattività. Non era più la Juve dei Cristiano Ronaldo, Tevez, Pirlo e compagnia cantante. I giocatori sono cambiati, il livello è sempre alto ma non paragonabile a quello a cui era abituato. L’obiettivo minimo? Arrivare in Champions. Per questioni di prestigio, ma anche per questioni di bilancio che, nel calcio di oggi, sono più importanti di tutto.

Allegri deve fare i conti con i terremoti sportivi, dentro casa sua. Lo scorso anno la Giustizia sportiva impone alla Juventus 10 punti di penalizzazione, a causa dell’Inchiesta Prisma legata alle presunte plusvalenze false. Tanti, tantissimi, che costringono la Juve a scivolare dal secondo al settimo posto. La cui posizione, per dovere di cronaca, significa Conference League (coppa che la Juve non giocherà mai, dato che l’Uefa la squalificherà poco dopo dalle competizioni europee). Ma, senza quei punti tolti, la Juve avrebbe terminato il campionato al terzo posto, alla pari dell’Inter. Sul campo, dunque, ha avuto ragione Allegri.

Ma non è tutto. La cosa peggiore è arrivata questa stagione, a causa dello scandalo scommesse che si è abbattuto come una tempesta sul calcio italiano. Tempesta che, tra gli altri, ha colpito anche la Juventus, vista la maxi-squalifica comminata a Nicolò Fagioli, giovane e talentuoso centrocampista. A ciò, aggiungiamoci anche la squalifica di 4 anni inflitta a Pogba per doping. Un qualsiasi altro allenatore avrebbe perso facilmente il controllo della situazione. Tutti o quasi, ma non Allegri, che di esperienza da vendere ne ha. E, nelle difficoltà, emerge. Anche qui, la cronaca parlano chiaro: la Juventus ha conquistato la Champions League ed è riuscita ad alzare un trofeo, la Coppa Italia, a 3 anni di distanza.

E’ poco, dicono alcuni. E’ scontato, dicono altri, perchè alla Juve vincere è obbligatorio. Ma la realtà è un’altra. Vincere non è mai scontato. Dietro le vittorie ci sono sacrifici, duro lavoro. La vittoria parte dal campo di allenamento, dalla palestra. La partita sul campo è solo la punta dell’iceberg, ciò chiunque vede. Ma c’è un percorso lungo, lunghissimo, che dura mesi, a volte anche anni.

Le critiche, dunque, sono legittime. Chi è pagato a peso d’oro ed è continuamente in mostra, deve aspettarsele. Specialmente dalla stampa. Altrimenti, cambia mestiere. Tuttavia, però, la medaglia ha sempre 2 facce. E se una mette in mostra il gioco iper-conservativo, forse troppo antico, l’altra mostra i risultati, anch’essi inconfutabili.

Allegri al passo d’addio

Abbraccia i suoi giocatori, si mette seduto sui cartelloni pubblicitari ed osserva i tifosi. Dalle immagini, sembra battibeccare a distanza con il direttore sportivo Cristiano Giuntoli. Ha vinto, ma non basta a calmarlo. Va davanti alle telecamere di Mediaset, gli scappa un “Lascio alla Juve…scusate, volevo dire…” che è tutto dire, appunto. Il suo addio quasi lo ufficializza da solo. I messaggi sembrano esserci tutti. E’ stanchissimo, anzi stremato, come se avesse giocato lui. E, per certi versi, è così.

Da settimane ormai rimbalzano le voci di una Juventus sempre più in pressing su Thiago Motta, che ha dipinto un capolavoro trascinando il Bologna in Champions League l’ultima volta. E, nell’ombra, c’è sempre Antonio Conte. Che sia l’uno o l’altro (o qualcun altro ancora), chi pare non esserci è Allegri, che sembra avere già le valigie pronte fuori dalla Continassa. Ma sull’uscio della porta, regala una Coppa Italia. Alla Juve, certo. Ma, più di tutti, a se stesso. (Foto: Pagina Facebook ufficiale della Juventus)

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