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Neonato trovato morto su una nave da crociera: fermata la madre per omicidio

20 maggio 2024 | 17:22
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Neonato trovato morto su una nave da crociera: fermata la madre per omicidio

La donna, addetta alle pulizie, avrebbe tenuto nascosta la gravidanza. La nave è attraccata a Porto Santo Stefano

Grosseto, 20 maggio 2024  – La procura di Grosseto ha disposto il fermo con l’accusa di omicidio volontario di una donna con cittadinanza filippina accusata di aver ucciso il figlio neonato da lei partorito su una nave da crociera circa due giorni prima. La donna di 28 anni fa parte dell’equipaggio, dove è addetta alle pulizie, e avrebbe tenuto nascosta la gravidanza anche alle colleghe. Il neonato è stato trovato morto nella cabina occupata dalla madre.

La 28enne si era imbarcata sulla nave da crociera, battente bandiera delle Bahamas, nonostante fosse in stato di gravidanza avanzata. Il bimbo è nato venerdì 17 maggio a bordo della nave, che si trovava al largo, all’insaputa dell’equipaggio. Domenica sera 19 maggio, il personale della nave ha dato l’allarme ai carabinieri quando ha attraccato a Porto Santo Stefano, all’Argentario. A dare l’allarme sarebbero state due donne con cui la filippina divideva la cabina che si erano rese conto della tragedia seppur in ritardo.

I militari dell’Arma della compagnia di Orbetello sono arrivati subito sulla nave con la motovedetta ed hanno trovato il neonato morto nella cabina. La piccola salma è stata portata all’obitorio e poi all’ospedale dove verrà eseguita l’autopsia per accertare le cause esatte del decesso. I carabinieri hanno controllato tutta la cabina, hanno eseguito i rilievi fotografici e hanno raccolto testimonianze a sommarie informazioni. La giovane filippina è stata portata all’ospedale di Grosseto in stato confusionale. Il sostituto procuratore di turno Giovanni De Marco, sulla base delle risultanze delle indagini, ha disposto il fermo della ventottenne accusandola di omicidio volontario. (Fonte: Adnkronos)

(Foto d’archivio)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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