Roma, centro massaggi hot sponsorizzato online: in manette due maitresses cinesi

3 giugno 2024 | 15:11
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Durante le indagini, nella rete internet sono state trovate anche numerose recensioni sui servizi offerti dal “centro massaggi”

Roma, 3 giugno 2024 – Centro massaggi hot, pubblicizzato online con tanto di recensioni: i carabinieri della Compagnia di Roma Piazza Dante hanno dato esecuzione a un’ordinanza, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, che dispone la misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di due donne cinesi di 40 e 45 anni, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di istigazione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

Le indagini

Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Roma, iniziate la scorsa estate, hanno consentito ai carabinieri di raccogliere gravi e concordanti indizi di colpevolezza a carico delle due donne, in ordine al fatto che le stesse chi agendo materialmente, chi fungendo da istigatore e percependo i proventi, sfruttavano, favorivano o comunque tolleravano la prostituzione di una connazionale all’interno di un esercizio pubblico “centro massaggi”, nel quartiere Casal Bertone, comunque gestendo la casa di prostituzione che vi era ubicata, in particolar modo intrattenendo i contatti telefonici con i clienti, accogliendoli e indirizzandoli alla donna che si prostituiva, nonché pubblicando inserzioni su internet ed organi di stampa, con chiari riferimenti all’esecuzione di prestazioni di natura sessuale. Durante le indagini, nella rete internet sono state trovate numerose recensioni sui servizi offerti dal “centro massaggi”.

Gli arresti

A conclusione delle indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Roma Piazza Dante, dirette dalla Procura della Repubblica, il G.I.P. del Tribunale Ordinario di Roma, concordando con le risultanze investigative ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare che oltre ad applicare la misura degli arresti domiciliari per le donne, ha anche ordinato il sequestro preventivo dell’immobile dove si svolgevano le attività penalmente rilevanti.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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