In Olanda, dove è già in corso il voto europeo, si sono verificati attacchi hacker ad urne già aperte, rivendicati dal gruppo filo-russo HackNet
Kiev, 7 giugno 2024 – Le Europee sono già iniziate. Non Italia, certo, ma in Olanda, dove ieri milioni di cittadini si sono recati alle urne per esprimere il proprio voto. Stando ai primi exit-poll provenienti dalle più importanti agenzie internazionali, oltre che da fonti olandesi, i laburisti-verdi sono in netto vantaggio sull’estrema destra. Ma non solo. Secondo quanto riferito da vari partiti olandesi, diverse pagine sono state hackerate ad urne già aperte. Risultato? Server bloccati, sistemi in tilt. “Un attacco alle elezioni libere e democratiche” grida qualcuno. “Sono stati i russi” dice qualcun’altro, scherzandoci sopra. Ma da ridere c’è poco, dato che la rivendicazione dell’attacco proviene dal gruppo filo-russo HackNet. Il tutto a poche ore di distanza dall’intervista di Vladimir Putin, concessa alle agenzie di stampa straniere, in cui il capo del Cremlino ha respinto le accuse alla Russia di diffondere disinformazione in Europa in vista delle elezioni(leggi qui).
Europee, tra cybersicurezza e democrazia
Il tema della cybersicurezza è diventato di pubblico dominio nei palazzi del potere, in patria come all’estero. Anche il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato come “Putin sta conducendo una guerra ibrida e cerca di influenzare le elezioni europee, cercando di dividere l’Occidente”. Pochi giorni, inoltre, fa i servizi segreti polacchi hanno denunciato un “probabile attacco informatico russo” all’agenzia di stampa nazionale Pap. A maggio, inoltre, la Germania ha convocato l’ambasciatore russo a Berlino, a seguito di presunti attacchi hacker russi nei confronti dell’Spd (Partito Social-Democratico), una delle principale forze di governo tedesche.
Insomma, secondo alcuni Stati europei, compresi quelli che si trovano a pochi chilometri dal fronte ucraino (Varsavia teme di ritrovarsi la guerra in casa), Mosca sta colpendo l’Europa con diversy attacchi informatici. Obiettivo? Minare la democrazia, influenzare le Europee, colpire i paesi che aiutano militarmente l’Ucraina. E, in generale, dividere l’Europa. Perchè a Mosca fa comodo che il Vecchio Continente si spacchi.
Il caso Russiagate
Non è la prima volta che la Russia si trova coinvolta in presunti hackeraggi ed attacchi cyberinformatici. Secondo un’inchiesta condotta dalla commissione Intelligence del Senato americano, ci sarebbe stata una grande rete di contatti tra Vladimir Putin Putin e diversi consiglieri della campagna elettorale di Donald Trump per interferire sulle elezioni presidenziali, che poi portarono il Tycoon alla Casa Bianca. Passò alla storia come Russiagate. Secondo il New York Times l’ingerenza russa si sviluppò lungo tre direttrici: intercettazione e divulgazione di documenti del Partito Democratico, massicce attività fraudolente mediante profili Facebook e Twitter, contatto con associati alla campagna presidenziale di Trump. L’inchiesta portò, tra le altre cose, all’incriminazione di 12 cittadini russi funzionari del GRU, l’intelligence militare russa.
Anche l’Italia nel mirino degli hacker russi
Nonostante Putin abbia detto, nell’intervista citata in precedenza, che “in Italia non esiste una russofobia da cavernicoli“, sottolineando come si auguri di riallacciare i rapporti col nostro Paese dopo la fine della guerra, le statistiche portano ad altre conclusioni.
Sono stati complessivamente 1.411 gli attacchi cyber trattati dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale nel 2023, e 248 sono stati causati da hacker russi. Insomma, il nostro Paese è una “vittima di guerra ibrida”. Per gli esperti, l’Intelligenza Artificiale può essere un modo per prevenire e rispondere in maniera più veloce alle campagne hacker, sfruttando la tecnologia come mezzo per dimezzare i tempi di difesa. Anche perchè l’Italia si posiziona al ventesimo posto su scala mondiale per sistemi compromessi e al terzo in Europa, preceduta solo da Spagna e Germania. Tenere alta la guardia, dunque. Le guerre ibride sono subdole, non si vedono. Non si combatte con bombe e soldati, ma a suon di spie, attacchi hacker volti a creare veri e propri sistemi di disinformazione volto a spostare l’opinione pubblica e, appunto, minare la democrazia. Non è un caso che, negli ultimi anni, gli Stati abbiano investito fior di quattrini sulla cybersicurezza. Perchè in un mondo dove domina la tecnologia, la guardia va tenuta alta. Altissima. Perchè in gioco ci sono democrazia e libertà.