LA RESTITUZIONE

I carabinieri restituiscono al museo di Tarquinia 7 reperti etruschi

7 giugno 2024 | 10:51
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I carabinieri restituiscono al museo di Tarquinia 7 reperti etruschi
Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia

I reperti archeologici sono stati recuperati nel Regno Unito, a seguito dell’indagine denominata “Achei”

Tarquinia, 7 giugno 2024 – Il Comandante del Gruppo Carabinieri Tpc di Roma e il Comandante del Nucleo Carabinieri Tpc di Cosenza hanno consegnato al direttore del Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia 7 preziosi reperti archeologici recuperati nel Regno Unito nel corso delle attività svolte nell’ambito dell’indagine denominata “Achei”, coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone.
L’evento si è svolto alla presenza del prefetto di Viterbo, del Direttore Generale Musei del MiC, del Comandante del Comando Provinciale Carabinieri di Viterbo, del Direttore Regionale Musei Lazio e del Soprintendente A.b.a.p. per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale Marherita Eichberg.

I reperti riconsegnati, “di eccezionale valore archeologico”, sono stati rintracciati nel contesto di una complessa attività d’indagine dei Carabinieri del Nucleo T.P.C. di Cosenza che ha accertato l’esistenza di un vasto traffico su scala nazionale e internazionale, con ramificazioni in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia, di reperti archeologici italiani. Le indagini, condotte dal maggio 2017 e concluse nel luglio 2018, hanno consentito di accertare i sistematici saccheggi di più squadre di “tombaroli” che, con una articolata suddivisione di competenze e ruoli, garantivano al mercato clandestino un flusso continuo di beni archeologici, di ingente valore economico, inseriti in articolati e complessi canali di ricettazione in Italia e all’estero. L’operazione si è conclusa con l’emissione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari da parte del Gip del Tribunale di Crotone, su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha coordinato le indagini, nei confronti di 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, possesso illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita, nonché l’esecuzione di 80 decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti soggetti, indagati in stato di libertà. (fonte: Ansa, foto: Sito web Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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