Roma, si fingono poliziotti e tentano di truffare 2 anziani. Ma i veri agenti li arrestano

7 giugno 2024 | 11:01
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Roma, si fingono poliziotti e tentano di truffare 2 anziani. Ma i veri agenti li arrestano

I truffatori sono stati traditi dalle telecamere di videosorveglianza

Roma, 7 giugno 2024 – Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Viminale, a seguito di un’accurata attività di indagine, dopo aver visionato le immagini del sistema di videosorveglianza posto all’ingresso di uno stabile di via Principe Amedeo, hanno appurato che lo scorso 30 maggio due soggetti avevano derubato un turista dopo avergli mostrato il portafoglio, simulando di essere appartenenti alle forze dell’ordine.

Cos’è successo

Nei giorni scorsi, gli agenti, durante un servizio specifico, nel percorrere via Principe Amedeo, hanno visto gli stessi due uomini notati nei filmati del 30 maggio scorso e li hanno seguiti. Mentre si dirigevano verso la stazione di “Roma Termini” hanno accertato che i due, in più circostanze, colloquiavano pretestuosamente con alcuni passanti probabilmente per carpirne informazioni. Poco dopo, in via Volturno, i due hanno adocchiato una coppia di coniugi anziani e li hanno subito seguiti avvicinandoli all’altezza di piazza della Repubblica, dove hanno conversato per alcuni minuti e, dopo poco, uno di essi ha estratto il portafoglio come se volesse esibire il distintivo.

Gli investigatori, avendo già visto il medesimo “modus operandi”, sono immediatamente intervenuti bloccandoli e trovandoli in possesso di due scudetti distintivi con scritto “Guardia Urbana Barcellona”. I poliziotti hanno successivamente accompagnato i soggetti presso gli uffici del Commissariato, li hanno identificati per due romeni, di 52 e 63 anni, e li hanno tratti in arresto perché gravemente indiziati del reato di possesso di segni distintivi contraffatti.
L’Autorità Giudiziaria, su richiesta della Procura della Repubblica, ha convalidato gli arresti.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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