Da colomba a falco. La svolta di Macron sulla guerra in Ucraina
Fin dall’inizio della guerra, il presidente francese ha tentato di vestire i panni del mediatore, proponendosi come canale principale tra Putin e Zelensky. Poi però qualcosa è cambiato
Parigi, 8 giugno 2024 – Emmanuel Macron si è preso sulle spalle la causa ucraina. L’ha sposata, l’ha fatta sua. Più di tutti, fin dall’inizio della guerra, il presidente francese ha tentato di vestire i panni del mediatore, proponendosi come canale principale tra il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e il capo del Cremlino Vladimir Putin, impegnandosi in innumerevoli ore di “diplomazia telefonica”. Obiettivo? Ottenere un cessate il fuoco e una soluzione negoziata. Risultato? Un nulla di fatto.
Le truppe russe hanno oltrepassato il confine, i carrarmati preso d’assalto le città. Nonostante, anche negli ultimi giorni prima dell’invasione, Macron fosse volato a Mosca, cercando disperatamente di scongiurare la catastrofe incombente, facendo della diplomazia la sua “arma”. Poi, però, qualcosa è cambiato. Le interminabili telefonate e gli incontri non hanno permesso di raggiungere il risultato sperato. Ed è lì che il capo dell’Eliseo ha abbandonato la linea morbida, sfidando anche i suoi stessi colleghi europei. Forse anche troppo.
Macron: “Siamo in economia di guerra”
Ha abbandonato i toni moderati, preferendo le maniere forti. Anche in patria. È stato infatti uno dei primi capi di Stato e di Governo a parlare apertamente di “economia di guerra”, rivolgendosi al popolo francese nel giugno 2022: “Questo significa anche un’economia in cui dovremo andare più veloci, riflettere in modo diverso. Questo cambio di passo servirà anche a poter ricostituire più rapidamente ciò che è indispensabile per le nostre forze armate, per i nostri alleati, per tutti coloro che vogliamo aiutare. Un’economia in cui non possiamo più vivere al ritmo, e direi con la stessa grammatica di com’era fino a un anno fa. È cambiato tutto. E questo cambiamento non sono solo gli Stati a subirne le conseguenze, ma tutti gli attori della filiera“.
Insomma, riassumendo: è finita l’epoca del benessere: tutti siano pronti a fare sacrifici in nome della libertà, sia dell’Ucraina che dell’Europa come diretta conseguenza, e della sconfitta di Putin. Perché dopo Kiev, potrebbe toccare a Parigi, e quindi all’Europa. Soluzioni alternative non ci sono. È un po’ come quando il premier britannico Winston Churchill si mise in prima linea contro il nazismo, non accettando politiche di concessioni ad Hitler (storicamente conosciute come “Appeasement”) dei suoi predecessori e colleghi europei; allo stesso modo, Macron tenta di fare lo stesso a quasi un secolo di distanza.
“Non escludo l’invio di truppe Nato in Ucraina”
A differenza di Churchill, che era molto popolare, il consenso per il capo dell’Eliseo è ai minimi storici, ed è continuamente nel mirino dell’opinione pubblica e della stampa. Il premier britannico poteva godere del sostegno di altre superpotenze (tra cui proprio l’Unione Sovietica), mentre Macron è solo. Ma nonostante ciò butta tutto sul tavolo, fa all-in. Ma la guerra non è il poker. Motivo per cui dichiarazioni come “non escludo l’invio di truppe Nato in Ucraina“, rilanciate a più riprese, rischiano di far saltare il banco definitivamente. Ammesso che ci sia.
L’Alleanza Atlantica, fin dall’inizio della guerra, ha oltrepassato varie linee rosse. Non ultima, l’autorizzazione concessa da Washington a Kiev di colpire, con armi statunitensi, obiettivi militari in territorio russo(leggi qui). Tuttavia, c’è un punto che è sempre rimasto un vero e proprio tabù per la NATO: l’invio di truppe sul campo di battaglia. Opzione costantemente esclusa, nonostante le pressioni di Kiev per ottenere un maggiore coinvolgimento diretto dell’Alleanza, anche perché Kiev è a corto di uomini.
Un tabù, dunque. Almeno fino a quando Macron non ha sorpreso tutti, “non escludendo” una possibile presenza dei militari a Kiev e dintorni. Una posizione che lo ha sostanzialmente isolato rispetto agli altri leader, che nemmeno vogliono sentirne parlare. Anche il segretario generale Stoltenberg, considerato uno dei falchi, non ha intenzione di oltrepassare questo confine.
“Vogliamo creare la brigata francese”
Nonostante l’isolamento della sua posizione rispetto agli altri leader europei, il presidente francese Emmanuel Macron non indietreggia. Anzi, rilancia con decisione l’ipotesi di un più diretto coinvolgimento della Francia nel conflitto in Ucraina. “Vogliamo formare una brigata francese in Ucraina”, ha rivelato Macron in un’intervista rilasciata a TF1 e France 2. “La sfida – ha spiegato il presidente francese – è addestrare 4.500 soldati ucraini, equipaggiarli, addestrarli e difendere il loro territorio”. Insomma, una sorta di missione di training e sostegno militare che andrebbe ben oltre i confini di ciò che finora l’Alleanza Atlantica ha accettato di fare.
A lanciare l’appello per un più rapido addestramento dei militari ucraini, secondo quanto riferito dall’inquilino dell’Eliseo, sono stati proprio il presidente Zelensky (ricevuto in queste ore a Parigi) e il ministro della Difesa di Kiev. Una richiesta che Macron sembra aver fatto propria, mettendosi parzialmente in rotta di collisione con gli alleati. Ma il presidente francese è convinto che la sua proposta non costituisca un fattore di escalation del conflitto. “La risposta è no”, ha affermato con determinazione.
La guerra in Ucraina continua a mettere alla prova la capacità dell’Alleanza Atlantica di mantenere una posizione compatta e coerente. E le decisioni future, soprattutto in merito all’eventuale invio di truppe, saranno cruciali per determinare i futuri assetti di sicurezza in Europa. Nucleare permettendo. (Foto: Facebook Emmanuel Macron).