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Francia: la strategia di Macron per fermare l’avanzata di Le Pen

10 giugno 2024 | 20:13
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Francia: la strategia di Macron per fermare l’avanzata di Le Pen

La decisione di sciogliere l’Assemblea Nazionale ed indire nuove elezioni era in cantiere da settimane, con Macron che aspettava solo una parvenza di ufficialità: l’analisi

Parigi, 10 giugno 2024 – Il giorno dopo è sempre più difficile. La fine di una storia d’amore, una delusione sul lavoro, una litigata in famiglia. E una batosta elettorale di quelle che non si scordano, che non fanno dormire la notte, che fanno da spartiacque. Certamente queste Europee hanno rappresentato tutto questo per il presidente francese Emmanuel Macron, che è stato doppiato nei voti dall’estrema destra guidata da Marine Le Pen. Il capo dell’Eliseo si ferma intorno al 15%, la “lady di ferro” francese vola oltre il 30%. Un risultato chiaro, inequivocabile, da cui è impossibile sfuggire pur volendolo fare: il traino dell’Europa unita travolto da una delle forze anti-europeiste più forti del Continente (leggi qui).

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Dimissioni di Macron? Facciamo chiarezza

Prima di procedere con l’analisi di quanto accaduto e di ciò che avverrà, è importante fare chiarezza su un punto determinante. Dopo l’annuncio di Macron, in molti hanno pensato che si trattassero di dimissioni. Ma non è assolutamente così. 

A differenza dell’Italia, dove esiste un sistema parlamentare in cui Governo e Parlamento sono legati da un rapporto di fiducia (il primo non esisterebbe senza il secondo), in Francia vige il sistema semi-presidenziale. Si tratta di una complessa forma di governo in cui il potere esecutivo è diviso tra il Presidente della Repubblica (ovvero Macron, per intenderci) ed il Primo Ministro. Il Premier viene nominato dal Presidente sulla base delle indicazioni elettorali, ma necessita, insieme al resto del suo esecutivo, della fiducia parlamentare.

macron le pen

Dunque, nel caso in cui il partito di Le Pen dovesse vincere le prossime legislative, potrà contare su un “proprio” Primo Ministro, che lo stesso Macron sarà tenuto a nominare. Si verificherbebe dunque lo scenario della “coabitazione“, in cui il Capo dello Stato ed il Premier sono di diverso schieramento politico, con il rischio di paralizzare l’attività politica e dunque il Paese intero. Il fenomeno, tuttavia, non sarebbe una novità, dato che si è verificato anche in altre situazioni passate.

In conclusione, Macron (salvo che non decida di dimettersi a seguito dell’ipotetico risultato elettorale negativo) rimane saldo al suo posto. E’ stato ri-eletto 2 anni fa, e davanti a se ha altri 3 anni di mandato.

Macron-Le Pen, il quadro generale

Tornando sulla batosta alle Europee, Macron non si è girato dall’altra parte. Ha preso il torno per le corna, affrontando di petto la situazione. Poco dopo l’ora di cena, il presidente ha tenuto un discorso alla Nazione in cui dà notizia di voler sciogliere l’Assemblea Nazionale e convocare nuovi elezioni legislative, in data 30 giugno e 7 luglio. Insomma, tra 3 settimane i francesi eleggeranno il nuovo Parlamento, cotto e mangiato. L’annuncio di Macron ha scosso Parigi, con centinaia (se non di più) di giovani che hanno invaso Place de la Rèpublique, per protestare contro la potenziale “consegna” della Francia nelle mani di Le Pen. Quello che può apparire un controsenso (protestare contro il voto) in realtà non lo è: in piazza sono scesi quelli che a votare non ci sono andati, o quelli che hanno votato Macron ed hanno voluto far sentire la loro voce. In fondo, il popolo francese lo conosciamo. Non le manda a dire, nel bene e nel male.

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Secondo quanto rivelato da diversi prestigiosi organi di stampa francesi, la decisione di Macron era in cantiere da settimane. Almeno da quando i sondaggi davano Rn – il partito di Le Pen – in netto vantaggio sul partito del presidente, Renaissance. Si aspettava solo una parvenza di ufficialità per rompere gli schemi, entrare nelle case di tutti i francesi, rivoluzionando la loro serata (già abbastanza movimentata).

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Occhio, dunque, a darlo per spacciato. Macron è un volpone della politica, un ingegnere istituzionale, in grado di muoversi con abilità nelle stanze dei bottoni ed in campagna elettorale. Già 2 anni fa sembrava dover abbandonare l’Eliseo, ed invece è riuscito a restarci.  Già, perchè il presidente non solo ha dato notizia di scioglimento ed elezioni, ma ha anche messo in guardia i francesi sui rischi che comporterebbe la maggioranza dell’estrema destra anti-europeista. Cercando di colpire l’animo più nascosto dei francesi, quello che scende in piazza, quello che si mobilita quando si sente con l’acqua alla gola, facendo trionfare il proprio orgoglio nazionale. E, allo stesso tempo, mostrando un altissimo senso di responsabilità di fronte al Paese e al mondo intero: un presidente che perde non fa finta di nulla, ma ne trae le proprie conseguenze. Un senso di serietà che “rapisce” chiunque.

Il precedente spagnolo

Ne è un chiarissimo esempio quanto successo lo scorso anno, al confine della Francia. Il presidente spagnolo Pedro Sanchez si dimise dopo la sconfitta elezioni amministrative. Per non dare tempo alla destra spagnola di organizzarsi, mostarsi responsabilità di fronte ai cittadini, mettere a terra progetti con gli altri partiti più piccoli. Risultato? Dalle urne uscì uscita nessuna maggioranza chiara e l’avanzata di Vox, che sembrava inarrestabile, si bloccò come d’improvviso. Come se, al momento decisivo, gli spagnoli abbiano deciso di andare sull’usato sicuro. E Sanchez tornò presidente.

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Oltre a ciò, la speranza di Macron sono i ballottaggi. A differenza delle Europee, infatti, le legislative in Francia saranno su doppio turno. E Le Pen di ballottaggi ne ha persi diversi. Anche perchè, nella seconda giornata, di solito i partiti francesi ed i relativi elettori si coalizzano per evitarne lo sfondamento. Funzionerà anche questa volta? Mancano 3 settimane, anzi un mese. Poi lo scopriremo. Le Pen fiuta la preda, ma Macron sa come muoversi. E Bruxelles, intanto, spera. (Foto: Facebook Emmanuel Macron)

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