Rieti, cosparge casa di benzina e il marito muore carbonizzato: riparte il processo in Appello
Dopo l’annullamento con rinvio in Cassazione, prosegue l’iter giudiziario di una 44enne
Rieti, 14 giugno 2024 – Una donna di 44 anni avrebbe ucciso il marito, dopo aver cosparso casa di benzina: questi sarebbero i fatti avvenuti, che risalgono al 25 novembre 2019, secondo la ricostruzione della Procura. Sempre secondo le ipotesi dell’accusa, l’omicidio sarebbe avvenuto dopo che la donna avrebbe cosparso di benzina l’abitazione ed a seguito di una colluttazione avvenuta con lo stesso e nel quale si è verificato un incendio con il marito della donna morto carbonizzato e la stessa ricoverata con ustioni nel 50% del corpo.
“La corte d’assise d’appello di Roma, – spiega l’avvocato Antonino Castorina di Reggio Calabria – confermando il principale capo di imputazione relativo all’omicidio volontario aggravato del compagno, ha poi contestualmente assolto la donna dal reato di tentato omicidio nei confronti delfiglio, con una riduzione della pena detentiva da 24 a 21 anni. La difesa aveva quindi depositato ricorso in Cassazione nel mentre proprio dopo la vigilia di Ferragosto la Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma ricorreva avverso l’assoluzione della donna in ordine al tentato omicidio del figlio che ha visto l’assoluzione nel secondo grado di giudizio perché il fatto non costituisce reato con la conseguente riduzione della pena inflitta.
La Suprema Corte di Cassazione riunitasi in piena estate per discutere l’amara vicenda dopo avere sentito le parti interessate ha disposto di annullare la sentenza e rimandare tutto in Corte d’Assise d’Appello. Sotto la presidenza della dottoressa Cristina Scipioni è partito la seconda fase del processo che dovrà fare luce sulla volontà omicidiaria della donna e su quella che è stata la condotta nei confronti del figlio”.
Durante la prima udienza sono intervenuti oltre le parti civili anche il Procuratore della Repubblica per chiedere la conferma di quella che fu la sentenza di primo grado poi riformulata. Per la difesa, l’avvocato Antonino Castorina di Reggio Calabria nella sua arringa ha “valorizzato la mancanza del dolo nella condotta della donna e l’assenza del nesso tra l’evento morte e la condotta contestata riprendendo gli atti della discovery e le dichiarazioni del perito nominato dal tribunale che effettivamente non dava prova certa di come sarebbe nato l’incendio”. Dopo oltre 4 ore di udienza è stato disposto un rinvio a luglio per le contro-repliche del Pm e la decisione.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.