L'ACCORDO FALLITO |
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Così saltò la pace tra Russia e Ucraina

16 giugno 2024 | 23:50
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Così saltò la pace tra Russia e Ucraina
Così saltò la pace tra Russia e Ucraina
Così saltò la pace tra Russia e Ucraina

Il New York Times ha rivelato, tramite documenti ineditici, che l’accordo tra Mosca e Kiev era ad un passo già nella primavera 2022. A far saltare il banco fu una clausola “assurda” voluta dai russi

Kiev, 16 giugno 2024 – Nonostante siano passati ormai due anni e mezzo di guerra (leggi qui), la pace tra Russia e Ucraina è un miraggio. Più passa il tempo, più si allontana. Nonostante tutti continuino a parlare della necessità di raggiungere un accordo, nessuno ha posto sul tavolo proposte concrete. Anzi, il tavolo nemmeno è stato allestito. Ma c’è stato un momento, poco dopo l’invasione russa, in cui Kiev e Mosca si stavano per mettere d’accordo, a suon di concessioni. Con la guerra che sarebbe potuto terminare poco dopo essere iniziata. Poi, il banco saltò.

Pace sfiorata? Le rivelazioni del New York Times

Il New York Times ha infatti rivelato l’esistenza di un documento che, secondo il giornale, rappresenta una bozza del trattato di pace negoziato tra le parti nella primavera del 2022, ovvero poco dopo l’inizio del conflitto: “Il Times pubblica integralmente i documenti ottenuti. Si tratta di bozze di trattato datate 17 marzo e 15 aprile 2022, che mostrano le proposte concorrenti e i punti di accordo delle due parti; e un ‘comunicato’ privato durante i colloqui di persona a Istanbul il 29 marzo che riassumeva l’accordo proposto” si legge nell’articolo. Il prestigioso quotidiano americano fa sapere di avere ricevuto tali informazioni da “fonti russe, ucraine ed europee”.

La bozza di accordo a cui fa riferimento il Nyt è intitolato “Trattato sulla neutralità permanente e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina” e prevedeva che Regno Unito, Cina, Russia, Stati Uniti e Francia agissero come “garanti della sicurezza dell’Ucraina come Stato permanentemente neutrale“.

Stati garanti e neutralità

Il documento stabiliva inoltre che lo status di garante della Bielorussia non fosse stato concordato con la parte ucraina, mentre lo status di garante della Turchia non fosse stato concordato con la parte russa. Secondo l’articolo 1 del trattato: “L’Ucraina si impegna a sostenere la propria neutralità permanente, che è dichiarata e sancita nella Costituzione dell’Ucraina. Gli Stati garanti riconoscono, rispettano e garantiscono lo status dell’Ucraina come Stato permanentemente neutrale e si impegnano a garantire che questo status sia rispettato a livello internazionale”.

Questioni Crimea e Nato

Sempre secondo quanto riferito dal Nyt, le delegazioni concordarono di escludere dal trattato di pace la questione della Crimea e di Sebastopoli, oltre ad alcuni territori specifici elencati nell’allegato 6, il cui contenuto non è stato reso noto. I negoziatori ucraini si sarebbero impegnati a rinunciare all’adesione alla Nato e ad accettare l’occupazione russa di alcune parti del territorio ucraino, pur rifiutandosi di riconoscerne la sovranità russa su di essi.

Lingua russa

Allo stesso tempo, però, il documento afferma che l’Ucraina si sarebbe rifiutata di discutere articoli che l’avrebbero obbligata a designare la lingua russa come lingua ufficiale del Paese e a vietare “tutta la propaganda e tutte le organizzazioni basate su idee o teorie di superiorità di una razza o di un gruppo di persone di un certo colore della pelle”, incluse le idee di fascismo, nazismo, neonazismo e nazionalismo aggressivo. Inoltre, Kiev avrebbe respinto la possibilità di discutere articoli sulla revoca delle sanzioni alla Russia, in vigore dal 2014, nonché sulla chiusura dei procedimenti giudiziari internazionali.

L’articolo della discordia: salta il banco della pace

A far saltare il banco, però, fu l’articolo 5 del Trattato. Secondo quanto riportato, questo articolo prevedeva che, in caso di un nuovo attacco armato contro l’Ucraina, gli “Stati garanti” che avrebbero firmato il trattato – ovvero “Gran Bretagna, Cina, Russia, Stati Uniti e Francia – sarebbero dovuti intervenire in difesa dell’Ucraina”. Tuttavia, la Russia avrebbe inserito una clausola secondo la quale tutti gli Stati garanti, Russia compresa, avrebbero dovuto approvare unanimemente la risposta da attuare nel caso in cui l’Ucraina fosse stata attaccata: “In effetti, Mosca potrebbe invadere nuovamente l’Ucraina e poi porre il veto a qualsiasi intervento militare per conto dell’Ucraina – una condizione apparentemente assurda che Kiev ha subito identificato come un ostacolo all’accordo” scrive il New York Times.

E così, tutto saltò. La guerra è andata avanti, migliaia di morti in più. Pace? Non se ne parla nemmeno, per ora: mancano le condizioni. Ma una volta, c’erano. Almeno fino all’articolo 5.

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