IL DRAMMA

Caporalato e schiavitù

20 giugno 2024 | 16:05
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Caporalato e schiavitù

Migranti costretti a fare da schiavi nei campi, rigorosamente a nero, privi di qualsiasi tutela: i numeri testimoniano una cruda e drammatica realtà (ed il caso di Satnam Singh è solo l’ultimo)

Latina, 20 giugno 2024 – In fuga sui barconi, in cerca di una vita migliore. Costretti ad abbandonare la propria patria, tempestata da guerra, povertà, sanguinarie dittature. Sbarcano sulle nostre coste, porta d’ingresso del Mar Mediterraneo, spesso senza documenti ma con sogni, speranze. Ma, nella maggior parte dei casi, le speranze restano illusioni. Già, perché ad attendere molti di loro ci sono i caporali, “imprenditori senza scrupoli” per citare il governatore del Lazio Francesco Rocca (leggi qui), pronti a buttarli in mezzo ai campi sotto il sole cocente. Rigorosamente senza contratto, con paghe da fame. O meglio, da schiavitù. Vengono qui in cerca di una nuova vita, ma a volte, trovano la morte. Come successo Satnam Singh, il bracciante indiano mutilato e abbandonato davanti casa a Latina, morto ieri al San Camillo di Roma (leggi qui). I sindacati sul piede di guerra, sdegno da parte delle Istituzioni. La realtà, però, è che questo è solo l’ultimo dei casi.

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Migranti costretti a fare da schiavi nei campi agricoli, nelle campagne. Senza nessuna tutela contrattuale, nessuna sicurezza sul lavoro. Mandati allo sbaraglio, come carne da macello. Perché “o accettano questo o niente”. E a dirlo non siamo noi, bensì i numeri. Freddi, cinici e spietati. Ma reali, dai quali non si può fuggire. Ed occorre prenderne atto, il prima possibile.

Caporalato: cos’è?

Innanzitutto, facciamo un passo indietro. Ma cos’è il caporalato? Sembra scontato, ma in realtà molti non sanno cosa sia. Rimanendo alle fonti istituzionali, il Portale Integrazione Migranti, piattaforma governativa:

“Si fa riferimento all’intermediazione, il reclutamento e l’organizzazione illegale della manodopera nonché allo sfruttamento lavorativo (prevalentemente) in agricoltura. Tale sistema di intermediazione è presente quando è ampia la distanza tra aziende agricole e persone in cerca di lavoro e quando l’organizzazione del lavoro in squadre risulta essere particolarmente complicata. Il caporalato si presenta spesso come l’unico meccanismo organizzativo in grado di colmare quel vuoto strutturale fra domanda e offerta di lavoro”.

Un’altra spiegazione, ancor più dura, la fornisce un’indagine conoscitiva della camera sul fenomeno del caporalato della Camera dei Deputati

Il fenomeno del «caporalato» rappresenta una forma di sfruttamento lavorativo che interessa diversi settori produttivi (quali, in particolare, i trasporti, le costruzioni, la logistica e i servizi di cura), ma che si manifesta con particolare forza e pervasività nel settore dell’agricoltura […]. Lo sfruttamento si sostanzia in forme illegali di intermediazione, reclutamento e organizzazione della manodopera”.

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Numeri da spavento

I numeri fanno spavento. Secondo quanto affermato VI Rapporto agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, presentato nel novembre 2022, il caporalato èfortemente radicato in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio, con tassi di oltre il 40%, ma ben presente anche nel Centro-Nord con percentuali tra il 20 e il 30 per centoNel complesso, le vittime dello sfruttamento sono salite a 230mila. Tra di loro, anche 55mila donne. Di cui la tanti, tantissimi (anche se non tutti) sono stranieri non residenti. E i numeri non sono nemmeno aggiornati del tutto, dato che il rapporto fa riferimento al 2021.

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Dati un po’ più aggiornati li dà il Portale Integrazione Migranti, citato in precedenza, che cita Istat (i dati fanno riferimento al 2o23). Nei settori di cura alla persona, edile e agricolo si riscontrano i maggiori tassi di irregolarità, a causa della presenza di lavoro nero, ma anche del ricorso a diverse forme di lavoro “grigio”. In  Italia, l’indicatore di irregolarità complessivo è – secondo Istat – pari all’11,3%, ma sale al 23,2% in ambito agricolo mentre nel lavoro domestico raggiunge addirittura il 51,8%.

Latina maglia nera

I minori che vivono nei territori caratterizzati dallo sfruttamento del lavoro agricolo e, nello specifico, di due tra le aree a maggior rischio, la provincia di Latina nel Lazio e Ragusa in Sicilia, spesso trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di forte isolamento, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. Sono tantissimi e, nonostante alcuni sforzi messi in campo, sono per lo più invisibili per le istituzioni. Ovvero non censiti all’anagrafe, ed è quindi difficile anche riuscire ad avere un quadro completo della loro presenza sul territorio. Questi sono ulteriori dati, diffusi dal rapporto Save The Children nel luglio 2023, che accende un faro sulla condizione dei minori che vivono nei territori caratterizzati dallo sfruttamento del lavoro agricolo.

È una realtà cruda, sconvolgente, testimoniata (anche) dai numeri. Dietro a quelle cifre ci sono persone, famiglie distrutte, speranze svanite, sogni trasformati in illusioni. In barba ai diritti che ogni essere umano acquisisce, o dovrebbe acquisire, fin dalla sua nascita. Si tratta di una piaga sociale che merita la massima attenzione e un intervento deciso da parte delle istituzioni, oltre che una presa di coscienza collettiva. Prima di essere costretti a raccontare un’ennesima tragedia.

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