IL FATTO

Furto ed estorsione a Latina: “Se rivuoi la catenina d’oro, dammi 200 euro”

22 giugno 2024 | 16:38
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Furto ed estorsione a Latina: “Se rivuoi la catenina d’oro, dammi 200 euro”

Arrestato dai poliziotti, per il malfattore si sono aperte le porte del carcere di Latina

Latina, 22 giugno 2024 – La Polizia di Stato ha arrestato uno straniero 22enne sorpreso nella flagranza del reato di estorsione. Ieri sera, personale della Squadra Mobile e della Squadra Volante, hanno tratto in arresto uno straniero sorpreso mentre stava commettendo un’estorsione nei confronti di un giovane italiano.

In particolare il malcapitato, il 19 giugno, era stato vittima dello scippo di una catenina d’oro mentre si trovava all’interno della locale stazione degli autobus ed il giorno successivo riceveva messaggi estorsivi mediante l’applicazione WhatsApp, con i quali il malvivente gli intimava la consegna di euro 200 per farlo rientrare in possesso del monile.

Dopo una trattativa, la vittima concordava la consegna della somma di euro 150 per il 21 giugno 2024 verso le ore 17.00 in piazza Santa Maria Goretti, al fine di rientrare in possesso della propria catenina.

A seguito della denuncia sporta da parte del perseguitato, veniva predisposto un mirato servizio dagli agenti della Squadra Mobile e Squadra Volante, che culminava con l’arresto dell’extracomunitario, il quale a fronte della consegna della somma di denaro pattuita, riconsegnava la catenina.

Al momento dell’intervento l’estorsore, che si trovava in compagnia di altro individuo che fuggiva immediatamente, tentava di divincolarsi al fine di sottrarsi all’arresto, facendo cadere a terra un operatore di polizia ma veniva comunque fermato dagli altri agenti e trovato in possesso della somma di denaro che gli era stata consegnata poco prima.

Al termine delle formalità il malvivente è stato dichiarato in arresto per i reati di estorsione e resistenza a P.U. ed associato, questa mattina, presso la locale casa circondariale.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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