Italia-Croazia, guai a pensare al pareggio: il precedente con l’Uruguay
Tra poche ore, gli Azzurri scenderanno in campo contro la Croazia, a caccia della qualificazione agli ottavi. Avere 2 risultati su 3, più che un vantaggio, è un pericolo che si nasconde dietro l’angolo
Lipsia, 23 giugno 2024 – Luciano Spalletti lo ha detto senza mezzi termini: “Sarebbe gravissimo andare in campo contro la Croazia e pensare al pareggio. Significherebbe dargli un vantaggio”. Il commissario tecnico, per quanto ami fare il filosofo, è in realtà un pragmatico, un concreto. E conosce benissimo i pericoli dietro l’angolo. Domani sera infatti Italia e Croazia si sfideranno nell’ultima, e delicatissima, gara del girone B. Una sfida piena d’insidie, trappole, inganni. E ricordi amari.
Euro 2024: Croazia, vittoria o morte sportiva
Facciamo un breve recap e vediamo com’è la classifica del gruppo B di Euro 2024. La Spagna a punteggio pieno (6 punti) è già qualificata come prima nel girone. Segue l’Italia ferma a 3 punti e che in nessun caso potrebbe arrivare prima, avendo malamente perso lo scontro diretto contro le Furie Russe (leggi qui). Albania e Croazia chiudono la classifica, con entrambe 1 punto all’attivo. Ciò significa che Modric e compagni si giocano la strada di casa: o vincono o sono fuori. O comunque il loro destino sarebbe nelle mani non solo dell’Albania, che giocherà alla morte contro la Spagna, ma anche delle altre “migliori terze” (ne passano 4 su 6). E considerando il fatto che con un eventuale pareggio la Croazia andrebbe a 2 punti, il rischio di rimanere fuori anche da questa speciale “classifica” sarebbe altissimo, se non certo.
A conti fatti, dunque, agli Azzurri basterebbe un pari. Ma, come detto, è una trappola. Mentale, soprattutto. Motivo per cui Spalletti vuole tenere la guardia altissima: di pareggiare non se ne parla nemmeno. E fa bene. Chissà se il ct toscano, che è un volpone, ha anche buona memoria storica. Conoscendolo, difficile dubitarne. Già, perchè c’è un precedente in cui la situazione era pressochè la stessa, con l’Italia che scese in campo con 2 risultati su 3 a disposizione. Risultato? Perse. Ma occorre fare un salto indietro di 10 anni e volare oltre oceano, in Brasile. Ovvero ai Mondiali 2014, l’ultima edizione della Coppa del Mondo disputata dagli Azzurri.
Il Mondiale 2014
Natal rappresenta l’anello di congiunzione che unisce l’Europa al Sud America: l’aeroporto della città è infatti quello più vicino al Vecchio Continente. Fa caldo, caldissimo. Come sempre in Brasile, d’altronde. Il Paese è in festa, fiero ed orgoglioso di ospitare il Mondiale 2014. Il popolo brasiliano ha poco o nulla: dilagano povertà e criminalità. Ma i padroni del calcio, checchè se ne dica, sono loro. Ai brasiliani basta un pallone per creare un capolavoro. Chiedere ai vari Ronaldo, Ronaldinho e molti altri per averne conferma. Anzi, basta guardarli mentre giocano. Crescono con la palla per strada, giocano a battimuro, utilizzano gli alberi come porte. C’è chi gioca scalzo, perchè non ha i soldi per comprarsi le scarpe. Per la nostra civiltà benestante sembra assurdo, ma per loro è normalità allo stato puro. Insomma, c’è un clima di festa che contagia tutti. Anche l’Italia.
Gli Azzurri vogliono riscattarsi dopo il disastroso Mondiale in Sud Africa 2010, quando uscirono in un girone mediocre contro Slovacchia, Nuova Zelanda e Paraguay. Fuori ai gironi, da ultimi. Un risultato inaccettabile per una Nazionale calcistica che, storicamente, è tra le migliori al mondo. In Brasile dunque la fiducia è tanta, le aspettative anche, i sogni pure. Al timone ora c’è Cesare Prandelli, fresco vice-campione d’Europa (solo il poker della Spagna degli alieni impedì il trionfo italiano) e succeduto a Marcello Lippi.
Il girone è fin dall’inizio complicato. L’urna ha messo l’Italia con Inghilterra, Uruguay e Costa Rica. Un girone di ferro, che però inizia alla grande con il successo degli Azzurri contro gli inglesi, targato Marchisio-Balotelli. Il più sembra ormai fatto: dopo aver vinto lo scontro diretto principale, come si fa ad uscire fuori? Anche perchè gli Azzurri hanno dato una grande dimostrazione di forza e gioco. I presupposti ci sono tutti. Ma le fregature sono imprevedibili. E in questo caso ha un nome: Costa Rica.
Non ha dovuto percorrere troppi chilometri per arrivare in Brasile, dato che si trova in America Centrale. Era giudicata come la squadra materasso, il fanalino di coda, vittima sacrificare delle altre grandi 3. Quasi tutti sono sconosciuti agli occhi del grande pubblico. Ecco perchè viene accolta con stupore la strepitosa vittoria ai danni dell’Uruguay, con Luis Suarez ed Edinson Cavani costretti ad arrendersi sull’1-3. “La fortuna dei principianti” dicono in molti. Ma ora le scuse non reggono più. E se serviva un’altra conferma, è arrivata pochi giorni dopo, quando anche l’Italia è finita ko. Nell’altra gara del girone invece l’Uruguay ha battuto l’Inghilterra: i Tre Leoni vanno subito a casa.
Italia-Uruguay: il tracollo
All’ultima giornata dunque la Costa Rica guida il girone con 6 punti, Italia e Uruguay appaiate a 3, Inghilterra (come detto già eliminata) ad 1 solo punto. Ma a causa della differenza reti, gli Azzurri sono in vantaggio: basta non perdere con l’Uruguay per volare agli ottavi. Insomma, 2 risultati su 3. Vi dice qualcosa?
La gara si gioca all’insegna della paura: l’Italia sbaglia tanto, l’Uruguay pure. In più ci si mette anche l’arbitro che espelle Marchisio al 60′, per un normalissimo contrasto di gioco. Da quel momento, gli Azzurri vanno in trincea: torna il vecchio catenaccio e contropiede all’italiana. Obiettivo: resistere, resistere, resistere. All’81’ poi l’ennesima sliding door della gara, ancora a nostro sfavore ed entrata nella storia calcistica italiana. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Suarez si trasforma in Dracula e morde Chiellini sulla spalla, senza che nessuno se ne accorga. Col Var sarebbe stato certamente espulso. Ma la tecnologia non c’è, sarebbe arrivata solo qualche anno dopo. Le lamentele di Chiellini non servono a nulla, anche perchè oggettivamente era difficilissimo accorgersene.
Pochi minuti dopo, il muro crolla. A distruggerlo è Diego Godin con un colpo di testa su corner. Gli Azzurri si sdraiano a terra, si accasciano. Incombe la disperazione, lo spettro di uscire per la seconda volta di fila già ai gironi. Prandelli fa fatica a muoversi, i giocatori non ci credono più. Sono stravolti, increduli.
La partita finisce: festeggia l’Uruguay, piange l’Italia. Il capitano Gigi Buffon, che più volte ha salvato la baracca anche in questa partita, non se ne capacita. Nemmeno i suoi guantoni sono serviti. Prandelli si dimette, e con lui il presidente della Federcalcio Abete, certificando il fallimento. Cassano e Balotelli finiscono nel mirino non solo della stampa, ma anche degli stessi compagni, a causa dei loro atteggiamenti. Il Mondiale 2014 segna l’inizio del tracollo italiano, che da lì in poi al Mondiale non ci sarebbe nemmeno più arrivata. Nonostante le 4 stelle sulla maglia.
Italia-Croazia, puntare alla vittoria
Ora, per dovere di cronaca, va specificato che in quell’edizione del Mondiale passavano solo le prime 2 di ogni girone. Il concetto di “migliori terze” non esisteva. Ma la sostanza non cambia: il doppio risultato è uno spettro più che un vantaggio, che rischia di farti deconcentrare, accontentare, abbassare la guardia. Spalletti lo sa. Anche perchè i croati si sono laureati vice-campioni del Mondo nel 2018, ed in Qatar sono arrivati di nuovo in semifinale, quindi il rispetto dovrà essere massimo. Obiettivo: puntare alla vittoria, senza fare calcoli. Perchè se poi la calcolatrice s’inceppa, sono guai e dolori per tutti. (Foto: figc.it – Sito Web Federazione Italiana Giuoco Calcio).