Comunali, il Pd fa l’en-plein nei capoluoghi di Regione (e non solo)
Il centrosinistra ha trionfato a Firenze, Bari, Campobasso, Perugia, Potenza e Cagliari, ovvero tutti i capoluoghi chiamati alle urne. Mentre il centrodestra deve fare i conti con un’importante battuta d’arresto
Roma, 25 giugno 2024 – Il centrosinistra non ha vinto solo nei nostri territori di riferimento, ovvero Civitavecchia (leggi qui) e Tarquinia (leggi qui) Ma anche a Firenze, Bari, Campobasso, Perugia, Potenza e Cagliari. Ovvero tutti i capoluoghi di Regione chiamati alle urne, e che sono diventati per qualche ora il centro della politica italiana. Il Pd ha fatto l’en-plein, mentre la coalizione di centrodestra è rimasto a secco. Risultato netto, schiacciante: 6 su 6. Niente palla al centro.
Il cdx ha invece vinto in altre città certamente importanti (tra cui Lecce, Rovigo e Vercelli) ma, a livello di dato politico, non è paragonabile. Anche perchè nei 224 Comuni andati al voto per le amministrative, il centrosinistra ha eletto 115 sindaci (11 in più rispetto agli uscenti) e il centrodestra 81 (2 in più rispetto agli uscenti). Restano 3 i sindaci M5S, mentre calano da 38 a 25 i sindaci civici. Al Nazareno già si esulta: “Il vento sta cambiando” dice qualcuno, neanche troppo sottovoce. Un grido di vittoria strozzato in gola diversi mesi, che ora può essere liberato. Ma oltre a ciò, c’è molto di più.
Trionfo Pd alle Comunali: risultato a sorpresa? Non troppo…
Un risultato a sorpresa? Non troppo, in realtà. Già alle Europee, ha soffiato un vento diverso rispetto alle Politiche del 2022. Già, perchè qui si tratta di contare i voti non in termini percentuali, ma in termini assoluti. Fratelli d’Italia, nell’ultima tornata europea, ha infatti perso circa 600mila rispetto a quelli raccolti alle ultime politiche, pur aumentando la percentuale fino al 28,8% (contro il 26% di due anni fa). Sono gli effetti dell’astensionismo. Vale un po’ lo stesso discorso per Forza Italia che, alleata con Noi Moderati, perde poco meno di 300mila voti rispetto alla somma dei due partiti alle Politiche del 2022, ma allo stesso tempo aumenta la percentuale (9.61% rispetto all’8.1 delle elezioni nazionali). La Lega ha invece lasciato sul terreno 350mila, mantenendo la percentuale di 2 anni fa. In totale, il centrodestra cede oltre 1,2 milioni di voti rispetto al 2022.
In mezzo a tutto ciò, spunta il Partito Democratico. Il Nazareno è infatti l’unico partito che, rispetto al 2022, è cresciuto sia in termini di percentuale che di voti assoluti. Se il 25 settembre di 2 anni fa i dem si fermarono al 19%, pari a 5,4 milioni di voti. Alle Europee invece la percentuale è salita di ben 5 punti (24%) nonostante abbia ottenuto “solo” 200mila voti in più. Sono gli effetti devastanti dell’astensionismo, in grado di spostare percentuali anche con pochi voti (alle Europee è andato a votare solo il 48% degli aventi diritto). Ma il dato c’è: il Pd cresce in termini assoluti ed anche in termini percentuali. Tra i grandi partiti, è l’unico ad aver invertito la rotta, ad aver guadagnato su tutti i fronti. Il trionfo alle Comunali, dunque, era nell’aria.
Spiragli di Campo Largo
In alcune città, inoltre, il candidato dem è stato sostenuto anche dal M5S. Quasi mai i pentastellati ottengono risultati degni di nota alle elezioni amministrative, soprattutto in questa fase storica. Dopo il pessimo risultato delle Europee (9,9%) è in bilico anche la posizione di Conte, con Beppe Grillo che sembra essere tornato in campo, a suon di punzecchiate e frecciatine. Dunque, l’unica speranza che il M5S ha di vincere è quella di allearsi. C’è poco da fare. Come accaduto a Civitavecchia, dove Marco Piendibene è stato sostenuto anche dai grillini, su precisazione indicazione di Vincenzo D’Antò (candidato sindaco M5S, sconfitto al primo turno). O come successo – e questa fa molto più rumore – a Perugia, dove Vittoria Ferdinandi ha avuto il pieno sostegno pentastellato.
Il Campo Largo dunque non è una leggenda. C’è, esiste, e si può fare. Anche sfruttando l’exploit di Alleanza Verdi e Sinistra. A livello locale e regionale, il progetto è già iniziato in numerosi Comuni e Regioni. A livello nazionale, invece, la strada è ancora lunga, ripida ed in salita. Perchè il voto delle Politiche è incentrato molto sull’ideologia (a differenza di quello locale, dove regnano pragmatismo e concretezza nelle menti dei cittadini). E per il M5S sarebbe dura da spiegare ai suoi elettori come sia necessario allearsi con il Pd per tornare a governare. Soprattutto ora che Schlein ha un vantaggio di 15 punti percentuale su Conte, con l’ex premier che sarebbe “costretto” a fare da stampella. I dilemmi dunque sono ancora tanti, con diversi nodi da sciogliere. Ma la strada è tracciata. La risposta è arrivata dai territori dove la gente vive, lavora, mette radici (e dove il Pd, a differenza del M5S, è fortemente radicato ovunque). Ora starà al centrosinistra raccogliere il guanto di sfida lanciato dagli elettori.
…E ora Schlein apre
“Dove ha sbagliato la destra? Bisognerebbe chiederlo a loro. Intanto potrebbero cominciare a riconoscere la sconfitta. In questo anno e mezzo le condizioni dell’Italia e degli italiani sono peggiorate nella possibilità di fare la spesa e nella precarietà del lavoro”. Così Elly Schlein al Nazareno, nel corso della conferenza stampa post-voto, che poi sottolinea: “Il Pd è il perno indiscusso alla costruzione dell’alternativa. Le altre forze sono per noi interlocutori importanti, lo è il M5S e Conte, nelle reciproche differenze. Le differenze ci sono ma mettiamole a valore. M5S, Avs e le altre forze moderate troveranno nel Pd un interlocutore interessato a costruire un’alternativa alle destre, che sono il nostro unico avversario”. Così Elly Schlein al Nazareno.
Avs a Conte e Schlein: “Lanciamo il patto”
“Giorgia Meloni ha rivendicato tre riforme come merito di questo governo. La prima è quella fiscale. Sappiano gli italiani che la tanto decantata riforma (fiscale) di Meloni voluta dalla Lega, farà pagare meno tasse ai ricchi e più tasse ai ceti medi. Le tasse dei ceti medi serviranno per diminuire la pressione fiscale per i ricchi. E’ la cosiddetta flat tax per la quale il Governo deve dire da dove prenderanno i soldi”. Cosí il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. “Meloni ha parlato della riforma della giustizia: che cancella le intercettazioni, che definisce il trojan una porcata (parola del Ministro Nordio) e elimina l’abuso d’ufficio; ovvero quei reati della pubblica amministrazione che sono indicatori dei fenomeni di corruzione per cui si muove anche la criminalità organizzata. Gli stessi trojan che hanno consentito la cattura di Messina Denaro. La terza riforma che ha citato è quella del codice degli appalti che oggi consente i subappalti a cascata: norme che hanno consentito di generare quella deregulation del mercato del lavoro e dello sfruttamento di lavoratori e lavoratrici. Lavoratori e lavoratrici costretti a sottoporsi a vere e proprie deportazioni da società a società”.
“Poi Giorgia Meloni si concentra sulla questione dell’autonomia differenziata, la sua vera preoccupazione, che le ha fatto perdere voti al Sud. Per questa ragione dice bugie e alimenta una narrazione tossica della quale si assume la responsabilità. Perchè Meloni non dice, quando parla dei LEP, che non sono finanziati e non verranno finanziati, aumentando il divario sociale ed economico tra Nord e Sud.La Premier Meloni ha dato luce a questo ignobile mercimonio che è stato fatto tra lei e Salvini tra autonomia differenziata e premierato”, aggiunge Bonelli.
“Meloni si assume quindi la responsabilità di aver alzato i toni con accuse indecenti e pericolose: ancora oggi attendiamo la presa di distanza dalla sua gioventù nazionale che inneggia al fascismo e al nazismo. Senza dimenticare che in Europa è sempre più isolata. Per questo serve una opposizione unita e coesa, ed é questo l’appello che rivolgo a Elly Schlein, Antonio Conte e gli altri leader: vediamoci e lanciamo un patto per mandare a casa la peggiore destra d’Europa“. (Foto: Facebook Partito Democratico)