L’uccisione brutale del cane Giorgio: gli animali hanno un cuore… ma a volte l’uomo no
Strappato alla vita con atrocità, Giorgio è l’ennesima vittima di maltrattamento sugli animali. Fino a dove può arrivare la crudeltà umana?
Roma, 25 giugno 2024 – Violenza gratuita ai danni di chi non può difendersi oppure, se lo fa, diventa lui il “carnefice”. Barbarie ingiustificabili che non possono, e non devono, essere tollerate: il cane Giorgio brutalmente ucciso a coltellate e gettato in un fosso a Ponte Galeria (leggi qui) è l’ennesimo episodio di violenza sugli animali che deve farci riflettere. Amico fedele di un clochard della zona, Giorgio era conosciuto e amato da tutti, e chissà forse era proprio l’unico a restare accanto al suo padrone che viveva in condizioni di fragilità. Ma Giorgio è stato strappato brutalmente alla vita e portato via senza scrupoli dal suo amico umano. Cosa avrà mai fatto di male? E’ questo quello che ci chiediamo.
Troppo spesso nella nostra società si dimentica, o si vuole dimenticare, che gli animali sono esseri senzienti: hanno sentimenti, provano gioia e dolore, sanno capire (a volte meglio dell’uomo) e interagire con noi in modo straordinario. Gli manca solo la parola, potremmo dire, e sono dotati di un’empatia non comune a tutti gli umani. Ecco quel “provano dolore” non viene contemplato da chi non ne ha nessun rispetto e li tratta senza un briciolo di umanità: gli aggressori del povero Giorgio non hanno avuto pietà di lui, cosa sarebbe successo se al suo posto ci fosse stato un essere umano? Sarebbe stato un omicidio, quindi andrebbe trattato allo stesso modo (o almeno con pene più severe) quando la vittima è un animale. Ci sono voluti tanti anni per far capire all’uomo che l’animale non è un oggetto, che può essere tranquillamente maltrattato, torturato o sfruttato. Ma forse questo non è bastato…
Cosa dice la legge
Il maltrattamento degli animali è punito per legge da quando sono state introdotte una serie di norme volte alla loro tutela: parliamo di “reati contro il sentimento degli animali”, come stabilito dal legislatore. “Il primo fra questi reati è quello di uccisione – è scritto su “La Legge per tutti.it -, ma c’è distinzione rispetto all’essere umano: se per quest’ultimo l’omicidio è sempre vietato, per gli animali lo è solo quando avviene per crudeltà o senza necessità. Il che apre le porte a un ventaglio di eccezioni molto ampie”. Questo fa pensare, quindi, alla diversità della soppressione degli animali in caso di malattia degenerativa, che può portare alla decisione del proprietario di interrompere la vita dell’animale in modo legale.
La normativa italiana, in particolare con la legge n. 189/2004, ha introdotto poi l’articolo 544-bis. (Uccisione di animali): “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi”.
L’articolo 544-ter all’interno del Codice Penale, invece, riguarda proprio il reato di maltrattamento degli animali: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione datre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro.
Con l’introduzione del‘articolo544-quinquies, invece, la reclusione può arrivare a tre anni quando si parla del divieto di combattimento tra animali: “Chiunque promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro”.
Il reato di maltrattamento di animali, però, racchiude anche molti altri casi diversificati: un esempio è quello del lasciare il cane in gabbia, senza spazio per muoversi e con condizioni igieniche pessime. Anche l’abbandono rientra nel reato di maltrattamento animali, con conseguenze sia di natura legale che civile: l’abbandono di animali è punito dall’articolo 727 del Codice penale:
“Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze“.
La legge, quindi, piano piano nel tempo ha finalmente riconosciuto gli animali come esseri che hanno un’anima, un cuore, sentimenti e che devono essere tutelati come qualsiasi altro essere vivente.
Società (in)civile
La brutale uccisione del cane Giorgio, però, nonostante le pene previste e le denunce fatte dai carabinieri nei confronti dei due responsabili, identificati tramite le videocamere di sorveglianza, ha puntato ancora una volta i riflettori sull’inciviltà della nostra società, magari da parte di un gruppo ristretto, ma che continua a mietere vittime di maltrattamento sugli animali.
E mentre si riflette sull’atrocità del gesto, è esplosa la rabbia degli animalisti, che si sono già mobilitati affinché si faccia giustizia: “L’ennesimo atroce gesto di chi infierisce su chi non può difendersi”, ha commentato l’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) -. Denunceremo alla Procura della Repubblica di Roma per uccisione di animali (articolo 544 bis del Codice penale)”
“Sia fatta giustizia. Chi ha commesso questo atroce gesto sia messo nelle condizioni di non fare più male a nessun essere vivente”, dichiara LNDC Animal Protection -. Non ci possono essere giustificazioni di alcun tipo per tutta questa crudeltà.
Tanta l’indignazione espressa anche sui social da parte di chi, ama gli animali e cerca una spiegazione dove, purtroppo non c’è. Nulla restituirà Giorgio al suo compagno di vita, niente riporterà Giorgio alla vita. Non è solo un cane chi ti sta vicino nei momenti più difficili, chi nonostante tutto non ti abbandona. Se non si ha rispetto per gli animali, come si può avere rispetto per l’umanità? Fermiamoci, quindi, un attimo a riflettere se questa è la società in cui vogliamo vivere.