IL COMMENTO

Stati Uniti: Joe Biden mandato allo sbaraglio (e lasciato solo)

29 giugno 2024 | 00:26
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Stati Uniti: Joe Biden mandato allo sbaraglio (e lasciato solo)
Il presidente Joe Biden (Foto: Pagina Facebook Joe Biden)

Biden non ha retto la pressione di dover parlare di fronte a milioni di americani. Prestigiosi commentatori statunitensi chiedono il suo ritiro, e i Democratici aumentano il pressing per convincerlo a farsi da parte. Ma ora rischia di essere troppo tardi

Washington, 29 giugno 2024 – Ormai lo sanno tutti: Joe Biden ha subito una batosta nel dibattito con Donald Trump sulla Cnn (leggi qui). Ma non è stato il suo rivale a dargliela: Biden si è auto-sabotato.

Il duello prevedeva delle regole ferree e stringenti, tra le quali spicca l’assenza di pubblico. Una scelta concordata con entrambi e che avrebbe dovuto favorire soprattutto il presidente in carica. Ma la realtà è ben diversa: Biden è stato mandato allo sbaraglio, non ha retto la pressione di dover parlare di fronte a 100 milioni di americani (cifre stimate), è apparso spesso confuso, con una voce debole, balbuzie più frequenti del solito, numerose gaffe. Oggi ha provato a riprendersi durante un comizio in North Carolina: una sorta di riscatto personale, dove ha rimarcato di voler vincere le presidenziali. Ma ciò non basterà a togliere dalle menti di milioni di americani le immagini proiettate dalla Cnn. Rimarrà quello, nient’altro. A tal punto che alcuni autorevoli commentatori americani si stanno esponendo, chiedendo il suo immediato ritiro dalla corsa alla Casa Bianca. In particolare quello di Thomas L. Friedman che, sul New York Times, ha scritto un articolo denominato  “Joe Biden è un brav’uomo ed un buon presidente. Deve ritirarsi dalla corsa“: un pezzo in cui Friedman, più volte premio Pulitzer, sottolinea di aver “pianto” nel vedere il suo “amico” in quelle condizioni, pur sottolineando quanto sarebbe pericolosa la ri-elezione di Trump. Un editoriale talmente d’impatto che sta girando in tutto il mondo (e in America alcuni giornali come il New York Times sono in grado di arrivare ovunque e a chiunque).

Il segreto di pulcinella si è dunque rivelato, il vaso di pandora si è aperto. Sono emerse tutte le legittime difficoltà di Biden che, ancor prima di essere il presidente degli Stati Uniti, è un anziano di 81 anni. Un presidente che deve fare i conti ogni giorno con la guerra in Ucraina, la crisi in Medio Oriente, i problemi interni legati ad armi, aborto, economia, sicurezza. Ma anche con gravi problematiche personali, ultima la condanna del figlio Hunter, per tre imputazioni legate all’acquisto e al possesso di un’arma da fuoco nel 2018 effettuato senza dichiarare la propria tossicodipendenza. Ed ora anche la campagna elettorale contro un avversario agguerrito, Trump, che ogni giorno non fa altro che postare video in cui Biden viene schernito, se non umiliato. Una stanchezza, quella di Biden, che si è mostrata anche durante il recente G7 in Italia, con il presidente “costretto” a rinunciare alla cena offerta da Mattarella per riposarsi dopo una serie d’impegni intensi (leggi qui).

Solo Biden può decidere di ritirarsi

Il dibattito con Trump, dunque, è solo la punta dell’iceberg. Secondo quanto trapela da alcune autrevoli fonti americane, tra le fila dei Democratici si sarebbe scatenato un vero e proprio panico. A tal punto da aumentare il pressing affinchè Biden si ritiri dalla candidatura (ma stando a quanto riporta lo staff, Biden non avrebbe intenzione di farsi da parte). Già, perchè a differenza di come si sta erroneamente dicendo su troppi organi d’informazione, in American non funziona come in Italia, dove i candidati vengono scelti dai vertici del partito. Negli Stati Uniti, infatti, chiunque può candidarsi, anche il più sconosciuto e passare per le primarie: chi le vince, diventa il candidato del partito. E Biden le primarie le ha vinte, anzi stravinte. Questo è uno dei motivi per cui, a torto o ragione, gli Usa vengono definiti dai politologi “la più grande democrazia del mondo“. Dunque, i Democratici non hanno nessun potere di effettuare un golpe interno (anche se qualcuno lo vorrebbe): solo Biden può decidere di farsi da parte. Il massimo che può fare chi gli sta intorno è quello di aumentare le pressioni, ma nulla più di questo.

Biden-Trump, il vecchio che avanza

Secondo quanto riportato dagli analisti statunitensi, Trump (che, ricordiamo, è stato recentemente incriminato e dovrà rispondere di oltre 30 capi d’accusa) ha vinto il dibattito senza aver fatto nulla di straordinario. Anzi, avrebbe più volte mentito su numerose questioni. L’ha buttata in caciara, sul populismo estremo, senza rispondere quasi mai alle domande dei giornalisti Cnn (o rispondendo con argomenti che nulla avevano a che fare). Ma ha comunque dimostrato calma, non si è lasciato andare ad insulti personali e non ha nemmeno infierito sulle evidenti difficoltà di Biden: erano talmente lampanti che sottolinearle sarebbe stato controproducente, dunque non c’era bisogno. Il Tycoon, da abile comunicatore quale è, lo ha capito subito, forse prendendo in contropiede lo stesso Biden. Dunque, un sufficiente Trump è bastato per avere la meglio contro l’attuale presidente. Tuttavia, non bisogna confondersi: l’errore è a monte, non a valle.

Intendiamoci: gli Usa hanno tanti problemi. Le armi, il razzismo, la violenza all’interno delle polizia, l’enorme divario tra le classi sociali che è quasi impossibile da colmare (se sei un poveraccio, è difficile entrare nella società che conta, specie in città come New York), la sanità privata. Problemi gravi, enormi, specie per la forza che traina l’Occidente sia a livello economico che a livello militare. Tuttavia su una cosa sono, da sempre, avanti a tutti: la capacità di rinnovarsi, mantenendo saldo il proprio spirito democratico.

E allora la domanda è: com’è possibile che un paese come gli Stati Uniti che si fondano sulla cultura del self made man, sull’American Dream, sulla personalizzazione massima, sul “chiunque può emergere”, non sia riuscito a trovare nuove personalità? Già, perchè se è vero che Biden ha 81 anni, è altrettanto vero che Trump ne ha 78. Non è un baldo giovane nemmeno lui, per intenderci. L’elezione di novembre sarà inoltre la rivincita di 4 anni fa: Trump è alla sua terza campagna elettorale, Biden alla seconda. Non si vede nessuna novità sullo sfondo, ma solo il vecchio che avanza. Una scelta completamente in controtendenza con lo spirito americano.

Biden: il problema è a monte, non a valle

Tornando a Biden: fare il presidente significa non dormire, essere costretti a rimanere lucidi anche nelle situazioni più estreme e difficili. A volte significa anche decidere chi vive e chi muore. Perchè è vero, il capo della Casa Bianca è circondato da esperti collaboratori in tutti i campi, da quello militare a quello economico. Ma alla fine l’ultima parola ce l’ha solo il presidente. Gli ordini li dà lui. La responsabilità se la prende il comandante in capo. E per assolvere al meglio le proprie funzioni, bisogna essere pienamente in forze.

La domanda che sorge spontanea soprattutto, specie dopo il dibattito, è la seguente: “Perchè Biden non decide di ritirarsi? Ma non si rende conto che non ce la fa?”. Sembra un facile interrogativo, ma non lo è. Non per tutti, ad esempio, è facile accettare di essere invecchiati o di non avere più le energie per assolvere compiti così importanti, specie per chi ha ricoperto sempre ruoli di enorme responsabilità. Già: prima di diventare presidente è infatti stato il vice presidente, senatore, presidente della commissione Esteri del Senato e della commissione Giurisdizione. E molto altro. Insomma, un curriculum di tutto rispetto. E come spesso accade per i grandi sportivi, che non accettano di essere sul viale del tramonto, a volte accade anche per i politici di alto rango.

Forse tutto ciò non sarebbe avvenuto se i Democratici avessero fatto, già in quest’ultimi 2 anni, un pressing più forte, o se avessero puntato mediaticamente su un altro candidato. Non solo per un proprio tornaconto politico, ma anche per “proteggere” un uomo che negli ultimi mesi è finito nell’occhio del ciclone, con tutti i media del mondo alla ricerca di una sua gaffe, qualche dimenticanza o momenti di confusione. Si va ben oltre la politica. Ciò, invece, non è mai accaduto. Probabilmente anche a causa delle grandi questioni internazionali che hanno attanagliato, e continuano a farlo, la presidenza Biden.

Tuttavia, la realtà è che i Democratici si sono rinchiusi nella propria bella auto-referenziale. Da anni svolgono una campagna elettorale sfidando Trump come fosse “il demonio” (come ben scritto da Federico Rampini sul Corriere della Sera), sfidando l’ex presidente nel terreno a lui più congeniale. Nessuno ha voluto accettare che Biden non è più quello che 4 anni fa sconfisse Trump. Ora ha sulle spalle troppe cose in più, pesi troppo grandi da sopportare (la grande crisi internazionale in atto). Il partito non ha guardato al futuro, rimanendo fermo al passato. Un errore madornale, frutto anche della superficialità dei nostri tempi che invade non solo la politica, ma ogni campo della vita.

…Ma chi al posto di Biden?

Fondamentalmente, il vero dilemma è questo. Non c’è nessun candidato che potrebbe fare meglio di Biden. Anzi, secondo analisti, esperti e sondaggi, in molti farebbero anche peggio. Facciamo qualche esempio: si parla con insistenza della candidatura di Kamala Harris, attuale vice presidente. Ma il dibattito anima più i giornali che la vita reale dato che Kamala è addirittura meno popolare di Biden. Venne scelta solo per placare l’ala sinistra radicale dei democratici, in modo da “bilanciare” il centrismo del presidente. Michelle Obama? Non ci pensa nemmeno ad entrare in politica, e lo ha detto più volte. Anche perchè il marito Barack, nonostante abbia ancora il suo carisma, deve fare i conti con l’inevitabile declino. La sua popolarità non è più quella di un tempo, e con lui quella di Michelle. E non ci s’improvvisa leader politici a pochi mesi dal voto più importante del mondo. Gli altri sono, politicamente, poca roba, non in grado di impensierire Trump o scaldare i cuori degli americani.

Insomma, le alternative non ci stanno. I Democratici pagano ora tutti gli errori commessi negli scorsi mesi, anzi anni. Già, perchè la campagna presidenziale in America parte anni prima (a volte anche decenni prima, come nel caso di Trump nel 2016).

Secondo gli ultimi sondaggi, Trump è in vantaggio negli Stati decisivi per il voto, ma attenzione a dare la sua vittoria per scontata. Novembre è politicamente lontano ed i sondaggi possono sbagliare, ma l’aria che tira è quella. Ed il dibattito non ha fatto altro che peggiorare le cose. (Foto: Pagina Facebook Joe Biden).

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