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Omicidio Mollicone, la famiglia Mottola e i due carabinieri assolti in Appello

12 luglio 2024 | 17:49
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Omicidio Mollicone, la famiglia Mottola e i due carabinieri assolti in Appello
Fotogramma

Un giallo lungo 23 anni: la 18enne è stata uccisa ad Arce nel luglio del 2001

Roma, 12 luglio 2024 – E’ un giallo lungo 23 anni l’omicidio di Serena Mollicone, tra indagini, archiviazioni e processi. Sono stati assolti in Appello oggi i Mottola e i due carabinieri. Il verdetto, che conferma quello di primo grado, è stato pronunciato dal presidente della Corte, Vincenzo Capozza, dopo circa tre ore di Camera di Consiglio. La 18enne è stata uccisa ad Arce nel luglio del 2001. I giudici hanno lasciato l’aula alle 14.10 e sono usciti con la decisione alle 17.15. Il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco, e la moglie Annamaria sono stati assolti. Assoluzione anche per i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. Franco e Marco Mottola hanno abbracciato in aula i loro avvocati. “Perseguiremo giustizia fino in fondo” ha detto lo zio di Serena. “Sono amareggiata, questa non è giustizia” ha detto la sorella. (Fonte: Adnkronos)

Omicidio Mollicone

Il caso irrisolto della morte di Serena Mollicone ha scioccato l’Italia per anni.  Serena Mollicone era una ragazza di 18 anni che frequentava l’ultimo anno di liceo a Sora, in provincia di Frosinone e suonava il clarinetto nella banda del suo paese. Purtroppo, sua madre era deceduta quando Serena aveva solo 6 anni, e suo padre gestiva una cartolibreria locale.

Il 1° giugno 2001, Serena si recò all’ospedale di Isola del Liri per una visita medica. Dopo la visita, fu vista fare alcuni acquisti in una panetteria, facendo presumere che dovesse incontrare qualcuno. L’ultima testimonianza del suo passaggio fu in piazza Umberto I, la piazza principale di Arce. Quando Serena non diede più notizie di sé, iniziarono immediatamente le ricerche. Purtroppo, due giorni dopo, il 3 giugno, il suo corpo senza vita venne ritrovato nel bosco di Fonte Cupa ad Anitrella, a circa 8 km da Arce. Era avvolto in un sacchetto di plastica, con mani e piedi legati con scotch e fil di ferro.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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