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Latina, pedinamenti con il Gps e botte davanti ai figli: così faceva vivere la ex nel terrore

15 luglio 2024 | 15:57
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Latina, pedinamenti con il Gps e botte davanti ai figli: così faceva vivere la ex nel terrore

La donna era riuscita a denunciare l’uomo ed a interrompere la relazione, ma le condotte vessatorie non sono terminate

Latina, 15 luglio 2024 – La Squadra Mobile di Latina, nei giorni scorsi, ha eseguito la misura del divieto di avvicinamento alla persona offesa con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di un uomo, residente a Latina, per maltrattamenti ai danni della ex convivente, nonché madre dei suoi figli.

L’attività nasce a seguito della denuncia presentata lo scorso mese di giugno dalla donna, che ha rappresentato un quadro di condotte vessatorie, di minacce e maltrattamenti subiti. Dopo una convivenza di circa 16 anni e tre figli, la donna aveva interrotto la relazione sentimentale da circa tre anni.

La donna ha riferito agli investigatori di essere stata vittima in più occasioni delle condotte ossessive dell’uomo, che anche davanti ai figli della coppia, l’avrebbe aggredita fisicamente, ingiuriata e minaccia. In alcune occasioni l’avrebbe poi seguita seguendo il segnale GPS dell’autovettura su cui la stessa viaggiava, per poi fermarla per strada e ingiuriarla nuovamente. Diverse inoltre le chiamate dal contenuto minatorio che la donna riceveva quasi quotidianamente, nonostante la stessa si fosse allontanata dalla casa familiare dove viveva con i figli per trasferirsi presso la casa dei genitori.

L’ultimo fatto nello scorso mese di giugno, quando l’uomo si è recato sotto la nuova abitazione della vittima iniziando ad offenderla nuovamente, episodio che ha fatto si che la donna si determinasse a denunciare l’uomo. Un contesto di minacce e vessazioni quello ricostruito dalla donna, che l’ha portata a vivere in uno stato perdurante di ansia e a temere per la propria incolumità. Alla luce delle risultanze emerse e dei riscontri forniti anche dall’analisi di file audio consegnati dalla vittima, nei quali sono state registrate alcune conversazioni telefoniche dal contenuto minatorio dalla stessa ricevute, il P.M. ha disposto l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento con dispositivo elettronico di controllo, misura eseguita nei giorni scorsi dai poliziotti della locale Squadra Mobile.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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